Gryllo73

Il romanziere Dario


 
Come di consueto Dario raggiungeva il suo studio accedendo dal grande salone arredato secondo i canoni degli anni sessanta. Tutto era rimasto uguale, dal divano in pelle alla carta da parati in stoffa. Radio e televisore erano dell'epoca e ancora funzionanti grazie al periodico intervento di suo figlio Giacomo appassionato di elettronica e fine restauratore, d'altronde le radio a valvole avevano il loro fascino ed a suo dire un suono ben diverso dagli attuali apparecchi. Lo studio era per Dario la sua vera casa, trascorreva li gran parte del suo tempo intento a scrivere, leggere e a fumare. La segretaria arrivava di solito per le nove del mattino e non ne avrebbe fatto a meno per niente al mondo. Lei sbrigava la parte sporca del lavoro curando ogni tipo di impegno, dalla presentazione dei libri, gli appuntamenti culturali presso teatri e gloriose biblioteche e gli impegni che si moltiplicavano in estete organizzava le serate in TV a cui spesso partecipava come ospite, manteneva i contatti con gli editori e faceva da intermediaria per la traduzione dei romanzi, conosceva ogni suo racconto, anche i pensieri dell'autore sospesi dietro le parole, Dario amava il momento in cui concluso un capito poteva leggerlo per intero, era lei per prima ad ascoltare i suoi componimenti lei per prima a seguire il dipanarsi della trama delle sue opere. Era sempre lei la prima. Dario scriveva immerso nel suo adorato mondo di personaggi e avvincenti storie, il resto non gli importava poi tanto, il resto apparteneva a Livia, la segretaria. Con il passare degli anni aveva dovuto fare a meno della sua macchina per scrivere, ormai i tasti erano diventati per lui troppo duri ma, quel che più gli mancava era proprio il suono tipico di quei tasti divenuti ormai troppo duri per le sue dita. Da qualche anno usava il PC per scrivere e Giacomo da smanettone qual'era aveva installato un software che riproduceva il suono dei tasti della macchina da scrivere quando digitava sulla tastiera, per Dario non era la stessa cosa ma lo aveva lasciato fare vedendo in ciò un segno di affetto, di benevolenza nei suoi confronti.MAURO                              Continua a leggere questo racconto                                                                                                                                                  Leggi dall'inzio...
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