favole e scorpioni

EGIDIO


Egidio non aveva amici, non ne aveva mai avuti. Con il passare degli anni si era abituato alla cosa e si era convinto che fosse anche giusta la sua solitudine. Le persone, pensava, non s'incastrano tutte perfettamente le une alle altre. Ce ne sono anche di solitarie, per indole, non affini a nessuno. E lui appunto era una di queste. Abitava in un piccolo appartamento nel centro città, di fianco alla banca dove lavorava. Usciva a piedi e tornava piedi, cinque giorni su sette. Gli altri due stava a casa. Dove andare?I puzzles erano la sua passione. Ne comprava spesso qualcuno e ora ne aveva uno per le mani bellissimo: il veliero Amerigo Vespucci, venticinquemila pezzi, disegnato tra cielo e mare. La sera si sedeva nella sua piccola cucina e attaccava pezzi di cielo ad altri pezzi di cielo e pezzi di mare ad altri pezzi di mare immaginandosi con la mente imbarcato sulla nave che dalle sue mani prima o poi sarebbe apparsa.Gli piacevano i puzzles perchè erano precisi, geometrici, perfetti, proprio come lui. E avevano sempre una soluzione. Per la sua esistenza invece soluzioni non ce n'erano.Lui era come un pezzo di puzzle buttato per errore dentro la scatola sbagliata. Uguale ma diverso dagli altri, con nessuno di veramente simile che lo abbracciasse mai.Egidio era un tipo preciso. Preciso con l'ordine, il lavoro, la gente. Si poteva definire una persona inquadrata, stabile. Dentro in realtà bolliva. L'immobilismo dentro cui viveva si mangiava giorno per giorno parti cospicue di tutto il suo essere, sgretolandolo fino alle ossa. La sua vita, se ne rendava conto, scivolava via, come se ad un puzzle ne venissero staccati i frammenti ad uno ad uno.Con inerzia continuava la sua esistenza senza aspettarsi nulla dal domani.La sua vita non si era mai incastrata la vita, così come i suoi piedi non avevano mai calcato la strada giusta.La moglie se n'era andata senza tante parole:" Sono stufa" così gli disse una sera.L'innamoramento inziale svanì ben presto sostituito da un perenne mutismo da parti di entrambi. La moglie non parlava per insofferenza e per odio verso il marito, che sembrava sereno, in quella vita da ospizio. Lui invece rimaneva zitto perchè non sapeva più cosa dire. Si era immaginato una vita domestica diversa, con tanta intimità. Aveva invece sposato una donna che lo sfidava, che lo esaminava, che lo giudicava. "Sono stufa" diceva.Quell'ultima sera andarono in pizzeria. Ordinarono due birre piccole, e acqua naturale. Due margherite che mangiarono avanzondone i bordi duri e gommosi, e due caffè, uno macchiato caldo. Alle 21.45 erano già di ritorno a casa. "Sono stufa", e se ne andò. Un incastro andato male.Egidio passava otto ore al giorno tra i numeri facendoli combaciare e pareggiandoli in dare come in avere, senza sbagliare nemmeno il più decimale degli arrotondamenti. A casa era uguale. Sparpagliava i suoi puzzles sul tavolo, che poi osservava, numerava, ed esattamente incastrava anche nel più difficile disegno. In tanti anni un solo puzzle non riuscì a risolvere: dalla sacra Sindone, il volto di Gesù. Fu una delusione per lui accorgersi quasi alla fine che nella confezione mancava un singolo pezzo. E non fu di certo lui a perderlo, di questo era sicuro. Scrisse una lettera di protesta alla casa produttrice del gioco ma non ricevette alcuna risposta. Allora ne scrisse un'altra ancora più risentita ,in cui chiese addirittura i danni morali. Dopo un mese gli arrivò una scatola del gioco identica a quella che aveva ma senza le scuse che si aspettava, anzi, con una sarcastica annotazione: "Si cerchi da solo il pezzo che le manca".Egidio, offeso, buttò tutto nella spazzatura e lasciò l'opera incompiuta.Da quel giorno però iniziò per lui una nuova e inaspettata sofferenza: l'insonnia. Con quella frase:" Si cerchi da solo il pezzo che le manca" a tormentarlo tra le palpebre chiuse.Una notte in preda ai sospiri un nuovo pensiero intasò la sua mente: lui era il frammento mancante del puzzle incompiuto, smarrito e senza possibilità d'incastro in un'esistenza non a lui destinata. Si alzò nel cuore della notte e tirò fuori quel vecchio puzzle con quel volto di Gesù. Mancava un frammento solo, proprio sulle labbra. Con orrore, ragionò, ecco perchè Dio non gli parlava più. Ecco la causa della sua infelicità. Pose la testa su quel volto senza bocca e cercò di prendere sonno.Il mattino dopo non andò al lavoro. Rimase a letto volutamente e ci rimase tutto il giorno fino a che non fu di nuovo notte. Poi si mosse come un automa. Aprì un cassetto e cercò un taglierino. Prese il veliero quasi ultimato e pronto per salpare e lo distrusse. E così fece per tutti i puzzles da lui completati negli anni: Parigi, le Alpi, la Via Lattea, due gatti siamesi, un quadro di Magritte e tanti altri ancora. Lavorò per tre notti di fila finchè non trovò un pezzo simile a quello che gli mancava. Con la lametta gli diede la forma e l'arrotondomento che gli servivano e attaccò il pezzo mancante al volto di Gesù, proprio sulle labbra.Appese il puzzle in soggiorno, come fosse un quadro. Quel volto ora sembrava parlargli: Sussurava ad Egidio un nuovo orizzonte, pezzi di cielo uniti ad altri pezzi di cielo, fatto di angoli smussati e tagli alla precisioneRaccolse tutti i frammenti rimasti in giro per casa e li mise tutti dentro uno scatolone con l'intenzione di spedire tutto alla svelta. Poi prese carta e penna e scrisse sul bigliettino una sola riga:"HO TROVATO IL PEZZO CHE MI MANCAVA".                                                                    (Auguri di buon Natale a tutti)