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non è dipeso da me scherzare col mare


... there is no tomorrowThe Dice PlayerIl giocatore d’azzardoMahmoud Darwish(1941-2008) tit. orig. Lā‘ib al-narddalla raccolta Lā ’urīdu li-haḏihi al-qaṣīda an tantahī(Non voglio che questa poesia finisca, 2009)Chi sono io per dirviquel che vi dico?Non una pietra levigata dalle acqueper diventare volto,né una canna forata dai ventiper diventare flauto.Io sono un giocatore d’azzardo,a volte vinco, a volte perdo,sono come voio poco meno. Sono nato di fianco al pozzoe a tre alberi solitari come monache,sono nato senza fanfare né levatrice.Mi hanno dato questo nome per caso,ho fatto parte di una famigliaper caso,ereditandone fattezze, caratteri e malattie:primo: problemi arteriosi e ipertensionesecondo: soggezione verso la madre, il padre, la nonnaalberoterzo: illusione di guarire dall’influenza con una tazza dicamomilla bollentequarto: pigrizia nell’evocare l’antilope e l’allodolaquinto: noia nelle notti d’invernosesto: inettitudine eclatante al canto.Non è affatto dipeso da me quel che ero,è stato un caso che fossi maschio,un caso aver visto una luna,pallida come un limone, stuzzicare donne ancora in veglia,né ho dovuto sforzarmiper trovare un neo nelle mie parti intime.Avrei potuto non esserci,mio padre ha sposato mia madre per caso,avrebbe potuto non essere lui mio padre,o avrei potuto esserecome mia sorella che ha urlato poi è mortasenza conoscere la madresenza accorgersidi essere nata per un’ora soltanto.O avrei potuto essere come l’uovo di un piccionefrantumato prima di schiudersi.Per caso, sono sopravvissutoall’incidente d’autobus,facendo tardi alla gita scolastica.La notte prima, sprofondato nella lettura di una storia d’amore,avevo vestito il ruolo dello scrittoree quello dell’amante-vittima,dimenticandomi dell’esistenza e delle sue vicissitudini.Eccomi, dunque, martire d’amore nel romanzo,e superstite nell’incidente di percorso.Non è dipeso da me scherzare col mare,ma ero un bambino sventato,di quelli attratti dal magneticorichiamo dell’acqua.Non è dipesa da me la salvezza,un gabbiano umano mi ha salvatodopo aver visto l’onda darmi la caccia e paralizzarmi le braccia.Avrei potuto non impazzireper le Mu‘allaqat preislamiche,se il portone di casa fosse stato a norde non avesse guardato il mare,se la pattuglia non avesse avvistato il fuoco dei paesinicucinare la notte,se quindici martirifossero tornati a costruire ancora barricate,se questa fattoria non fosse stata distrutta,forse, sarei diventato un ulivoo un professore di geografiao un esperto del regno delle formicheo un guardiano dell’eco!Chi sono io per dirviquel che vi dicopresso la porta della chiesa?Nient’altro che un lancio di daditra preda e predatore.Ho vinto in lucidità,non per godermi la notte al chiaro di luna, no,ma per essere testimone del massacro.Mi sono salvato per caso: ero più piccolo di un obiettivo militaree più grande di un’ape che svolazza tra i fiori della siepe,ho avuto molta paura per i miei fratelli e per mio padreho avuto paura per un tempo di vetroho avuto paura per la mia gatta e il mio coniglioper una luna ammaliatrice sopra l’alto minareto,ho avuto paura per i grappoli della vignapenduli come le mammelle della nostra cagna.La paura ha camminato in me e io in lei,scalzo, dimenticando quel poco che desideravo alloradal futuro – non c’è tempo per il futuro.Cammino / mi affretto / corro / salgo / scendo / grido / abbaio / guaisco / chiamo / gemo / accelero / rallento / crollo / divento leggero / divento secco / vado / volo / vedo / non vedo / balbetto / divento giallo / divento verde / divento azzurro / mi spacco / scoppio a piangere / ho sete / sono stanco / sono affamato / cado / mi alzo / corro / dimentico / vedo / non vedo / ricordo / sento / guardo / deliro / vaneggio / bisbiglio / grido / non posso / piagnucolo / impazzisco / mi perdo / diminuisco / e aumento / cado / mi alzo / e ricado / sanguino / e svengo [...]