Scrivo tutto io.
Perciò "ogni riferimento a fatti o persone realmente accaduti o trattati in libri o film è puramente casaule".
Un commento è gradito, sia per una critica che per un consiglio. Grazie.
Post n°13 pubblicato il 13 Gennaio 2012 da akaiah
[Perdonatemi la volgarità di alcune espressioni, erano necessarie per rappresentare in verosimiglianza ciò di cui parla questa storia e i personaggi che vi si trovano.] Il locale era molto affollato. Adolescenti di tutte le sorti stavano seduti ai tavoli o sui divani, completamente fatti, giocavano a poker, o ballavano sulla pista dove la musica risuonava violenta da due enormi casse nere. Il proprietario stava spaparanzato su una sedia vicino al bancone, ubriaco fradicio. La luce era soffusa all’entrata, fino al buio illuminato da grandi palle colorate nell’area della discoteca. |
Post n°12 pubblicato il 24 Dicembre 2011 da akaiah
Dyter si riscosse. Strinse gli occhi per mettere a fuoco l'ambiente intorno a lui; il fumo nell'aria era soffocante, e il ragazzo a malapena riusciva a respirare. Faul strinse le braccia attorno alle gambe. Aveva freddo. Il suo mantello l'aveva usato per avvolgere Dyter. In quel momento, Dyter si mosse. Prima impercettibilmente, poi cominciò a rotolare su sè stesso, a borbottare frasi sconnesse. Sembrava stesse delirando. Faul, preoccupatissima, gli si avvicinò, e gli tastò la fronte. No, non era calda, niente febbre. Probabilmente stava solo sognando. Dyter si destò all'improvviso. Aprì gli occhi, scoprendo che il buio lo avvolgeva impedendogli di vedere. Si scostarono dopo un tempo che parvo loro come infinito. |
Post n°11 pubblicato il 24 Novembre 2011 da akaiah
Era una fredda mattina d'autunno. Le foglie secche svolazzavano in aria, leggere e fruscianti, e la nebbia nascondeva ogni cosa. Era un giorno come tutti gli altri. Niente di particolare in programma, solo cinque noiose ore di lezione... almeno poteva contare sul sorriso e le chiacchiere dei suoi nuovi amici. Fu questo pensiero a dare a Mirko la voglia di uscire da sotto le coperte calde e alzarsi per iniziare un nuovo giorno. Si vestì in fretta, rabbrividendo per il freddo. Felpa nera, jeans scuri e scarpe da tennis. Prima di scendere, si fermò di fronte allo specchio. Di solito non amava guardarsi, temendo lo portasse ad odiarsi ancora di più di quanto faceva già. Ma quelle mattine era diverso. Tutto era diverso da quando aveva conosciuto lei... Mirko scosse la testa, scacciando quei pensieri. Tornò alla sua immagine, limpida e impressa sulla superfice vetrata davanti a lui. Il ragazzo era alto, slanciato, con un fisico atletico e un'abbronzatura intensa. I capelli, biondi e ribelli, gli scendevano lungo il profilo del viso, fermandosi sotto la nuca. Gli occhi color del ghiaccio erano come due pozze d'acqua limpida. Mirko sbuffò. Era troppo bello. Era nato così, e non poteva farci niente. Ma il suo fisico da invidiare, il viso perfetto e le labbra così terribilmente irresistibili lo rendevano vittima di moltissime ragazze... E non era questo quello che lui voleva. O meglio, prima sì. Prima si sentiva lusingato quando gli facevano la corte, quando arrossivano al suo passaggio o balbettavano mentre chiacchieravano con lui. Ma adesso questi atteggiamenti lo infastidivano soltanto. Forse perchè non era lei a comportarsi così. Ed era questo che lo tormentava. Reprimendo le lacrime, si disse con rabbia "Sei solo un bambino stupido. Non serve piagnucolare, lei non sarà mai tua." Scuro in volto, scese le scale quasi correndo. Aveva bisogno d'aria. Borbottò una frase tipo "Scusate, oggi non ho fame, ci vediamo stasera" ai genitori