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AFRICA AGLI AFRICANI

Post n°157 pubblicato il 10 Aprile 2010 da guerrinob

 

 

“Se ti piace l’Africa vacci come turista”.

Ho fatto il turista molte volte, una in Russia, quando il popolo non era visibile. Sono anche andato a Cuba, ne avevo un gran desiderio, ma me ne vergogno ancora adesso, nonostante che sia arrivato con la consueta valigia piena di doni. Mi son vergognato di essere ricco e non ho più trovato il coraggio di andare in Sudamerica, dove anche desideravo andare, perché ho capito che nel cortile degli Usa la povertà è peggiore assai.

Questo in un dialogo in cui si parlava di cooperazione internazionale, dove si è anche affermato che l’Africa è casa loro.

Si,  è casa loro, ma ci vanno tutti e anche loro vengono da noi. Per me tutta la terra  è casa di tutti, è la casa madre. Io in Africa mi sento a casa.

Però io sono incapace di guardare e non toccare. Quando sono andato a fare l’operaio, l’ho fatto perché, avendo visto dei valori che mi interessavano, parlo dell’uguaglianza e della solidarietà, volevo cambiarmi, e volevo portare il mio contributo di opposizione alla sistematica distruzione della vita dei lavoratori, purtoppo ancora in atto.

Andare come turista in Africa mi sembra inadeguato. E’ vero che le condizioni dell’Africa è più facile migliorarle cambiando le esigenze dei paesi sviluppati, in particolare il consumismo e il profitto, l’infelicità di tutti.

Dal momento che la colonizzazione prima e la globalizzazione ora con le leggi del mercato, le famose leggi del più forte, stanno rendendo l’Africa come l’isola di Pasqua e gli Africani come i Pellerossa d’America, qualcosa bisogna fare, se si può. Certo non andare a dettare leggi o a proporre i nostri valori culturali, che hanno già fallito da noi

Gli Africani sono fratelli, dopo aver  contribuito ad ammazzarli, non posso dire: guardo, non interferisco, se la caveranno meglio da soli. O forse si.

Di fatto l’Africa, ma anche l’Italia e tutto il modo, non è più degli Africani, ma delle multinazionali. Abbiamo un problema comune.

Hanno campato migliaia di anni con i loro tempi e modi, con la loro cultura. Ora però la globalizzazione ha cambiato e continuerà a cambiare la loro vita, la qualità della loro esistenza. Per depredarli devono velocizzare il loro modo di vivere, ecco le strade, i tocatoca, i lavori forzati, i cartelli stradali e le comunicazioni scritte. Lo esigono le leggi del mercato.

Bisogna almeno dimostrare che non è vero che nei paesi sviluppati c’è il paradiso terrestre e di stare alla larga dai gommoni e  dalle aggressive illusioni del mondo consumista.

In questo può essere d’aiuto l’accesso a un tipo di scuola che possa consentire loro di leggere le nostre culture che vogliono stravolgere la loro vita.

Dal momento che ritmo e abitudini della loro esistenza sarà comunque cambiato, devono cambiare in meglio, raggiungendo l’accesso all’acqua, l’autonomia alimentare e la salute. In questi cambiamenti devono favorire l’eguaglianza e la dignità di tutte le persone, in particolare delle donne, che in questi secoli hanno pagato duramente la sopravvivenza di tutti.

Quindi non basta fare il turista, bisogna, insieme,  imbrigliare le cause della loro e della nostra distruzione.

 
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Commenti al Post:
guerrinob
guerrinob il 14/04/10 alle 12:33 via WEB
Carissimo Guerrino, Non vorrei essere fraintesa, io non vorrei mai criticare o limitare le azioni del vostro gruppo, solo sono convinta fortemente che esista una strada alternativa alla cooperazione tradizionale, impostata con lo schema classico del presidio fisso. Giudico questa strada alternativa con un potenziale così grande, che ci sto riversando tante delle mie energie. Vedi, io sono per la pluralità di idee, quindi possiamo benissimo volerci bene anche se su questo punto abbiamo sfumature di pensiero diverse. Io per ora mi sono posta l'obiettivo di imparare il più possibile sul mondo africano, non solo con la mente ma anche con il cuore, e di non agire (io, in prima persona) ma di permettere ai locali di agire in tutta autonomia e con senso di responsabilità. Questo è lo scopo della nostra associazione. In fondo, i viaggi più significativi che ho fatto in Africa sono stati fatti proprio da "turista". So che non ti piace il termine, ma io finora in Africa ci sono andata per capire, non per fare (tranne che in Senegal, ma lì era per lavoro, ero vincolata). In Madagascar, come in Guinea Bissau. Puoi fare il turista anche vivendo quel periodo in povertà ed avendo una visione molto profonda, un senso di comunione che non è legato al tuo ruolo, ma alla tua sensibilità. Io ti rispetto e ti ammiro enormemente per quello che stai facendo ora e per quello che hai fatto durante tutta la tua vita. Con affetto immutato, Manuela
(Rispondi)
 
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