LeFavoleDelRisveglio

Post N° 1801


"Estha era sempre stato un bambino [silenzioso], cosė nessuno fu in grado di stabilire con qualche precisione [l'anno, se non il mese o il giorno] quando esattamente avesse smesso di parlare. Smesso del tutto, cioč. Il č che non c'era un esattamente quando. Estha aveva chiuso bottega calando a poco a poco la saracinesca. Un acquietarsi quasi inavvertibile. Come se avesse semplicemente esaurito gli argomenti di conversazione e non gli restasse [altro.da.dire]. Il suo silenzio non era mai scomodo. Nč invadente. Nč rumoroso. Non era un silenzio d'accusa o di protesta, quanto piuttosto una specie di estivazione, un letargo, l'equivalente sul piano psicologico di quello che fanno i pesci polmonati, i dipnoi, per sopravvivere alla stagione secca; salvo che nel caso di Estha la stagione secca sembrava destinata a durare [per.sempre]. Col tempo Estha aveva acquistato la capacitā di [confondersi.con.qualsiasi.sfondo] - librerie, giardini, tende, vani delle porte, strade - di apparire [inanimato] e [quasi.invisibile] a un occhio poco addestrato. Di solito gli estranei ci mettevano un po' prima di notare la sua presenza, anche quando erano nella stanza assieme a lui. Ci mettevano ancor di pių  notare che [non.parlava.mai]. Certi non lo notavano affatto. Estha occupava pochissimo spazio nel mondo."[Il Dio Delle Piccole Cose, Arundhati Roy]