Creato da quattro.mani il 02/05/2007
Quando la fantasia non riesce più a stare dentro la mente,e corre via,imbratta i muri e riempie le righe dei diari.Quando si consumano le penne, e la voce non smette di raccontare i pezzi della storia creata per gioco..è il momento di agire!

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Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 10 Maggio 2007 da quattro.mani

Susan si sentì mancare la terra sotto i piedi. C’era qualcuno che stava cercando di incastrarla ma non sapeva perché e come fare per impedirlo. Qualcuno stava anche cercando di toglierle il caso Memories ma… perché? E che connessione c’era tra i due casi? Alzò il tono di voce e rispose cercando di apparire meno spaventata di quanto in realtà fosse.

-Cosa la spinge ad invadere la mia privacy a quest’ora di mattina ispettore Wash? E cosa vuole esattamente da me? Dovrebbe cercare l’autore di questi delitti e non accanirsi contro una sua collega!-

Susan non era disposta a lasciarlo spadroneggiare in casa sua. Quello era il suo territorio. Ma Wash la incalzò...

-Dottoressa non faccia finta di non capire. Conosceva entrambe le persone aggredite… e l’uomo morto in ospedale era il padre di Elizabeth Fernandez, vittima del suo sospettato-

Wash era in piedi davanti a lei e la fissava negli occhi con un odio che Susan non riuscì a spiegare.

- Memories non c’entra con il suo caso. E’solo una spiacevole coincidenza. In quanto a me ispettore, non ho più nulla da dirle. Le farò pervenire entro oggi il mio alibi per le sere degli omicidi se è questo che prevede la procedura-

Susan sapeva bene che mentire in un caso del genere equivaleva a giocarsi il posto ma non era assolutamente disposta a confidare a quell’uomo di aver ricevuto quelle strane chiamate. Si guardarono per un lungo istante poi Wash le puntò il dito contro e cominciò ad urlare

- Lei sa qualcosa dottoressa ed io scoprirò cos’è. Questo si chiama favoreggiamento lo sa? E’solo questione di tempo ma prima o poi crollerà!-

Era fuori di sè e Susan cominciò ad avere paura. Istintivamente cercò con lo sguardo la sua pistola appoggiata sul divano nella fondina di pelle ed ebbe chiaro dentro di sè che per Wash questo caso non era solo una questione di dovere. C’era qualcos’altro dietro la sua rabbia. Qualcosa di personale che lo toccava profondamente. Ma continuava a non spiegarsi l’odio che Wash nutriva nei suoi confronti.

- ispettore Wash credo si sia fatto tardi- gli disse indicando la porta. Era un chiaro invito a concludere la conversazione. Susan non tollerava quelle aggressioni verbali. Wash sorrise ironicamente poi fece per andarsene ma, poco prima di uscire si voltò di nuovo

- il comandante Delacroix non potrà proteggerla per sempre. E’riuscito a farla inserire facendo pressione sul questore in modo da tenere tutto sotto controllo ma non riuscirà a fermarmi. Tutti si sono sempre preoccupati per lei a causa della fine di suo padre ma io ho un’idea diversa su quella storia. Io so che lei ha sempre mentito. Io so che lei ha visto. Buona giornata… Susan –

Wash chiuse la porta alle sue spalle sbattendola con forza. Le sue parole scoppiarono nella testa di Susan come una bomba. Improvvisamente cominciò a collegare tante cose, tanti silenzi, tanti comportamenti strani che negli anni l’avevano accompagnata e, a cui non aveva mai dato troppo peso. Ma cosa c’entrava la morte del padre in tutta quella stria? E perché Wash aveva insinuato che Delacroix voleva proteggerla? Proteggerla da cosa? Del padre Susan non ricordava nulla, come del resto non ricordava nulla della sua infanzia. I suoi primi ricordi iniziavano da quando aveva circa dieci anni. Le avevano sempre detto che il comandante Terri era morto in servizio durante un’azione di polizia e che la madre l’aveva seguito poco dopo non avendo retto al dolore per la scomparsa del marito. Di lei si era presa cura la sorella maggiore e una sorella del padre che l’aveva accolte in casa. I medici ai quali si era rivolta negli anni le avevano sempre confermato che l’amnesia era dovuta al trauma vissuto per la morte dei genitori ed in modo particolare del padre cui Susan era molto legata. Durante gli anni dell’università Susan aveva tentato di fare delle ricerche sul padre e su quell’incidente di servizio di cui le avevano sempre parlato. Aveva cercato per mesi, facendo domande a vecchi colleghi e rovistando negli archivi dei giornali dell’epoca ma non era riuscita a trovare nulla. Tutto quello che riguardava quel periodo era sparito, cancellato, perso. E tutti i colleghi del padre avevano sempre evaso le sue domande con scuse banali. Alla fine si era arresa e si era buttata nello studio. Adesso lo sfogo di Wash aveva riaperto quella ferita mai rimarginata. E tutte le domande senza risposta che per anni avevano tormentato Susan. Decise che avrebbe parlato con la sorella. Sentiva il bisogno di sfogarsi, di trovare un filo conduttore a tutti i pensieri sparsi, alle emozioni che la sconvolgevano… sentiva il bisogno di capire il perché di quegli incubi così strani e poi… poi voleva assolutamente ricordare. Era stanca di avere quel vuoto nella sua memoria. Prese il cellulare e compose il numero. La sorella rispose quasi subito.

