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« ODISSEA - Ulisse, l'uom... | Riepilogo episodi 20 21... » |
Episodio XXII
....... fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza ......
Canto XXIII - 255/278
Ebbene; parlerò, chè nulla io ti voglio celare;
ma lieto il cuore tuo non ne andrà, né pure io ne fui lieto.
Egli per molte e molte città di mortali mi disse
che andar dovrei, con me recando un manevole remo,
sinchè giungessi a genti che il pelago mai non han visto,
né cibo mangian mai commisto con grani di sale,
che mai non han veduti navigli dai fianchi rubesti,
né maneggevoli remi, che sono come ali alle navi.
E questo chiaro indizio mi disse; né a te lo nascondo:
quando un’altr’uomo, che pure viaggi, m’incontri per via,
e volutabro chiami quel remo ch’io reco in ispalla,
allora il remo in terra, mi disse, dovrai conficcare,
ed immolare vittime elette a Posidone: un toro,
un ariete, e un verro petulco, signore di scrofe.
Ed alla patria quindi tornare, ed ai Numi immortali
ch’ànno nell’ampio Olimpo dimora, offrir sacre ecatombi,
a tutti, un dopo l’altro, per ordine. E infatti, una morte
placida a me verrà dal mare; che soave mi spenga,
prostrato già da mite vecchiezza; e felici d’intorno
popoli a me saranno; tal, disse, sarebbe il mio fato”.
E gli rispose queste parole Penelope scaltra:
“ Se dunque i Numi a te concedono migliore vecchiezza,
speme pure v’è che tu possa rifugio trovare dai mali”.
Queste parole dunque scambiavano Penelope e Ulisse.
La conclusione è data dalla figura umana con le spalle alla terra ed il volto verso il mare dove un alone luminoso attrae lo sguardo per portarlo all’orizzonte, verso nuove esperienze. Il chiarore dello sfondo si riflette sul terreno intorno all’eroe, elemento di unione tra terra e mare poichè l’uomo si pone in precario equilibrio tra la stabilità e la sicurezza, l’avventura e l’ignoto.
Dell’uomo-Ulisse non vediamo i lineamenti, ma notiamo che è pronto ad incamminarsi con il remo sulla spalla quale strumento mosso dalle forze fisiche guidate dallo spirito di avventura che porta a spingersi verso mete sempre più alte in valore spirituale, attraverso tappe scandite cromaticamente, dallo scuro al chiaro, quasi fosse una catarsi per avvicinarsi all’eterno.
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