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Un blog creato da fabio1972dgl il 18/12/2005

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Bellissimo post, molto attuale: ateismo, tradimenti,...
Inviato da: Cassandra_nagra
il 30/04/2012 alle 18:30
 
Gia'...quanto e'vero.... Piacere Fabio
Inviato da: aural2
il 19/04/2012 alle 15:00
 
fabbbb... qua si comincia a preoccuparsi. eh!
Inviato da: laTremenda76
il 29/08/2011 alle 00:19
 
Tristissimo....!
Inviato da: lucciko75
il 23/08/2011 alle 10:41
 
Grazie di avermi permesso di leggerti.
Inviato da: lucciko75
il 17/08/2011 alle 12:56
 
 

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« L'AMERICANOUNA GIORNATA AL MARE »

IL MIO AMICO GIOVANNI

Post n°64 pubblicato il 11 Luglio 2008 da fabio1972dgl

"Sono Giovanni".
"Giovanni chi"? Dico spazientito al maledetto citofono.
"Oh Fabio, sono Giovanni, Ziofumo, il tuo migliore amico".
Gli apro il portone e lo faccio salire.
A parte che non è il mio migliore amico, visto che io di amici non ne ho nè di migliori nè di peggiori, credo che l'ultima volta che qualcuno l'abbia chiamato con il nome di battesimo fu durante il servizio militare. E forse solo la prima settimana. Per tutti lui è Ziofumo.
Lo faccio entrare. La stessa faccia stravolta e gli stessi vestiti di sempre. Porta una felpa colorata e un giubbino smanicato sopra. Estate e inverno sempre alla stessa maniera.
Prendo da bere e lo faccio sedere.
"Allora?" Chiedo.
E allora se ne sta seduto immobile a fissare il tavolo. Mica si muove. Sta li impalato come statua di bronzo. Nemmeno assaggia la birra che gli ho messo davanti. E sospira. Sospiri lunghi e profondi, prende l'aria direttamente dai talloni.
Poi attacca: "Il mondo è una piastrella":
Ecco, hai fatto bene a citofonare. Meno male che sei passato a dirmelo. Non rispondo nulla, aspetto che vada avanti da solo.
"La vita è così. Tante piastrelle una in fila all'altra in una stanza senza porte".
Ora è tutto più chiaro, sorrido.
"Dai Fabio, non ridere. Se vengo a parlarne con te è perche siamo amici. Sei l'amico migliore che ho."
Ne dubito, io non sono nè il meglio nè il peggio per nessuno, da almeno trentacinque anni.
"Vedi Fabio, la vita è così". Con le dita disegna rettangoli immaginari sul tavolo. "Viviamo tutti nel solito quadrato. Non ne usciamo mai. Vedi io ti dico questa cosa, ma tu non mi prendere per pazzo per fumato o per altro, sto parlando seriamente."
Si passa la mano tra i capelli, fissa un punto sul tavolo che diventa il punto del suo discorso, intorno a quel punto disegna un rettangolo. "Vedi, noi siamo qui, e da qui non ci muoviamo. La solita via, i soliti passi".
"Beh, si possono mischiare le carte nella vita" dico a mia sorpresa interessato.
"Eh no, allora non mi ascolti". Quasi gli trema la voce. Abbassa la testa sul tavolo e fissa il punto di prima. Anche io abbasso la testa. Fissiamo tutti e due quel punto del tavolo per cinque minuti, in silenzio. Poi ci guardiamo, per altri cinque. Mi guarda attonito. Io non dico nulla per non confonderlo.
"Non è che hai del vino, che la birra mi gonfia un po'"
Mi sa che è andato in confusione da solo.
Prendo una bottiglia di vino rosso, un Sangiovese d'annata che spaccherebbe lo stomaco anche ad un gorilla.
"Vedi Fabio, puoi mischiare le carte quanto vuoi, ma in mano ne hai una o due. Sei sempre li, inglobato in una situazione, in un meccanismo già predefinito. Ti sposi? Sei su quella piastrella. Divorzi? Saltelli sull'altra. Non ti sposi? Manco a dirlo, ce n'è una pronta da una vita, di vita così. Oh Fabio, non c'è nulla da fare, non si può uscire dal quadrato. Vedi io ti parlo così, ma tu non mi prendere per pazzo per fumato o per altro. Fabio non ci sono vie di fuga, devi ammetterlo."
"Ma dai, cosa dici, cambiare donna, cambiare lavoro, non è scompaginare la vita?"
"Cambiare donna, cambiare lavoro". Mi fa il verso con la voce. "Puoi cambiare casa, farti biondo, iscriverti in palestra, partire per l'India come no, mettere al mondo un figlio o due, poi puoi avere un'esperienza gay e allora?". E' stravolto.
"Non c'è spazio per vivere davvero. Fabio vivacchiamo tutti dentro al nostro quadrato chiusi tra paure ed abitudini, ci crediamo protetti ma invece siamo legati ai nostri schemi mentali. E quando ce ne accorgiamo è tardi e siamo vecchi per fare tutto". Spossato beve un sorso di vino, e fa una faccia strana.
"Vuoi saperne un'altra? Io non ho foto. Non esistono mie foto. Ho trentasei anni e non ho foto mia. Dov'ero a venticinque anni Fabio?".
"Stavi in piazza a vendere fumo".
"Si ok, ma che facevo, cosa speravo, dove andavo, nessuno lo sa, e non c'è una foto, una foto sola a ricordarlo. Non ho forse vissuto Fabio?".
Ora da una sorsata alla birra. "In piazza mi conoscono tutti, tutti mi salutano, padani, immigrati, ricchi, drogati e carabinieri."
"A proposito ma perchè non ti hanno mai arrestato?"
"Ma se la lo vendo anche a loro il fumo, Fabio".
Già giusto.
Non parla più, stringe forte il bicchiere tra le mani come a voler afferrare tutta la vita che gli è sfuggita negli anni.
"E se mi facessi prete, o frate? Mi ci vedi come frate Fabio?"
Provo a immaginarlo. Vedo una felpa colorata e un giubbino smanicato sopra una tonaca.
"No, non ti ci vedo Ziofumo"
"Nemmeno io".
Rimaniamo un po' in silenzio, poi si alza mi saluta e se ne va.
Vado in cucina a lavare i bicchieri. Guardo le piastrelle, le osservo ad una ad una. Tante vite tutte uguali. Con un dito seguo la via di fuga tra una e l'altra. Faccio tutta la parete, fino a quando le piastrelle non finiscono contro il muro bianco.

No Giovanni, non ti prendo per pazzo, per fumato, o per altro.







 
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scrivo due post al mese
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