FAJR

dei pozzi profondi


Coloro a cui è toccato lo snervante privilegio di poter rimanere a Westerbork «fino a nuovo ordine», corrono un grave rischio morale: quello di diventare apatici e insensibili.Il dolore umano che abbiamo visto laggiù nel corso di quest'ultimo mezzo anno, e che vi si può ancora vedere ogni giorno, è più di quanto un individuo sia in grado di assorbire in un periodo così limitato. Del resto, lo sentiamo dire ogni giorno e in tutti i toni: «Non vogliamo pensare, non vogliamo sentire, vogliamo dimenticare il più possibile». E questo mi sembra molto pericoloso.Certo, accadono cose che un tempo la nostra ragione non avrebbe creduto possibili. Ma forse possediamo altri organi oltre la ragione, organi che allora non conoscevamo, e che potrebbero farci capire questa realtà sconcertante.Io credo che per ogni evento l'uomo possieda un organo che gli consente di superarlo.Se noi salveremo i nostri corpi e basta dai campi di prigionia, dovunque essi siano, sarà troppo poco. Non si tratta infatti di conservare questa vita a ogni costo, ma di come la si conserva. A volte penso che ogni situazione, buona o cattiva, possa arricchire l'uomo di nuove prospettive. E se noi abbandoniamo al loro destino i duri fatti che dobbiamo irrevocabilmente affrontare - se non li ospitiamo nelle nostre teste e nei nostri cuori, per farli decantare e divenire fattori di crescita e di comprensione -, allora non siamo una generazione vitale.Certo che non è semplice, e forse meno che mai per noi ebrei: ma se non sapremo offrire al mondo impoverito del dopoguerra nient'altro che i nostri corpi salvati ad ogni costo - e non un nuovo senso delle cose, attinto dai pozzi più profondi della nostra miseria e disperazione -, allora non basterà. Dai campi stessi dovranno irraggiarsi nuovi pensieri, nuove conoscenze dovranno portar chiarezza oltre i recinti di filo spinato, e congiungersi con quelle che là fuori ci si deve ora conquistare con altrettanta pena, e in circostanze che diventano quasi altrettanto difficili. E forse allora, sulla base di una comune e onesta ricerca ci chiarezza su questi oscuri avvenimenti, la vita sbandata potrà di nuovo fare un cauto passo avanti.Per questo mi sembrava così pericoloso sentir ripetere: «Non vogliamo pensare, non vogliamo sentire, la cosa migliore è diventare insensibili a tutta questa miseria».Come se il dolore - in qualunque forma ci tocchi incontrarlo - non facesse veramente parte dell'esistenza umana.Etty HillesumLettere1942-1943Adelphi>>>