-Susan! Sono le otto di mattina è successo qualcosa?- Come sempre Adela era iperprotettiva nei suoi confonti.

- Ciao Adela, ma no stai tranquilla è tutto ok… cioè… stò seguendo un caso un po’ complesso ma tutto bene… - Come sempre Susan aveva innescato le sue “risposte automatiche”. Era sua abitudine far sempre finta che tutto andasse bene. Era un comportamento che ricordava di avere da sempre. Si sforzò di cambiare atteggiamento… almeno in quella circostanza.

- Adela no… non va tutto bene. Ho bisogno di parlarti di papà e di alcuni sogni che continuo a fare. Sei libera stasera? Io… ho bisogno di capire… - Poi all’improvviso le parole cominciarono a travolgerla come un fiume in piena e Susan raccontò alla sorella degli incubi, delle sensazioni che provava quando era davanti a Memories.. della strana frase di Wash e dell’odio che lui nutriva per lei. Dall’altro capo del telefono Adela rimase in silenzio. Susan percepì che c’era qualcosa di strano ma attese che la sorella rispondesse.

- Si Susan sono libera. Credo sia arrivato il momento di dirti la verità- Poi riagganciò senza dare a Susan il tempo di parlare ancora. Susan posò il cellulare sul tavolo e andò a prepararsi per la lunga giornata.

- Ma che diavolo succede? Cosa devo sapere ancora?- Poi si guardò allo specchio e per la prima volta ebbe paura del suo stesso passato

 
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Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 11 Maggio 2007 da quattro.mani

A pranzo Susan invitò Emily per una pizza.Quel giorno non aveva voglia di  studiare il caso Memories,aveva bisogno di concentrarsi sul "caso Terri " . Infilò i suoi jeans blu scuro.La sua taglia 42 glieli faceva calzare alla perfezione.Quegli occhi verde chiaro si intonavano splendidamente con la camicetta che aveva comprato il week end precedente al centro commerciale.Si specchiava,sorrideva e tirava su i capelli per decidere la pettinatura che intendeva fare quella mattina.il suo profilo non le piaceva, e il trucco,leggero,non faceva certo miracoli.aveva il naso di suo padre.Glielo aveva detto sua zia, e quel pensiero la riportò alla situazione che stava vivendo."cosa ti è successo,papà"disse allo specchio.Squillò il telefono."sarà Emily" pensò
-pronto?-
-Ciao tesoro sono io-La voce di Manuel le sembrò così rassicurante.Aveva proprio bisogno di sentirlo in quel momento-mi sei mancata tanto,cosa stai facendo?-
-Oh Manuel!che bello sentirti,ne avevo proprio bisogno!quando torni?-
-Strano che tu me lo chieda?Cosa succede,ti sento diversa- Rispose lui felice -Torno dopodomani-
-Bene allora ti racconterò tutto quando torni,non vedo l'ora di vederti- Aggiunse Susan,sinceramente.
-Susan,che succede?-
-Sto cercando di sapere cosa è successo a mio padre!-
Manuel rimase in silenzio,poi con voce fioca aggiunse-Perchè,Susan?Lascia perdere,oramai non ha importanza!-
Susan capì che anche Manuel era a conoscenza di tutto, e più se ne rendeva conto,più si sentiva fuori dal mondo.Era come vivere un TrumanShow,dove tutti recitavano  per crearle una vita fittizia.
- Cosa sai Manuel?- gli chiese con tono audace
-non chiedermelo,susan.Io voglio proteggerti.E non chiedere nulla a nessuno,lasciati tutto alle spalle-
la voce di Susan cominciò a tremare, e trattenne il pianto mentre gridò:
-Ma cosa?di che parli?che sta succedendo?-
-Ne parliamo al mio ritorno,te lo prometto.Ma adesso non fare così, e aspetta me per qualunque cosa. Ti prego Susan,non farmi stare in pensiero.Ti bacio,devo chiudere ora!- e riagganciò.
Susan cadde in un angoscia mista a rabbia.Adesso era ancora più determinata.Possibile che tutti sapevano? Emily non l'avrebbe delusa!

