FAJR

dell'indignazione cronica


Quando ero più giovane e pieno del rigore che accompagna una cultura approssimativa, disprezzavo il compromesso (unione di elementi diversi o contrastanti, De Mauro). Per quel bravo ragazzo di 25 anni, la morale era in bianco e nero. Le persone erano buone o disoneste o vendute. Le idee erano giuste oppure sporche bugie. Oggi quell'epoca di certezze giovanili mi torna in mente spesso. (...) È il principio che conta, al diavolo le conseguenze!Non ricordo esattamente quando, ma lungo la strada verso la mezza età m è venuto in mente che non era indispensabile essere cronicamente indignato. Ho scoperto che alcune delle persone che disprezzavo stavano solo facendo del loro meglio in una situazione difficile e che la vita era grigia, (una modifica personale: la vita é colorata e si gioca sulle sfumature) non bianca o nera. Mi sono reso conto, con disappunto, che a volte io stesso ero spinto dall'interesse personale e non dagli ideali, che ero capace di tradire, di essere meschino e di commettere errori molto stupidi. Scendere dal piedistallo della purezza è stato umiliante, ma anche molto liberatorio. È molto faticoso e infantile pretendere che il mondo sia all'altezza di princìpi che noi stessi non riusciamo a rispettare.William Falk, The Week, Usa su Internazionale n. 718