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« IL VIANDANTE | FUORI TEMPO » |
Nello scompartimento ci sono un uomo e una ragazza. L'uomo è vestito in maniera elegante, indossa un abito scuro e fra le mani ha un cappello che agita come un ventaglio. Tiene il busto diritto e i gomiti appoggiati sui braccioli. Il volto è immobile in una posa senza espressione, anche se un certo nervosismo lo assale sempre più: è un pezzo ormai che il treno è fermo dentro la galleria.
Dai vetri abbassati entra un odore di olio bruciato misto a piscio di topo che rende l'aria irrespirabile. Il controllore è appena passato per dare un' unica comunicazione:
"Per il momento è vietato per qualsiasi motivo, l'uso della ritirata"
E' stufo, fuori è estate, fuori è giorno e loro sono fermi, senza poter far domande, senza poter respirare senza nemmeno poter cagare.
Dai finestrini si gode un panorama buio pesto che rende quasi ciechi.
La ragazza se ne sta sbracata su tre sedili, continua a sbuffare e a guardarsi attorno. Si aggiusta insistentemente i capelli con le mani, nemmeno ci fosse in quel vagone un vento capace di spettinarla ogni secondo.
Ha avuto la pessima idea di partire con le sue infradito gialle e cosi' dopo nemmeno un'ora di viaggio ha tutti i piedi neri. Le toilettes ora sono inutilizzabili e le scarpe sono chiuse in una valigia stipata in alto.
L'uomo davanti a se poi, l' indispone sempre più. Se ne sta seduto come imbalsamato con la faccia da pesce lesso a fissare il vuoto. Sembrerebbe morto se non fosse per lo sventolio che fa con il cappello. Ora lo sveglio io, pensa.
"Mi scusi, mi aiuterebbe a prender quella valigia?"
L'uomo posa il cappello sul sedile.
"Ha intenzione di andarsene? Forse è una buona idea".
"No ma che dice, voglio solo mettermi le scarpe".
"Allora vuole andarsene si".
"Uff, non me ne voglio andare voglio solo togliermi queste ciabatte, come glielo devo dire?
L'uomo si alza allunga in aria le braccia e afferra il bagaglio della ragazza.
"Io invece pensavo proprio di andarmene, perchè stiamo ancora su questo treno? Non ci porterà da nessuna parte".
"Ma è matto?. E' solo un guasto, fra poco ripartiremo".
"No, non partiremo più. Sarebbe meglio scendere"
"E dove vorrebbe andare a piedi?"
"Verso l'uscita della galleria, verso la luce. Fuori è giorno, fuori è estate. Non ce la faccio più a stare chiuso qua dentro. Ma non sente quest'odore? Non si è stufata di fissare il nero la fuori? Qua nessuno ci dice niente. Potremmo restare chiusi qui tutto il giorno o tutta la vita. Guardi, guardi la gente: nessuno dice nulla, nessuno si lamenta. Tranquilli respirano questo lezzo incredibile, beati giocano a carte in questa gabbia di cemento. Morti in attesa, nemmeno fanno domande, accettano con inerzia questa galera come fosse naturale".
"Il treno tra poco ripartirà, lei è solo un po' nervoso, si calmi."
In quel momento ripassa il controllore.
"Rimane ancora vietato, per qualsiasi motivo, l'uso della ritirata".
I due si guardano per un po' senza parlarsi, poi lei lancia lontano le sue infradito gialle mentre l'uomo si siede sul proprio cappello.
Passa un'altra ora. Lui è rigido, con le spalle contro lo schienale della vecchia poltroncina. Guarda i dipinti da quattro soldi appesi sopra la sua testa ."Urbino", "Orvieto", "Pesaro" e "l'Aquila". E lui invece è li, fermo su quel treno senza destinazione, su quel treno senza movimento, in quel convoglio senza vita.
La ragazza è stesa a pancia sotto. Si è messa un paio di scarpe da ginnastica e le infradito sono ancora li dove le aveva lanciate, sotto un posacenre pieno di mozziconi di sigarette spenti da chissà quanti anni.
Ormai anche lei è infastidita dalla situazione.
Sente dagli scompartimenti vicini alcuni ragazzi cantare in coro. Un bambino continua a urlare "basta, basta" e a ridere mentre subisce il solletico di qualche vecchio zio. Le porte continuano a sbattere perchè la gente cammina nel corridoio cercando qualsiasi cosa, una sigaretta, una parola, un mazzo di carte. E'un continuo andirivieni senza speranza. Qualcuno parla di calcio, qualcuno di politica, qualcuno del tempo.
Dal corridoio, una voce: "Domani farà bello!".
Ma quale domani, pensa.
Due ombre camminano nel buio. Due ombre camminano nel nero più nero. Se ora è buio presto sarà luce. Basta allontanarsi da questo treno. Basta allontanarsi da quelle canzoni cantate in coro. Basta fuggire da quelle vecchie regole. Fuori è giorno, fuori è estate. Bisogna allontanarsi da quel binario. Due ombre fuggono da un mazzo di carte passato già in troppe mani. Nessun bagaglio, solo le infradito gialle nelle mani di lei, per fare un po' di luce tra un passo e l'altro.
La luce è vicina e in testa hanno l'unica regola che seguiranno ancora, a modo loro:
E' vietato, per qualsiasi motivo, l'uso della ritirata.
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IO
Io amo, non corrisposto, l'ozio
scrivo due post al mese
uno lo pubblico
l'altro lo cancello
questo mese ho pubblicato quello sbagliato:
questo.
Se qualcuno
per caso,
trovasse una bozza piena d'amore
sappia
che era la mia.
Rimasta mio malgrado
lettera morta.
DA LEGGERE E RILEGGERE
DINO BUZZATI - Un Amore -
JOSE' SARAMAGO - l'Uomo Duplicato -
ERRI DE LUCA - Il Contrario di Uno -
CHARLES BUKOWSKI - Panino Al Prosciutto -
JOHN FANTE - Chiedi Alla Polvere -
MUSICA IN AUTO
GOMEZ - Split the Difference -
NEGRAMARO - Mentre Tutto Scorre -
MAD SEASON - Above -
ROLLING STONES - Hot Rocks 1964-1971 -
VINICIO CAPOSSELA - Canzoni a Manovella -
Inviato da: Cassandra_nagra
il 30/04/2012 alle 18:30
Inviato da: aural2
il 19/04/2012 alle 15:00
Inviato da: laTremenda76
il 29/08/2011 alle 00:19
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il 23/08/2011 alle 10:41
Inviato da: lucciko75
il 17/08/2011 alle 12:56