Al tavolo della pizzeria Susan era agitata, tormentata,ed emily se n'era accorta.Susan non sapeva da dove cominciare e temeva in qualche modo che anche Emily sapesse..Poi trovò il coraggio di parlare  e le raccontò tutto quello che le era accaduto.Dei sospetti di wash,delle sue dure parole,della telefonata di Adela e qualle con Manuel.Emily non si mostrò sosrpresa,anzi sembrava come se si aspettasse che prima o poi sarebbe arrivato quel momento.La guardò con occhi dispiaciuti e poi aggiunse.
-Sapevo che prima o poi saresti tornata a combattere con questi fantasmi, e mi dispiace che questo momento sia arrivato così presto.Non so se sapere ti faccia bene.L'hai rimosso, e l'hai fatto con tanta fatica.Ce l'abbiamo messa tutta affinchè tu potessi dimenticare,ma sapevamo che sarebbe giunto il momento in cui tu avevi bisgogno di ricordare.Ma questo ti farà male.Lo sai vero?- Emily sapevo ciò che diceva ,ma a Susan venivano in mente solo dubbi,domande,paure.non parlava e allora Emily continuò.-L'omicidio è stato un duro coplo per tutti.Susan sussultò -omicidio?di quale omicidio parli?-Emily si sorprese-O mio Dio! ero sicura che almeno questo tu lo ricordassi!!!-Susan la guardò e poi scappò via!Emily non tentò di fermarla.Rimase seduta e scoppiò a piangere.Prese il cellulare e chiamò Adela.In lacrime le disse -E' arrivato il momento.Mi dispiace,io non sapevo cosa dirle.Non so cosa ricorda e cosa no!devi intervenire.Chiama Manuel e fallo correre qui.Io mi metto subito in contatto con Robert.Organizziamo un incontro tutti insieme.Mi raccomando,fà in modo che ci sia il dottor Paolo Amsterdam- e riagganciò.

 
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Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 20 Maggio 2007 da quattro.mani

Mentre l'ascoltava parlare Susan si sentì sopraffare da un tremendo senso di vuoto. Improvvisamente tutto ciò che le era familiare le si stava sgretolando tra le mani. I suoi amici, la sorella... Manuel, tutti sapevano. Tutti tranne lei. C'era stato un omicidio, il padre era morto. Non era stato un incidente allora. E perchè i rapporti della polizia erano spariti? Perchè non aveva trovato nulla che riguardasse quel maledetto episodio?

Cercò di ricordare ogni sguardo, ogni parola, ogni momento degli anni passati cercando qualche indizio, qualsiasi cosa l'aiutasse a placare quella sensazione di smarrimento. Si sentì sola in mezzo ad una moltitudine di gente. Guardò Emily in lacrime ma non riuscì a far nulla. Era come paralizzata dai suoi stessi pensieri.

Emily concluse la chiamata e guardò l'amica negli occhi. La sua voce era rotta dal pianto e da un'antico senso di colpa.

" mi dispiace. L'abbiamo fatto per te, per proteggerti. Dicevano che con il tempo saresti riuscita a dimenticare, ad andare avanti. Che avresti ricordato. Stava andando tutto così bene... poi hai cominciato a comportarti in modo strano, ad essere così distante. Hai allontanato tutti e quel tizio che stai seguendo è diventato un'ossessione... "

Susan ascoltò l'amica quasi in trance. Non riusciva a reagire, non riusciva a piangere ad urlare. Era paralizzata e terrorizzata. Voleva solo uscire da quell'incubo in cui era finita. Voleva solo capire. Capire e ricordare. Facendo un'enorme sforzo di volontà si alzò in piedi e con un filo di voce si rivolse all'amica.