perplessi, prese lo zaino e uscì. Una ventata gelida lo investì, bloccandolo sull'uscio. Mirko ispirò a pieni polmoni l'aria fresca e pulita, lasciandosi avvolgere dalle sue braccia ghiacciate. Si chiuse la porta dietro alle spalle, saltò con un balzo il tre gradini all'ingresso e persorse tutto il vialetto fino al cancello. Che trovò chiuso. Imprecò sottovoce, irato con sè stesso per essere uscito senza giacca e senza chiavi. Ma ora non sarebbe tornato dentro, poteva arrangirsi comunque. I suoi avevano sempre il mazzo di chiavi di riserva nascosto da qualche parte lì fuori. Era sufficente cercarlo. Il ragazzo setacciò tutti i cespugli davanti alla ringhiera, senza risultati. Allora si diresse verso la finestra accanto alla porta d'ingresso, scostò le tapparelle ancora abbassate e tastò con la mano il marmo freddo del davanzale. Le sue dita si chiusero su qualcosa di freddo e metallico, e Mirko sorrise fra sè. Tornò al cancello, lo aprì e uscì sul marciapiede lastricato. Il freddo lo stava congelando, gli penetrava nelle ossa insinuandosi sotto i vestiti. Ma il ragazzo non se ne curava: avrebbe sopportato tutto pur di eliminare il tormento che sentiva dentro di sè. Perchè doveva essere così difficile? Proprio per lui, uno dei ragazzi più belli della scuola, pieno di ammiratrici e conosciuto da tutti? "Beh" si disse "forse perchè nonostante tutto sono anch'io uguale agli altri... sono umano, e come tutti anch'io provo dei sentimenti... sentimenti che fanno star male, a volte!" si tirò su il cappuccio della felpa, e proseguì imperterrito lungo il marciapiede verso la fermata dell'autobus. Lì erano sedute due ragazze ed un ragazzo, all'apparenza tutti più piccoli di lui. Probabilmente frequentavano la prima superiore. Mirko si fermò, si mise le cuffiette dell'iPod alle orecchie e rimase immobile appoggiato al palo della luce ascoltando i Simple Plan cantare "Welcome to my life". Il ragazzo amava quella canzone, perchè descriveva in tutto e per tutto il suo stato d'animo e la sua vita, in quel momento. Canticchiandola con la mente, entrò nell'autobus semivuoto e si sedette al primo posto libero che trovò, accanto al finestrino. Il viaggio fu lento e monotono come tutte le mattine, e poco a poco l'autobus si affollò. Arrivati davanti alla Fight&Love High School, l'autista si fermò per aspettare che tutti scendessero. Mirko, uscito all'aria aperta, si diresse verso l'ingresso. Lungo il viale incontrò molte facce conosciute, che gli sorridevano o lo salutavano, e lui rispondeva con un cenno del capo, senza alzare gli occhi da terra. Niente gli avrebbe fatto tornare il buon umore, ne era certo. Eppure... Successe all'intervallo. Mancavano pochi minuti alle dieci e mezza, ed i ragazzi della 3A erano già pronti ad uscire. Tutti, tranne Mirko. Il ragazzo, in fondo all'aula, osservava il cielo fuori dalla finestra, perso nei propri pensieri. Cercava di non far correre lo sguardo dall'altro lato della classe, dove sapeva avrebbe incontrato con gli occhi la sua schiena. E non avrebbe saputo come reagire. Samantha, si chiamava. Ma perchè mi fa sentire così? Perchè è così difficile guardarla, parlarle? E perchè vedere che lei non è attratta da me mi fa stare così male? Questo si chiedeva Mirko, mentre una strana creatura si svegliava nella sua pancia. Ti stai innamorando, ecco perchè. Gli suggeriva una vocina nel suo cervello. Ma lui cercava di scacciarla, anche se invano. Perchè era perfettamente consapevole di quello che gli stava succedendo, ma non era ancora pronto ad accettarlo. Il trillo della campanella fu sovrastato dal rumore di sedie e banchi spostati e di voci concitate e