FAJR

della democrazia come ostacolo


clicca sull'immagine per ingrandire«Per la prima volta nella storia, tutti i popoli della terra hanno un presente comune. Ogni paese è diventato il vicino quasi immediato di ogni altro e ogni uomo avverte lo sconvolgimento di eventi che si verificano all'altro capo del pianeta.» Mi aveva fatto riflettere, stamane, questa frase di Hannah Arendt citata nell'articolo dedicato al Dalai Lama nell'ultimo numero di Internazionale. L'autore, Pankaj Mishra, precisa: «Arendt temeva che la nuova "unità del mondo" potesse rivelarsi un fenomeno negativo se non fosse stata accompagnata dalla rinuncia "alle proprie tradizioni e al proprio passato nazionale, ma soprattutto all'autorità vincolante e alla validità universale a cui aspirano da sempre la tradizione e il passato". Con queste parole ancora in testa, ho seguito il tg e la parata ai Fori Imperiali. L'assenza di Maroni mi è parsa come la rappresentazione "plastica" prodotta dalla lettura distorta di passato e tradizione "made in nonsense Padania".Poi nella mia testa è entrata la conversazione con Miti, il suo racconto di "cose viste all'altro capo del modo" e dell'inadeguatezza nostrana nell'affrontare i frutti della globalizzazione. L'articolo di Slavoj Zizek, scritto qui e ripreso nello stesso numero di Internazionale, mi ha fornito altre coordinate, non solo per il riferimento a Dahrendorf, ma soprattutto a Fareed Zakaria, per il quale la democrazia attecchirebbe solo nei paesi economicamente sviluppati, poiché «se i paesi in via di sviluppo vengono "democratizzati prematuramente" il risultato è un populismo che sfocia nella catastrofe economica e nel dispotismo politico.»Ho ripensato al "bagno di folla" che si è concesso il nostro premier prima di lasciare i Fori Imperiali.E la domanda posta da Zizek alla fine del suo articolo non mi è piaciuta per niente.«Cosa succederebbe se scoprissimo che la democrazia, come noi la intendiamo, non è più una condizione e un motore per lo sviluppo economico, ma un ostacolo?»Non si fa, ma ho risposto con un'altra domanda: ci siamo democratizzati in anticipo, perciò - da incapaci ed incauti - andiamo verso la catasfrofe economica e al dispotismo politico? e/o non abbiamo alcuna voglia di rinunciare alla tradizione e al passato, perciò - da colpevoli e ottusi - resteremo tagliati fuori dalla comprensione e compartecipazione alla "rise of the rest"?La giornata non è finita. Ho dovuto fare i conti anche con le dichiarazioni di Ahmadinejad su Israele e il "nein" tedesco al 5+1, la condanna dell'Alto Commissario ai Diritti Umani dell'Onu espressa nei confronti dell'Italia per le iniziative del governo in tema di sicurezza contro i clandestini e l'ennesimo cadavere clandestino ritrovato sulla spiaggia di Lampedusa, l'attentato all'ambasciata danese in Pakistan e l'anticipazione del Rapporto Fao che dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere discusso a partire da domani al Vertice di Roma.In realtà è che sono ancora sotto "effetto Gomorra", visto ieri sera la cinema.