"non so più chi sono, non so chi siete voi. La mia vita va in pezzi e non riesco a controllarla. Chiama mia sorella, chiama Manuel e tutto il mondo se necessario, ma fallo in fretta. Ho bisogno di sapere tutta la verità, ho bisogno di capire. Non importa quale sarà il prezzo"

Emily la guardò a lungo. Dal suo sguardo traspariva una grande sofferenza, come se quel segreto così a lungo taciuto avesse tenuto aperta una ferita antica. Ma Susan ci lesse anche una paura che non seppe spiegare. Le chiese di contattarla appena fosse riuscita a riunire quei "tutti" e quasi scappò via.

Girovagò per la città senza meta, la mente invasa da mille pensieri. Pianse... senza nemmeno capire da dove veniva quel dolore atroce che sentiva improvvisamente dentro. Solo il trillo del cercapersone la riportò alla realtà. Guardò il numero e si ricordò dell'appuntamento in centrale. Lentamente cominciò ad incamminarsi verso casa. Aveva bisogno di un bagno caldo e di qualche ora di sonno prima di affrontare quel vuoto di ricordi che finalmente stava per essere colmato. Riaccese il cellulare. Immediatamente il display cominciò a lampeggiare. C'erano due chiamate e un sms. Robert e Adela avevano provato a chiamarla. Il messaggio invece era di Delacroix. Lo aprì e lo lesse.

"Mi spiace per tutto quello che stai passando ma forse è ora che tu sappia la verità, ci vediamo alle 20.00 a casa di Adela"

 
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Post N° 18

Post n°18 pubblicato il 20 Maggio 2007 da quattro.mani

Anche Delacoix faceva parte di "tutti"!Forse allora il comandandte wash aveva ragione,il suo posto di lavoro non l'aveva ottenuto per merito!Tutto crollava nella sua mente,e niente le sembrava più reale.Alle 20.00 l'appuntamento a casa di Adela avrebbe forse schiarito le sue idee,pensava ,mentre la schiuma nella vasca le accarezzava la pelle.Mille dubbi ,mille pensieri angoscianti le invadevano la testa, e lei cercava di abbandonarli.Cosa mi ha fatto Papà?"continuava a ripetersi,cercando una soluzione diversa da quella che palesemente le balenava in testa.Si vestì in fretta,senza avere cura nella scelta degli abiti.Improvvisamente il campanello di casa suonò.Non aspettava visite, e non aveva nemmeno voglia di incontrare nessuno.Lasciò che suonasse ancora,finchè la voce di manuel da fuori le urlò :

-Susan apri sono io!Apri,lo so che sei in casa!Apri!-

Susan corse verso la porta.Aveva tanto bisogno di lui.Aprì la porta e gli si buttò tra le braccia.Lui la strinse forte, e la baciò.Lei gli si aggrappò addsso e lo baciò piangendo.Entrarono in casa senza smettere di baciarsi,di abbracciarsi.Una passione mista a dolore,rabbia,non gli permetteva di dividersi.Si spogliarono velocemente,con passione,con grinta.Caddero sul divano e cominciarono a fare l'amore, come non lo facevano da tanto tempo.Susan non aveva voglia di pensare.Aveva solo bisogno di sentire l'amore di MAnuel.Lo travolse .Manuel non sembrava spaesato,riusciva a tenere il ritmo di lei,che vorticosamente lo baciava ,lo toccava e piangeva.Susan gridava con tutto il fiato e le sue urla mostravano una tensione ed una rabbia .Era bramosa del corpo di lui.Alla fine si strinsero forte e  piansero entrambi.

Manuel si accese una sigaretta e Susan,ormai quasi calma,lo guardava e gli accarezzava il profilo.

-ho paura di quello che scoprirò stasera-Gli disse Susan.

-lo so,amore mio.é per questo che ho preso il primo volo per raggiungerti.Ci sono io con te, e ci sarò sempre.Quello che ti diremo stasera potrà farti male.Devi essere pronta,noi ti siamo vicini.-

-é la mia battaglia ,Manuel.-Disse Susan,alzandosi.