passi che uscivano. Anche Mirko, controvoglia, si alzò. Uscito in corridoio, scese le scale per andare alle macchinette a prendersi qualcosa da mangiare. Almeno lì non l'avrebbe vista, quella moretta che lo faceva impazzire. E invece, come se il suo pensiero influisse in qualche modo su di lei, quando arrivò al distributore se la ritrovò davanti, impegnata in una conversazione molto animata con una sua amica. La curva della spina dorsale, appena visibile sotto la maglietta chiara, i fianchi magri, il seno stretto, le gambe flessuose e perfette strette dai jeans... e il suo collo morbido, bianco e delicato, il suo viso semplice e gli occhi neri, bui, sinistri, che incutevano timore, i suoi capelli lisci e morbidi che ricadevano dietro le spalle... sarebbe rimasto ad osservarla fino a consumarsi gli occhi... Mirko si riscosse, all'improvviso. Era rimasto imbambolato a guardarla, e non si era accorto che toccava a lui. Impacciato, arrossì violentemente, e buttò in fretta alcune monete spingendo i bottoni di due numeri a caso. Dopo aver preso la barretta che era caduta, si tolse dalla macchinetta e a testa bassa cercò i bagni. Si chiuse nel primo gabinetto aperto che trovò, si appoggiò al lavandino e lasciò che le lacrime gli rigassero il viso, irrefrenabili. Rimase lì per molto tempo. Le braccia sui capelli, le palpebre strette e bagnate. Le lacrime avevano smesso di scendere, e il suo cuore aveva rallentato i battiti. Il ragazzo sapeva che la campanella di fine intervallo era suonata da un pezzo, e che probabilmente lo aspettava una bella nota del preside, ma non gli interessava minimamente. Quello che lo tormentava era la consapevolezza di quel che stava succedendo. Si stava innamorando. Non riusciva a capacitarsene, era più forte di lui. Di tornare in classe non se ne parlava, non in quel momento almeno. Così decise di uscire, aveva bisogno d'aria. Attraversò la scuola deserta, e uscì all'aria aperta, respirandola a pieni polmoni. Si appoggiò al muro, e si prese la testa fra le mani, chiudendo gli occhi. - Mirko.. - lo sorprese una voce da dietro. Il ragazzo si irriggidì, mentre il suo cuore accellerava i battiti. Perchè sapeva benissimo a chi apparteneva quella voce. L'aveva sognata per molte notti di seguito. Era la sua. Samantha. Mirko non alzò gli occhi. Rimase non le braccia strette sul capo, gli occhi chiusi, ma mormorò - Cosa ci fai qui? - - E' quello che volevo chiederti io. - replicò lei. La sua voce non sembrava seccata, anzi appariva quasi preoccupata. - Tutto ok? - - No. Ma... non importa. - il ragazzo aveva deciso di essere sincero con lei. Almeno fin quando avesse potuto. - Vuoi... parlare? - chiese lei, timidamente. Mirko non rispose. Ma alzò la testa, e incrociò i suoi occhi. Non riuscì a sostenere il suo sguardo, anzi arrossì e si voltò da un'altra parte. - Beh... io sì. - Il ragazzo, sorpreso, provò nuovamente a spostare lo sguardo su di lei. - Come? - - Ho bisogno di parlarti, Mirko. - spiegò lei, sospirando. Sembrava avesse fatto appello a tutto il suo coraggio per formulare quella frase. - Beh... sono qui - sussurrò lui, stupito. La voce della ragazza era grave; cosa mai era successo, adesso? - Ecco... non è facile. Insomma... - Samantha sospirò, torcendosi le mani. - Devo... devo darti una cosa - mormorò infine, rossa in viso. Mirko, sempre più sbalordito, rimase ad osservarla mentre stringeva convulsamente le braccia al petto. - Chiudi gli occhi - sussurrò Samantha, premendo i suoi. Il ragazzo la accontentò. Non capiva, ma preferiva aspettare senza indagare troppo. Trascorse una manciata di secondi, durante i quali non successe niente, e Mirko