FAJR

di certi commenti


Confesso un certo imbarazzo. Non mi riesce di intervenire, pur volendo e avendo qualcosa da dire (niente di speciale, certo, ma comunque un pezzo di mio pensiero e di mia esperienza) quando leggo alcuni commenti trancianti in post che affrontano temi "pesanti", centrali per il nostro oggi - che a pensare sempre al domani non sempre è cosa buona e giusta.Come puoi intervenire dicendo che, da cattolica, sei a favore del testamento biologico, che di avere o meno un funerale in chiesa non te ne frega un fico secco, che tanto quando i vivi celebreranno il mio funerale io sarò già da un pezzo - non per merito, ma per l'Altrui benevolenza! - tra le braccia del buon Dio (questa posizione si chiama anche "santità"! vi esonerò dall'accendere candele, grazie...).Il rito, quale che sia, è strumento umano che "serve" agli umani e come tale muta nel tempo e nei luoghi... E' segno, ma non sostanza.Come puoi intervenire se chi ti ha preceduto nel commentare già ha messo tutti in fila gli argomenti per chiedere il silenzio di chi professa una qualche fede religiosa...E' un po' come quando ero catechista e dovevo affrontare i devoti biatelli a cui bastavano le formule di Pio X per puntellare la loro fede.Certi commenti laici hanno lo stesso suono delle formulette di quel catechismo andato in disuso da decenni.Parlano, parlano, pontificano, insomma usano gli stessi toni e temi solo che sono al rovescio. E la discussione si sposta su altro, si personalizza, si volgarizza sino al palese insulto.Io non so. Appartengo davvero al dubbio. Le uniche due cose certe che so e che ho sono la mia vita e la mia morte. Ed oggi che la scienza e la tecnica mi danno nuove coordinate per comunicare (nel suo significato originario di "mettere in comune") questi due misteri incomprensibili (giacché son io ad essere da loro com-presa) ancor meno efficaci possono essere formule preconfezionate da qualsiasi autorità, religiosa o laica che sia. Con l'aggravante che viviamo un tempo di disconoscimento dell'autorità per una palese perdita di autorevolezza di chi dovrebbe assumerla come impegno, come onere prima ancora che come onore. Non sarà che, proprio per l'assenza di questa autorevolezza, ci siamo alla fine ammalati - tutti - di questo bisogno di porre sotto una norma ogni attimo della nostra esistenza? Tutto normato. E ad ogni norma la sua etichetta (etica): chi la vuole laica e chi cattolica, chi relativista e chi massimalista...Credo davvero che, strada facendo, abbiamo perso il senso del nostro camminare: questa relazione tra le due uniche certezze - vita e morte, - misteri incomprensibili eppure bisognosi di essere comunicati? Ma l'altro dov'è perchè io possa dirmi?Provo repulsione per le domande che prevedono solo risposte chiuse, e mi manca anche un po' l'aria quando mi si chiede: scegli, o il bianco o il nero. Che ne sai tu del mio tormento?