Si vestirono e si diressero da Adela.

in macchina Susan non aprì bocca.Manuel la vedeva assorta nei suoi pensieri.Allungò la mano per cercare quella di lei, e la strinse forte.Nessuno dei due parlò per l'intero tragitto.Arrrivati sotto casa di Adela,manuel scese dalla macchina e le aprì lo sportello.Susan non scese.Manuel si chinò sulle ginocchia e le prese la mano.

-Sei forte Susan.Ce la devi fare-

Finalmente lei lo guardò.Vide i suoi occhi neri,e i capelli un pò più lunghi di quando l'aveva lasciato partire.Era abbronzato, e molto più bello.Si chiese come aveva fatto a dirgli di no,quando lui dolcemente le aveva proposto il matrimonio."che sciocca sono stata a rischiare di perderlo"pensò mentre lentamente scese dall'auto.

Adela aprì la porta e abbracciò sua sorella fortissimo,quasi come se le fosse appena capitata una terribile tragedia.Susan trattenne le lacrime.

NEl soggiorno di Adela c'rano tutti.Emily e robert sedevano sul divano,Delacroix fumava accanto alla finestra.Un uomo che lei conosceva bene,ma non ricordava come,sedeva accanto al tavolo rotondo,color ciliegio.

-Ti ricordi del dottor Amsterdam,susan?-  le chiese adela indicando quell'uomo.Piano piano i ricordi riaffioravano.Era uno psicologo,Susan l'aveva visto un paio di volte.C'era stata anche con suo padre.

-No! non lo ricordo-Mentì lei.Voleva fare tabula rasa.Voleva che le fosse spiegato ogni cosa.

Si sedettero e cominciaro con assurdi convenevoli,perchè nessuno sapeva da dove cominciare.

-chi ha ucciso papà?-disse susan stroncando tutti.Adela le prese la mano e le disse.

-Tesoro,cerca di rilassarti, e permettici di parlarti.Il dottor Paolo amsterdam ha cominciato a studiare i tuoi disturbi da quando avevi 8 anni.Papà e mamma ti portarono da lui quando cominciasti a  comportarti in modo strano.All'inizio fu difficile trovare l'effettiva causa del tuo male,ma poi finalmente tutto venne fuori.Anche se eri un bambina riuscisti a raccontare tutto.-

Poi intervenne Emily e disse :

-Hai subito delle violenze,Susan. e tuo padre...-

Susan la interruppe:

-Ma cosa state dicendo? io non ricordo nulla!!é assurdo.Mio padre mi adorava ,io amavo lui.Non potete dirmi che lui mi ha...-

Adela le prese la mano e aggiunse-Aspetta Susan,non correre.Papà non ti ha fatto proprio niente.Lui ti amava,è vero.Non rendere la cosa più difficile!-Susan si sentì sollevata.Fino a quel momento gli unici terrificanti dubbi che aveva riguardavano il padre.Pensava a quali assurde,miserabili cose le aveva potuto fare, e invece finalmente quella frase di Adela la tranquillizò.

il dottore prese la parola:

-Risultò che avevi subito ripetute violenze da un uomo poco più grande di te,una persona di cui ti fidavi, e che vedevi con assiduità.Da quando emerse questa valutazione cominciarono le indagini.Una tramenda caccia all'uomo,di cui tuo padre era a capo-

Adela continuò: - papà aveva in mente di trovare quel bastardo e fargli chissà quali torture ,e più le indagini andavano avanti,più l'uomo misterioso sembrava essersi volatilizzato.Nessuna traccia,nessun indizio,solo le tue parole e i segni sul tuo piccolo corpo.-

Susan rabbrividì. Adela aggiunse - il caso diventò complicato e papà  sembrava impazzire.Purtroppo questo suo atteggiamento lo portò a perdere il caso.Era troppo coinvolto secondo i suoi capi e quindi gli fu vietato di continuare.Ma sai com'era papà.Come sarebbe ogni padre che,in quella situazione, riceve la stessa condanna.Continuò da solo.Abbiamo ragione di credere che Papà riuscì a trovarlo,ma le prove per incastrarlo erano pochè,quasi inesistenti.Secondo quanto diceva mamma,l'uomo aveva "le spalle coperte",ottimi avvocati che non gli avrebbero certamente permesso di marcire in galera.Papà  una sera lo seguì,e finalmente lo bloccò.Lo avrebbe ucciso,a costo anche di finire i suoi giorni in carcere.-Adela si interruppe e scoppiò in lacrime

Robert abbracciò adela e continuò.-é stato lui ad uccidere tuo padre,quella notte!-

Susan era sconvolta,ma allo stasso tempo le sembrava stranamente di essere sollevata.Suo padre era morto per lei, e non era quel mostro che per un momento aveva creduto

-Chi è quest'uomo.?-chiese Susan.

