come in un film

Post N° 12


Arrivò a casa e si buttò sul letto ancora vestita. Si sentiva stremata da quella giornata che sembrava non voler finire più. Dopo l’interrogatorio aveva accennato una scusa al suo capo ed era scappata via. Aveva chiamato Robert e l’aveva rassicurato sulla sua salute promettendogli di passare il giorno successivo prima di tornare in centrale. Lui le aveva fatto alcune domande e poi l’aveva congedata con le solite raccomandazioni. Mille pensieri le impedivano di rilassarsi. Accese la TV sperando di riuscire a distogliere l’attenzione almeno per un pò ma il volto burbero del comandante Wash la fece sussultare. La conferenza stampa era in pieno svolgimento. Giornalisti e fotografi si accalcavano intorno al comandante ed i medici di un qualche ospedale che Susan non riconobbe.Un giornalista prese la parola. - capitano Wash avete identificato la vittima? –Il Capitano attese che la folla si zittisse poi parlò - la vittima è stata identificata ma per ovvie ragioni non è possibile rendere note le sue generalità. In questo momento è in sala operatoria dove i medici stanno tentando di salvarle la vita –Un altro giornalista lo aggredì. - E’ vero che aveva le mani amputate come l’uomo che avete trovato stamattina? C’è un serial killer in circolazione e la polizia non fa nulla?- Il capitano lo fulminò con lo sguardo, poi furioso ringhiò contro la platea- la persona che ha commesso questi omicidi ha le ore contate, abbiamo già identificato alcuni sospetti e abbiamo emesso dei mandati di comparizione – Poi, rivolgendosi alla telecamera continuò il discorso, - Hai le ore contate bastardo, ti starò con il fiato sul collo fino a quando non uscirai allo scoperto. Non c’è nessun posto abbastanza lontano dove tu possa nasconderti- La folla di giornalisti e curiosi lo assalì nuovamente con mille domande ma lui semplicemente li squadrò con disgusto e si allontanò con i medici. Susan rabbrividì. Dal discorso di Wash aveva capito che avevano trovato un’altra vittima ma che, per fortuna (o sfortuna?) era ancora in vita… e che doveva aspettarsi ancora fastidi dal comandante. Per tutta la mattina, infatti, Wash aveva continuato a chiamare in centrale chiedendo di lei. Si era fatta negare con la scusa dell’interrogatorio, ma conosceva le procedure e sapeva di non poterlo ignorare ancora per molto. Sbuffò seccata. Non le andava giù di essere presa di mira da quell’uomo arrogante e presuntuoso. Sapeva di non esserle mai stata particolarmente simpatica a causa del suo immediato inserimento nel gruppo dei criminologi di quel distretto. Alcuni colleghi le avevano confidato che Wash si era lamentato direttamente con il questore dopo che quest’ultimo l’aveva personalmente raccomandata per quel posto, dopo che lei aveva brillantemente partecipato alla risoluzione di un caso molto delicato. - ma che vada al diavolo – disse e spense nuovamente la TV Si preparò uno spuntino leggero anche perché il frigo era praticamente vuoto da settimane e scelse un cd dalla sua collezione. La musica l’aiutava a riflettere. Sapeva di non doversi intromettere nelle indagini di Wash ma la tentazione era troppo forte. - in fondo riguarda anche me dato che Wash mi ha inserito nella rosa degli indagati … e poi, devo assolutamente distrarmi… almeno per qualche ora- Susan accese lo stereo e si accomodò sul divano. Aprì il suo portatile e digitò la password per accedere al server della polizia. Cominciò a visionare i rapporti degli ultimi sei mesi che presentassero anche un solo particolare simile alle ultime due aggressioni. Sperava di trovare qualcosa, qualsiasi cosa la potesse aiutare ad avere delle risposte. Quando squillò il telefono Susan ebbe un sussulto. Si rese conto che erano passate parecchie ore solo quando, nell’alzarsi per rispondere guardò fuori dalla finestra e vide le luci della sera. - Pronto?- Oramai Susan rispondeva sempre con un certo timore. - Susan sono Delacroix, abbiamo un problema con il caso Memories – Era il suo capo. Susan sentì il sangue gelarsi nelle vene appena pronunciò quel nome. Per qualche ora era riuscita a non pensarci e lui bruscamente l’aveva riportata alla realtà. - che problema? L’avvocato ha fatto storie per l’interrogatorio di oggi? Perché se è così ci parlo io.. non deve intr.. –Delacroix la interruppe a metà frase. –no Susan si tratta delle vittime. Le abbiamo rintracciate tramite le indicazioni fornite nel suo diario ma nessuna è disposta a collaborare. Non vogliono sporgere denuncia, hanno paura. Due famiglie ci hanno già fatto contattare dai loro avvocati. Ci rimane una sola possibilità altrimenti.. – si interruppe per un momento… -altrimenti dovrete rilasciarlo vero? – Susan pronunciò queste parole e si accorse che stava tremando. - Si. Se non riusciamo a convincere almeno una delle vittime a sporgere denuncia entro 72 ore sarà libero. Quello vuole fregarci Susan. Ha calcolato tutto, si stà prendendo gioco di tutto il sistema. L’unica vittima di Memories che non abbiamo ancora contattato è Elizabeth Fernandez.- Susan fece un lungo respiro. Aveva sperato di riuscire a tenere fuori dall’indagine la donna che più di tutte le altre aveva subito la follia di Alex Memories. Ma adesso si trovavano in un vicolo cieco e non riusciva a trovare altre soluzioni. Sapeva che il compito di contattarla sarebbe spettato a lei. - Ok Simon, fammi preparare dai ragazzi la documentazione sulla Fernandez. Domani la contatterò io- Salutò Delacroix e chiuse la chiamata. All’improvviso si sentì di nuovo stanchissima, schiacciata da quella responsabilità. Sentiva il desiderio di riposare, addormentarsi e magari non pensare per qualche ora, ma doveva prepararsi in modo adeguato se voleva convincere Elizabeth ad esporsi ancora una volta. L’aveva vista un paio di volte soltanto ma aveva subito provato una forte simpatia per quella donna. La prima era stato la notte dell’arresto di Memories. Una pattuglia di passaggio aveva notato una macchina di grossa cilindrata appartata in una strada isolata e gli agenti avevano pensato di fare un controllo. Stavano per andare via quando avevano sentito dei lamenti provenire dal cofano dell’auto. Legata ed imbavagliata avevano trovato Elizabeth. La seconda volta era stato in centrale, dove lei era andata a ritirare alcuni effetti personali trovati nell’auto dopo la perquisizione. In quell’occasione le era stato chiesto di sporgere denuncia ma si era categoricamente rifiutata. Sembrava un fantasma, quasi volesse scomparire nel nulla per non farsi più trovare. Per un momento si erano guardate e lei le aveva accennato un sorriso. Solo qualche settimana dopo Susan si era resa conto delle violenze fisiche e mentali che Elizabeth aveva dovuto sopportare nei due anni precedenti. Leggendo il diario di Memories aveva capito che per lui era diventata una specie di sfida. La sua “maledetta ossessione” come lui stesso la definiva. - maledizione!! - disse con rabbia stringendo i pugni talmente forte da farsi male. Stanca e terribilmente nervosa aprì il file contenente tutte le informazioni su Elizabeth. Dopo qualche ora e parecchi caffè spense il portatile e si buttò sul letto esausta. Chiuse gli occhi e scivolò in un sonno agitato...