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della distopia


Gated communityTullio De Mauro su Internazionale n. 717Voglia di sicurezza e di separarsi dagli altri e speculazioni e pubblicità di grandi società immobiliari hanno generato negli ultimi decenni un fenomeno planetario: le città o parti di città recintate, che delle città sfruttano esistenza e servizi, ma al riparo dal volgo dei diversi. Dagli anni novanta si sono succedute analisi del fenomeno. E si sono cercate le espressioni adatte per designarlo.Nel 1994 Evan McKenzie usò privatopia (fusione di private e utopia) che ancora ha qualche successo in inglese e altre lingue. Apparvero poi barred community e gated community, che prevale oggi su più rari sinonimi (citati qui tra parentesi): due milioni di pagine inglesi, circa ventimila e più giapponesi, francesi (communauté clòturée, ville privée), tedeschi e spagnole (barrio privado), diverse migliaia russe, portoghesi (condomínio fechado), italiane. I ricchi residenti saranno felici? Certo è che questi lager dorati sono al polo opposto della città greca ed europea centrata sull'agorà, il foro, la piazza, la cattedrale, il palazzo del comune.Da abbinare a quest'altra lettura sullo stesso numero del settimanale.Fa un certo effetto.E in Italia? Riccardo Prandini, "I luoghi dell'abitare. Le nuove agorà" - leggi