Manuel rispose: 

-purtroppo non lo sappiamo.non lo sa nessuno.A tutt'oggi le indagini non hanno portato da nessuna parte.Tutti noi siamo convinti che la sua identità non è segreta,ma la sua posizione e le sue "spalle coperte" hanno fattò sì che si gettasse polevre e che il caso fosse archiviato.-

-Archiviato?Come archiviato?-Ribattè susan.Manuel continuò-Ci dissero che il caso ,non essendo stato risolto in un tempo utile, era stato archiviato.Dell'uomo non c'era traccia e tantomeno prove che lo incastrassero.Il dottor Amsterdam,in conseguenza a questo consigliò a tua madre una terapia che ti permettesse di dimenticare.L'omicidio di tuo padre non è mai stato reso noto.Così decise chi seguiva le indagini.Lo giustificò dicendo che altrimenti si sarebbe dovuta svelare tutta la storia e questo avrebbe creato solo distruzione,per te e per l'intera città.L'omicidio fu passato per incidente.Tutti noi abbiamo collaborato affinchè la tua terapia funzionasse.-

Susan rimase per qualche secondo in silenzio.Poi con foga ,si alzò in piedi e disse a tutti-io troverò quell'uomo-

 
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Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 23 Maggio 2007 da quattro.mani

Quando Susan si svegliò erano le dieci passate. Dopo essere andata via da casa della sorella aveva passato parecchie ore in giro per la città senza una meta precisa. Non riusciva a smettere di pensare alle parole dei suoi amici, alle verità che per troppo tempo le avevano taciuto e, al padre. Per anni aveva cercato di capire, di trovare risposte a tutte le sue domande e adesso che le aveva non riusciva a sentirsi sollevata. Anzi, quella terribile verità la stava soffocando. Il dolore, misto ad una rabbia che le faceva paura l'aveva accompagnata in quella folle corsa nella città deserta. Solo dopo quella strana chiamata aveva deciso di  tornare a casa e cominciare a cercare.

Aprì gli occhi e si rese conto di aver dormito sul divano completamente vestita. Guardò il pc e vide che l'aveva lasciato acceso. Sfiorò con una mano il pad e lo screen saver scomparve. Sullo schermo il cursore lampeggiava e Susan capì che la ricerca avviata la sera prima aveva prodotto dei risultati. L'istinto di mettersi subito al lavoro era fortissimo ma si trattenne. Doveva ricomporsi e procedere con calma. E poi, era già tardissimo e doveva correre in centrale. Guardò la foto del padre e sentì di nuovo la rabbia stringerla in una morsa terribile.

Si alzò dal divano e prese l'agenda per organizzare la giornata. In quel momento squillò il telefono. Come da sua abitudine lo lasciò squillare sapendo che di lì a poco la segreteria si sarebbe messa in funzione.

-Ciao, sono Susan e non posso rispondere, lascia un messaggio e sarai richiamato-

-Susan... smetti di cercare dove non devi... sei proprio come il tuo vecchio... testarda e ficcanaso...-

Susan corse verso il telefono ma nel momento in cui alzò la cornetta la voce dall'altro capo riagganciò.

-Maledizione - ringhiò e d'istinto staccò la presa dal muro. Poi, gurdò il pc sul tavolino e sussultò. Qualcuno stava controllando il suo computer. Qualcuno sapeva quando si collegava e cosa cercava. Ma come era possibile? Il suo era un portatile della polizia scientifica protetto da password e certificati molto sofisticati. Eppure... quella chiamata e le parole dei suoi amici la sera prima...

-chi copre le spalle all'assassino di mio padre? chi è che ha fatto archiviare il caso?-

poi come in un flash le venne in mente il motivo per il quale il padre era stato assassinato. Qualcuno l'aveva molestata. Qualcuno che lei conosceva e di cui si fidava. Il senso di nausea la costrinse a sedersi. Non ricordava nulla eppure l'idea che qualcuno avesse violato la sua innocenza di bambina la turbava profondamente. Per qualche strano motivo le venne in mente Alex Memories. Era certa che lui avesse percepito qualcosa in lei ed ebbe la spiacevole sensazione che la stesse quasi studiando come faceva con le sue prede. Quest'ultimo pensiero la fece infuriare.