si lasciò accarezzare dalla brezza che tirava. All'improvviso, sentì il respiro caldo di Samantha sul viso, e il suo profumo lo stordì. Senza che lo avesse previsto o anche solo sospettato, qualcosa di morbido si posò sulla sua bocca, stretta e chiusa. Quando Mirko capì di cosa si trattava, non riuscì più a trattenersi. Si scostò dal muro, per continuare quello che lei aveva cominciato. La strinse a sè, ad occhi chiusi, ignorando le scariche elettriche che lo attraversavano al contatto con la sua pelle, e schiuse le labbra, baciandola con dolcezza. Era qualcosa di naturale, di segnato. Sembrava che le loro bocche fossero state create apposta per rimanere unite. Continuò a stringerla e a baciarla fino al suono della campanella della fine delle lezioni. Quando si scostarono, guardandosi si sorrisero. - Non sai che regalo mi hai fatto... - cominciò Mirko. - Sono giorni, settimane che non dormo e che vivo con questo peso sul cuore, tormentato all'idea che tu non avresti mai potuto interessarti a me. E invece adesso... - - Dimmi la verità. Dov'eri prima? - Mirko arrossì. Ma rispose, in un soffio - In bagno... a piangere -. Ma aggiunse subito - Non pensare che io sia un debole... è che non ce la facevo più!- - Anche i più forti piangono, Mirko - mormorò Samantha, posandogli un altro, dolce bacio sulle labbra ancora calde. |
Post n°9 pubblicato il 11 Novembre 2011 da akaiah
Era un pomeriggio come tutti gli altri. Ero in camera mia, spaparanzato sulla sedia della scrivania, con accanto Syaur che studiava insieme a me. Eravamo sempre insieme, amici fin dalla prima infanzia. Lei aveva un anno meno di me, era figlia unica e non aveva molti amici. Io però l'avevo subito accettata, sia per il suo carattere tenebroso ma particolare che per la sua personalità. Così eravamo cresciuti insieme, frequentato le stesse scuole... andavamo a scuola e tornavamo a casa insieme, tutti i giorni, fianco a fianco, scherzando e chiacchierando. Syalf, uscita dalle medie, aveva scelto il mio stesso liceo. Per questo, fin dai primi gironi, quella che era solo un'amicizia da "ciao, come stai?" era diventata anche un'opportunità per studiare e fare i compiti in compagnia. E lei non sapeva quanto mi rendesse felice averla vicino a me... Perchè, nonostante cercassi di non darlo a vedere... Syalf mi piaceva. Mi piaceva tanto. Alla follia. I primi anni delle medie erano trascorsi spensierati, alla ricerca della maturità e delle prime consapevolezze. Era successo più tardi, verso i 14 anni, circa due anni fa. Un giorno ci eravamo trovati, come spesso capitava, con altri amici, per andare al centro commerciale. Non so se fu il suo nuovo taglio di capelli, il suo trucco più marcato, i suo occhi più luminoi, i vestiti che sembravano tagliati apposta per lei, il suo incedere quando camminava... non lo so, ma sono certo che quella è stata la prima volta che ho seriamente sfiorato l'idea di una qualche ombra di sentimento diversa dall'amicizia nei suoi confronti. Eravamo rimasti assieme tutto il pomeriggio; quando lei mi aveva chiesto di entrare in libreria, ci eravamo separati dal resto del gruppo. Io a malapena riuscivo ad alzare lo sguard su di lei, perchè sapevo che se l'avessi fatto non sarei più riuscito a toglierle gli occhi di dosso. Insomma, mi sentivo strano, diverso. |
Post n°8 pubblicato il 02 Novembre 2011 da akaiah
- yaki... - la chiamò zagor, scuro in volto. |
Inviato da: navighetortempo
il 09/10/2013 alle 13:33
Inviato da: fataeli_2010
il 17/04/2012 alle 14:12
Inviato da: akaiah
il 08/04/2012 alle 21:00
Inviato da: fataeli_2010
il 05/04/2012 alle 14:56
Inviato da: akaiah
il 08/02/2012 alle 17:51