FAJR

dies irae


 Dies Irae - Forma - Milano, 2011
Photo: Paolo Pellegrin - Magnum «Quando svolgo il mio lavoro e sono esposto alle sofferenze degli altri - le loro perdite, e a volte la loro morte - sento di servire da testimone, percepisco che il mio ruolo è quello di creare dei documenti per la nostra memoria collettiva. Parte di questo, credo, ha a che fare con l'idea di responsabilità. Forse è soltanto nel momento della loro sofferenza che queste persone verranno notate, e notarle elimina ogni possibilità di dire un giorno che non sapevamo. Ma sento che in questo delicato e fragile spazio che circonda la morte - lo spazio in cui a volte ho il privilegio, e l'onere, di entrare - esiste la possibilità di un incontro con l'altro che va aldilà delle parole, delle culture, delle differenze. Si tratta di esporsi per un momento l'uno di fronte all'altro, e di fronte all'atto e al mistero di morire. In quell'istante sento che sto guardando qualche cosa che non posso vedere completamente, ma che sta guardando me. In questo scambio è possibile trovare qualcosa che è al tempo stesso universale e profondamente intimo; la morte dell'altro è una perdita che appartiene a tutti.»P. Pellegrin, As I was dying (Peliti Associati, 2007) Lebanon >>>(preparativi per la partenza)