Corse in bagno a farsi una doccia. Non vedeva l'ora di incontrarlo nuovamente. Doveva cominciare a mettere ordine nella sua vita e ricostruire il suo passato. Era certa che solo in questo modo sarebbe riuscita a trovare l'uomo che aveva assassinato suo padre... e che adesso cercava di impedirle di scavare ancora.

 
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Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 27 Maggio 2007 da quattro.mani

chiuse la porta dietro di se per uscire e recarsi in centrale.Durante l'ultima mandata della chiave,sentì il telefono squillare dall'interno di casa sua; "non ho tempo ora" pensò.Si mise in macchina, e percorse i 2 chilometri per raggiungere la centrale.Guardava la gente per strada e le sembrava di essere osservata.Tutti sembravano conoscere la verità, e guardarla con occhi dispiaciuti.

In centrale arrivò carica di energia.Avrebbe voluto fare a pezzi quell'uomo,per mettere a tacere quelle voci che dentro di lei le impedivano di essere forte durante gli interrogatori.Delacroix le andò incontro.

-ho provato a chiamarti,ma forse eri già fuori-le disse.

-correvo qui,per incontrare Memories.Perchè mi cercavi,sapevi dell'incontro di oggi,no?-

-Era proprio di questo che volevo parlarti-Disse Delacroix con tono indeciso.Sembrava cercare le parole giuste per un discorso complicato.-non potrai interrogarlo oggi,Susan-

-Come?-scattò lei - cosa vuol dire "non posso"?-

-So come ti senti,quello che stai passando,ma purtroppo la legge è legge- disse delacroix perdendosi in luoghi comuni che a Susan non sembravano chiari. - il suo avvocato ha ottenuto il rilascio!-poi sospirò,come se finalmente fosse riuscito a sputare fuori un boccone avvelenato.

Susan scappò via.Aveva vinto Alex, e lei subiva ancora una sconfitta.Era colpevole,palesemente;eppure niente poteva trattenerlo.In qualche modo Susan era preparata a questo momento.Si rimise in macchina e si diresse a casa,nuovamente.Lasciò cadere la borsa all'ingresso e si accasciò sul divano."aiutami papà!"sussurrò.

Adela era una persona che conservava ogni tipo di oggetto,come ricordo di un momento andato.Susan non lo sopportava.Odiava quel suo modo di fare.Quei cassetti pieni di scontrini,foto,biglietti da visita e volantini.Per non parlare di sassolini,bottigliette e sourvenirs vari.Eppure adesso quella caratteristica di Adela poteva esserle di grande aiuto.Le telefonò.

-ciao adela, sono io: Susan-

Dall'altro capo del telefono la sorella fu palesemente felice di sentirla-Come stai Susan?Ero molto in pensiero-

-Ho bisogno di una cosa,che tu sicuramente hai.Sto venendo da te-

La raggiunse in un istante.il luogo in cui abitava Adela sembrava il paese delle meraviglie.Viali alberati,parchi pieni di verde, e infinite file di villette a schiera.Lungo la strada il mare luccicava, e sembrava cantare.La gente lì era solita spostarsi con la bicicletta, e lasciava le strade silenziose.In fondo ad uno dei viali la villa di adela si estendeva per 200 metri quadrati.Su due livelli.Adela e suo marito non avevano bambini, e quella casa ,solo per loro sembrava infinitamente grande, e vuota.

Susan parcheggiò l'auto sul ciglio della strada.Guardò attraverso la finestra più bassa e salutò sua sorella impegnata ai fornelli.

-Scusa se mi sono precipitata qui-Disse susan,mentre adela le versava il caffè - so che ci vengo poco qui-continuò.

Adela l'accarezzò e aggiunse - Non potresti vivere qui, e non riusciresti a stare nemmeno un pò!è troppo tranquillo per te!-Sorrisero.

Susan aveva chiesto ad Adela se conservava qualcosa del padre, e non fu sorpresa del fatto che lei teneva due scatoloni di roba.

