FAJR

(con)vincere


 Sabato e domenica si vota: per le europee e per molte province e comuni. Forse può tornare utile, al momento di decidere se e chi andare a votare, una citazione di Franco Basaglia, lo psichiatra che chiuse i manicomi, citata dal filosofo Umberto Galimberti nella rubrica che tiene ogni settimana su «D La Repubblica delle donne»: «Noi, nella nostra debolezza, in questa minoranza che siamo – scriveva Basaglia in «Conferenze brasiliane» – non possiamo vincere, perché è il potere che vince sempre. Noi possiamo al massimo convincere. Nel momento in cui convinciamo, vinciamo, perché determiniamo una situazione di trasformazione difficile da recuperare». Può essere che le sinistre, e i movimenti sociali del Novecento, abbiano troppo affidato le loro speranze alla vittoria – elettorale o rivoluzionaria – e invece trascurato di cercare i modi per convincere. Il potere vince sempre, dice Basaglia: anche nel senso che andare al potere vuol dire trasformarsi in potere, e l’esperienza sciagurata dell’ultimo governo Prodi sta lì a dimostrarlo. E viceversa, la grande ondata che in Italia fu provocata dal Sessantotto ha sì perso, nel confronto con il potere, ma ha cambiato tanto profondamente questo paese da spingere il potere – come sostiene Guido Viale nel suo ultimo libro, «Prove di un mondo diverso» – a mutuarne le forme per rovesciarne il senso. Ecco, di fronte alla domanda se e chi votare credo in tutta modestia che bisognerebbe chiedersi se abbiamo fatto abbastanza – noi che amiamo le «città africane» e pensiamo che la democrazia sia una relazione concreta tra le persone – per convincere, o se per caso non ci siamo mimetizzati, liste tra liste e candidati tra candidati, con chiunque altro.Pierluigi Sullo (direttore di Carta)