FAJR

della memoria che muove il futuro


Ho provato a raccontare un po' a modo mio col video che potete scaricare dal link in fondo la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie - Bari, 15 marzo 2008.
La cronaca degli eventi la trovate sul sito di Libera, negli articoli dei giornali che hanno voluto "esserci".Già marea14 da sandali parlava della fortissima emozione provata dai presenti quando hanno parlato Vendola e don Ciotti.Quel chiedere scusa di Vendola a nome delle istituzioni ingiustificatamente assenti e inefficienti nella lotta alla mafia.Quell'esordire con le lacrime agli occhi da parte di Ciotti, capace ancora di emozionarsi e di trovare nei volti dei giovani il senso del suo impegno, il non voler mollare, quel suo continuare a suggerire piste e percorsi di democrazia sostanziale.Io credo che il nostro Paese non affonda del tutto perché ancora ci sono persone di questo calibro. Persone capaci di spendersi concretamente mettendoci la propria faccia e mani e intelligenza... non si affonda grazie a loro e ai tanti insegnanti e genitori e animatori di associazioni... che continuano a credere nella fondamentale necessità di parlare ed educare, che son capaci di rivolgersi ai giovani (ma tutt* abbiamo bisogno di ri-educarci!) richiamando valori come: legalità, assunzione di responsabilità, partecipazione, gratuità, condivisione, dialogo, indignazione....Ho vissuto davvero una giornata importante! e non penso solo alla carica emotiva che eventi di questo tipo possono trasmettere: centomila persone, prevalentemente giovani e giovanissimi, devono pur significare qualcosa...Una giornata che mi ha riportato indietro: agli anni di impegno politico nel Movimento per la democrazia - La Rete, e mi ha proiettato nel futuro di un impegno e di una presenza in difesa della democrazia a cui non intendo rinunciare - nonostante tutto e tutt*! E perché non credo a questo.Come ha ricordato don Ciotti, dalla mia terra - la Puglia - uno degli uomini più profetici e concreti che abbiamo mai avuto lanciò anni fa un invito forte e chiaro: «In piedi, costruttori di pace!». Lui era Tonino Bello, vescovo della gente, vestito del "grembiule del servizio", che non attese "tempi migliori e opportuni" per andare a Sarajevo, martoriata dalla guerra; non trovò sconveniente ospitare sfrattati e clandestini nelle stanze vuote del vescovado. Lo fece e basta.In piedi, dunque! È l'unico modo per esserci.Santo Della Volpe sul sito di "Articolo 21" >>>download video (10 Mb) >>>