favole e scorpioni

UN AMORE A CASO


Conobbi Fabio a casa di amici. Era completamente ubriaco, arrotava le erre e gli fischiavano le esse. Strascicava ogni parola e non finiva mai un discorso. Era spiritoso, tutti ridevano e si tenevano la pancia.Ricordo che raccontò la storia di quando fece la pipì nel retro di un bar impiastrando tavoli e sedie perchè voleva scrivere con il suo piscio la Z di Zorro sul muro. Il proprietario comparve all'improvviso e lui scappò via con il suo coso ancora fuori dalla zip. Ci fu da sbellicarsi. Soprattutto quando con la faccia si mise a mimare il dolore che provò nel sentire la cerniera sulla pelle."Da quel giorno compro solo jeans che si allacino con i bottoni"."Correvo con sto coso di fuori e intanto facevo pipì. Sembravo un pompiere""La Z mi era venuta bene. Ho una bella penna io".Un vero istrione. Mi chiese subito un appuntamento, ed io dopo aver recitato un po' la parte dell'indecisa, gli dissi si.La prima sera che uscimmo insieme fu un delirio. Ai tempi lavoravo in un negozio d'abbigliamento e lui venne a prendermi un quarto d'ora prima dell'orario di chiusura. Arrivò con un cappotto a doppio petto, un paio di stivali da rockettaro, un gilet con mille cuciture e due mignon di prosecco in mano:"Facciamo l'aperitivo dai". Aveva anche delle bruschette in auto.Fu irresistibile, e a parte il suo look bizzarro, la serata fu perfetta.Mi raccontò mille anedotti e aprì mille parentesi in un infinità di discorsi. Passava dal serio al ridicolo in un attimo. Quel suo modo di fare mi spiazzava e mi affascinava insieme.Il primo bacio me lo diede in auto nel bel mezzo di una rotonda che facemmo ben quattro volte di fila."Ma perchè mi baci ad ogni rotonda?""Per essere sicuro di farti girare la testa."Ridemmo, avevamo tanto amore da buttarci addosso.Nel tempo assaporammo ogni cosa dello stare insieme. Dividevamo tutto, giochi, sogni, paure ,fastidi. Le sbronze il sabato sera, gli spinelli sul divano, le gite con la sua y10, che per noi poi era un po' tutto: casa, alcova,  rifugio.Le notti passate in balera a danzare con i vecchi e la pizza alle due del mattino con annessa fuga senza pagare il conto facevano invece parte della nostra ingenua follia. E ne avevamo tanta.Poi inventavamo. Osservavamo la gente e inventavamo. Li Fabio dava il meglio di se. Vedeva una faccia e raccontava una storia: "Vedi quello seduto vicino al calorifero giù in fondo alla sala? Quello con la faccia scavata?". Partivano così i suoi monologhi."Fa l'agente mobiliare, ma in realtà specula in borsa soldi non suoi. Vedi come mangia frenetico? E' ansioso, attende notizie che non arrivano. Ha anche litigato con la moglie perchè non vuole abortire e ora è qua che mangia solo"."Ma che dici Fabio, sta solo mangiando la pizza"."Ma guardalo bene, ha gli occhi pieni di sangue. Ieri sera era al Bar Centro e ha scatenato una rissa mentre giocava a carte. E' un pazzo, andiamo via o ci ammazzerà tutti e due. Oppure ci obbligherà a farci pagare la sua pizza, e noi già non vogliamo pagare le nostre".Avrebbe potuto continuare fino all'infinito con i suoi romanzi."Se la fa con la cameriera, si sono scambiati un cenno d'intesa, guarda.""Ha chiesto solo il conto, Fabio." Ridevo."Si ma sul retro lei gli ha scritto l'indirizzo dove abita, lui l'andrà a trovare e faranno l'amore fino allo sfinimento. Domani mattina lui leggerà i titoli di borsa su televido e si accorgerà che le sue speculazioni sono fallite tutte. Se ne andrà di corsa portandole via tutte le mance della settimana e lasciando il televideo sulla pagina degli oroscopi. Bel bastardo."Mi faceva ridere. Non solo raccontava storie ma anche le scriveva."Il titolo del mio romanzo :UN AMORE A CASO, oppure UN CASO D'AMORE. Devo ancora sceglierlo, sono indeciso.""Ma se hai scritto solo tre righe Fabio"."Si, le più importanti però".Quella sera Fabio mi chiamò al cellulare. Mi disse di prendere qualcosa da mangiare che in casa non c'era proprio più nulla. Uscii dall'ufficio e mi diressi verso il centro commerciale. Siccome non avevo più soldi e dovevo anche ricaricare il telefonino mi fermai al primo bancomat. Quando scesi dall'auto mi ritrovai di fronte ad un ragazzone alto che mi incuriosì da subito.Aveva i capelli folti, e gli occhiali da sole in testa gli sollevavano al cielo un bel ciuffo. La faccia era abbronzata, aveva i denti bianchissimi. Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Non era bello. Ma aveva qualcosa. Portava  un t-shirt bianca abbastanza aderente che teneva fuori dai jeans e delle infradito azzurre ai piedi.Ero senza parole. Ero folgorata. Avevo voglia di abbracciarlo.Quando si staccò dallo sportello e mi passò accanto mi disse un semplice "ciao" che mi fece quasi morire.Ero in auto, guidavo piano. Non potevo non pensare a quel ragazzo. L'idea non venne al cervello. Fu il cuore, solo il cuore. Arrivai alla rotonda e tornai indietro guidando velocemente verso la banca. Era una cosa da pazzi ma non c'era altra cosa che potessi fare.Per fortuna non c'era nessuno. Presi tutti gli scontrini dal piccolo cestino a lato dello sportello e li lessi tutti ad uno ad uno con estrema frenesia. Avevo notato mentre aspettavo che quel ragazzo non aveva prelevato. Aveva probabilmente ricaricato il cellulare. Infatti trovai lo scontrino di pochi minuti prima, una ricarica da venticinque euro.Ero emozionata: su quel foglietto c'era  il suo numero.Indecisa se spedire un sms o meno, lo chiamai."Ciao" dissi. Cosa avrei inventato? Cosa avrei detto?"Ciao, scusa, non so chi sei. Forse ti ho dato il mio numero in chat ieri?" Disse lui.Non ero io ovvio. "Si, sono io". Invece dissi."Ah ok, senti io non sono bravo a parlare per telefono, che ne dici di vederci stasera, o una sere di queste,  così per chiacchierare un po'"."Va bene, si può fare." Dissi senza respirareNon so cosa avrei detto o fatto con questo ragazzo. Mi sembrava tutto così assurdo. Solo una cosa ormai mi sembrava ovvia:Avrei detto a Fabio che non l'amavo più.