FAJR

del fuori tempo e... del fuori dal tempo


La vicenda della visita con discorso del Papa all'Università "La Sapienza" di Roma mi ha fatto riflettere (succede ogni tanto).Prendo a prestito una frase di Peppino Caldarola, deputato del Pd. Ha detto: "La minaccia contro il Papa è un evento drammatico, culturalmente e civilmente".Di mio toglierei la parola "minaccia", ma salverei il fatto che l'intera vicenda rappresenta un evento drammatico per tutte le parti in causa, e anche per noi.Chiarisco subito la mia posizione: quell'invito non andava fatto! Inopportuno anche per il tema scelto: la pena di morte. A meno che non abbia perso passaggi importanti: non mi pare che il Vaticano si sia particolarmente speso presso l'Onu per la recente approvazione della moratoria. Ma molto si sta spendendo a favore dell'appello di Ferrara ed (ex-)compagni vari. Inopportuno, perciò, che a trattare quel tema e in quella sede fosse - di questi tempi - proprio il pontefice.La contrarietà a quell'invito da parte di alcuni docenti e studenti, così come la successiva decisione di Ratzinger di declinare l'invito per motivi di sicurezza, mi sono parse entrambe scomposte "irragionevoli" e contraddittorie.A fare le spese nell'intera vicenda è il dialogo, il rispetto dell'altro (di chi la pensa diversamente da me), l'autorevolezza di istituzioni come la chiesa da un lato e la comunità scientifica, nel suo insieme, dall'altro. Volutamente lascio da parte il termine "tolleranza" il cui senso ha per me più una valenza negativa negativante escludente che non affermativa ed includente.Ed è qui che prendo a prestito l'espressione di Caldarola.Questa manciata di mesi di pontificato ratzingeriano (una manciata se riferita all'eternità a cui la Comunità dei credenti aspira) ha fatto piazza pulita dei venticinque anni di Wojtila - ormai oggetto solo di pellegrinaggi peroranti guarigioni fisiche o spirituali che siano (con riluttante memoria dei suoi "gesti profetici" e di almeno qualche centinaio di pagine delle migliaia scritte per incontri e discorsi e robe varie). Il Concilio? non tocchiamo neppure il tasto.Ma anche la rivendicazione di laicità, spremuta come un tubetto di dentifricio ormai esaurito, risulta scomposta stantia e senza una credibile rotta.Tutti i protagonisti in campo per definirsi mi pare ricorrano a categorie inesorabilmente fuori tempo e fuori dal tempo in cui viviamo. Il risultato è questa contrapposizione sterile ottusa fondamentalista arroccata preoccupata più di esercitare un presunto diritto di auto-difesa che non anelante la "ricerca" di un filo di essenza in più per la verità sull'umanità (che tale "ricerca" non dovrebbe essere l'essenza delle fedi e delle scienze?).Drammaticamente, mentre si invoca il diritto alla parola ci si nega l'esercizio dell'interrogarsi ed interrogare (eppure, mi avevano insegnato che è questa capacità che rende unico l'essere umano rispetto a tutti gli altri esseri viventi, sarà...). Di conseguenza a farne le spese è la crescita culturale e la convivenza civile di tutti.È come se si volesse suonare ciascuno una musica perfetta utilizzando uno strumento così.Perciò, a me - credente cattolica laica che preferisce muoversi dal colle alla valle e viceversa piuttosto che rimanere estasiata sul monte, possibilmente puntando più verso il mare che non verso l'interno -, tutta questa faccenda non mi (fa) sta(r) bene, per niente.