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srebrenica


Srebrenica, 11 luglio 1995 - 11 luglio 2011 
Le lacrime delle madri di SrebrenicaAbdulah SidranSarebbe meglio non fosse
 piuttosto che sia 
così 
come oggi è
 la nostra SrebrenicaNulla di morto né di vivente 
in lei
 può più abitareSotto un cielo plumbeo
 l'aria di piombo 
mai nessuno 
ha imparato 
a mettersi nei polmoniDa lei fugge tutto 
ciò che ha gambe 
con le quali possa
e sappia dove
 fuggireDa lei fugge tutto 
anche ciò che da nessuna parte 
se non sotto la terra nera 
può fuggireGli ortodossi fuggo no
i nuovi come i vecchi
i musulmani fuggono 
i vecchi come i nuoviE chi in qualche modo
 è rimasto vivo
 andato via e poi tornato 
neppure un inverno con l'estate 
ha messo insieme
 né un autunno
 con la primavera
ma ha cercato 
quanto prima 
di andarsene da SrebrenicaE quei cattolici 
nostri vicini e per loro Srebrenica 
per centinaia d'anni
 è stata l'amata 
e bellissima 
sede principe 
della loro buona
 e nobile comunità se ne sono andati da tempoCome se 
nella loro saggezza avessero 
saputo che sarebbe arrivato un tempo 
in cui non ci sarebbe più stata 
la buona SrebrenicaCi dicono
 da dieci anni ce lo dicono
 che in Bosnia 
la guerra è finitaA noi spiegano 
e inviano istruzioni scritte 
che nel nostro Paese 
Bosnia Erzegovina 
la guerra è finita 
e che nessuno 
deve più
 guardare al passatoCredono forse
 davvero 
che siamo vivi noi che stiamo qui 
e da questo luogo
 parliamo così
come se davvero fossimo viviDavvero pensano che si chiami salute
 davvero pensano che si chiami ragione 
ciò che in noi è rimasto 
della salute e della ragione di un tempoNon vedono, non sentono forse 
non sanno forse che noi,
 quelli rimasti, siamo più morti di tutti 
i nostri morti, e che qui oggi, con la loro voce, 
la voce dei nostri morti, dalle loro gole,
gridiamo e con il loro grido - noi parliamo?Non ci permettete di 
guardare al passato! 
E noi non lo guardiamo, ma è lui a guardarci!Voi dite:
 guardate al futuro!Ma noi, nessun 
futuro in nessun luogo 
riusciamo a vedere 
né vediamo che lui 
con un sol occhio 
guardi noi
 e neppure che ci veda 
e che di noi si preoccupiNoi abbiamo un presente 
che con occhio umano 
non si può guardareNoi la stessa 
aria di piombo
 nella nostra Srebrenica 
che non c'è più respiriamo con quelli
i cui occhi
l e cui mani 
le cui anime
 del nostro sangue grondanoE solo loro 
possono rallegrarsi
 del vostro comandamento
 di non guardare al passatoMa noi cos'altro oltre a lui abbiamo 
che cos'altro 
se non il passato 
abbiamo da guardare?Davvero potete
 dire a una madre
 di non guardare il figlio?Davvero a una sorella potete 
impartire l'ordine 
di non guardare il fratelloPrendeteci gli occhi 
ma più non insegnateci, non inviateci più
 tali consigli, istruzioni e ordini!Forse davvero, come voi dite,
 la guerra è finita! Ma per noi, nella nostra Srebrenica,
 la guerra è finita appena un poco, e noi stessi, di giorno, 
ci inganniamo che è così, che è finita davvero! 
Ma, d'estate e d'inverno - e così da diciassette anni! - i giorni sono troppo brevi, e lunghe, troppo lunghe le notti.Al primo annuncio del crepuscolo, noi i nostri portoni
 col ferro rinserriamo, che non venga e non entri 
colui che allora venne ed entrò, e tutto ciò che di nostro 
amato e caro era - separò dalla vita!Proprio lui, oggi, veglia sulla Pace a Srebrenica!Come può dormire una madre di Srebrenica? 
Appena chiude gli occhi, ecco la guerra alla porta, ecco 
quel secondo in cui vide, sotto il coltello cetnico, separarsi 
dal corpo la testa di suo figlio! Solo qualche volta, fra mille
 Jasin(1) mormorati nell'insonnia, ne ha pietà il Buon Dio! E quando il sonno sugli occhi le posa, lei, in sogno, continua a riunire la testa al corpo del Figlio insepolto!Come possiamo vivere nel presente?Come possiamo non guardare al passato?C'è una sorella nostra, non è con noi, eppur è viva!
 In una tomba ha trasformato una casa, qui a Sarajevo, finestre non apre, non osa guardare fuori, e ancor meno uscire in strada! Quattro figli ha perso! Se per strada un ragazzo o una ragazza incontrasse, e le apparisse somigliante a uno dei suoi figli - il cuore le scoppierebbe, in quattrocento pezzi!È questa la Pace? 
È così che finisce la Guerra?Quando tacciono 
le armi di ferro 
e fino al cielo grida 
il cuore maternoQuando il criminale
 cambia la camicia
 e con la nuova addosso
 sotto le nostre case 
e le nostre finestre 
nella nostra Srebrenica
 veglia sulla nostra pacePer voi il vostro è trascorso 
ma per noi
 il nostro passato
 non è per nulla passato!Né passerà
 né può passare
 fintanto che il cielo plumbeo
 la nostra Srebrenica  
di argento ricopre.Fintanto che sotto il suo 
cielo di piombo 
l'aria plumbea 
e plumbee d'aria boccate 
respiriamo e inghiottiamo con quelli che hanno sì
 cambiato la camicia
 ma che il cuore sotto la camicia 
e nel cuore l'odio 
non hanno cambiato 
né pensano di cambiarePer voi il vostro è trascorso 
ma per noi 
il nostro passato non è passato!Non fateci ritornare 
non fateci ritornare 
in questa fatta
 di piombo SrebrenicaPiuttosto
 per un istante almeno
 guardate dov'è che 
nelle vostre anime 
nei libri
 si è perso un granello 
di Verità e GiustiziaSe nel vostro cuore 
un solo granello 
di Giustizia e Verità 
trovateDel bene e d'argento 
l'argentea e buona 
Srebrenica la bella - 
a Srebrenica restituite!Un briciolo di Giustizia
 e un granello di Verità 
trovate!Srebrenica - 
a Srebrenica restituite!E noi
 con l'aiuto di Dio 
chi viva chi morta
 subito ci ritorneremoPossa no
con l'aiuto di Dio 
riunirsi e placarsi
 tutte
di tutti i tempi 
le anime di Srebrenicae 
così le nostre anime 
afflitte e morte con le anime vive
 di tutti i nostri morti. 1) Jasin la 36ma sura del Corano che spesso si recita per i mortiLe madri di Srebrenica