Prese il caffè e gli scatoloni,Salutò adela e Andò via.Dallo specchietto retrovisore ,durante il tragitto,continuava a guardare gli scatoloni poggiati sul sedile posteriore.Li guardava come se volesse guardare dentro,tanta era la curiosità.Era sicura di trovarci dentro qualcosa.Tutti le dicevano che aveva lo stesso carattere del padre, e per questo sapeva che lui avrebbe lasciato qualche indizio,come avrebbe fatto lei nella sua situazione. 

non ricordava granchè di suo padre,ma se lo immaginava estremamente intelligente.D'altronde lui era stato capace,da solo,di scovare quel criminale.

Tornò a casa e trascinò con sè gli scatoloni.Li poggiò sulla tavola.Poi qualcuno suonò alla porta.Un giovane ragazzo,con gli occhiali e le lentiggini le porse una rosa con un biglietto.

-chi me la manda?-domandò stupita Susan.Capì che quel giovanotto non doveva essere un fioraio,nè un postino,poichè non indossava alcuna divisa particolare.Il ragazzo la guardò stranito,indicò un auto alle sue spalle e scappò via.Susan alzò lo sguardo in direzione dell'auto,nera, di grossa cilindrata,ma non riuscì a vedere chi fosse alla guida.Quando l'auto passo a dieci metri da lei,il passeggero seduto a fianco dell'autista tirò su il finestrino,ma in quei pochi attimi Susan riconobbe lo sguardo.Si sentì gelare.Era Alex Memories!Rimase inerme qualche istante,come pietrificata,strine forte la rosa e la scaravento sulla strada.Nell'altra mano aveva ancora il bigliettino..

 
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Post N° 21

Post n°21 pubblicato il 27 Maggio 2007 da quattro.mani

Si chiuse la porta alle spalle sbattendola.

- Maledizione! Ci mancava solo Memories libero- disse mentre apriva il bigliettino consegnato con la rosa. Riconobbe la grafia, aveva passato fin troppe notti leggendo il suo diario. Lesse ad alta voce la frase.

"la prossima volta saremo soli. Ottengo sempre ciò che desidero"

Un brivido di paura le corse lungo la schiena. Conosceva quella frase, l'aveva già vista nel suo diario. Sapeva che Memories amava distruggere le sue vittime psicologicamente prima che fisicamente. Si era sorpresa molte volte davanti alla preparazione che quell'uomo aveva. Niente era fatto a caso. studiava ogni cosa in modo maniacale. Scosse la testa, poi prese il biglietto e lo accartocciò.

-non sono una tua vittima Alex Memories. Ti conosco come nessun altro, non ti permetterò di entrare nella mia vita-

Susan decise di concentrarsi su altro, in realtà aveva paura di quell'uomo ma non voleva ammetterlo nemmeno con se stessa. Non le era mai capitato prima, non si era mai lasciata coinvolgere in quel modo. Ma lui... lui aveva qualcosa in quello sguardo. Prese gli scatoloni contenenti i ricordi del padre e li aprì. Adela aveva conservato veramente di tutto. Lentamente cominciò a controllare ogni cosa. Non sapeva cosa stava cercando ma era sicura che avrebbe trovato qualcosa.

Era notte fonda quando si alzò scoraggiata dal divano. Aveva svuotato gli scatoloni e cercato un qualsiasi indizio senza trovare nulla. Si era emozionata rivedendo le foto di lei e suo padre, leggendo le lettere che aveva scritto alla moglie quando ancora erano fidanzati, aveva pianto quando aveva trovato i suoi disegni conservati gelosamente in una custodia di pelle. Ma niente che potesse aiutarla.

-papà lo so che mi hai lasciato qualcosa. ma cosa? come devo cercare?-

Guardò l'orologio, e si diresse verso la camera da letto. Si spogliò velocemente e si infilò sotto le coperte. Il sonno arrivò quasi subito ma, come spesso le accadeva negli ultimi tempi fu agitato e pieno di incubi.

Si svegliò urlando e con la gola in fiamme. Sempre lo stesso maledetto incubo... ma... c'era un particolare diverso che le era rimasto impresso nella mente. Dalla luce che filtrava dietro le tende capì che doveva essere quasi l'alba.

Bevve l'acqua sul suo comodino e cercò di calmarsi. Si accese una sigaretta e scese dal letto. Voleva controllare di nuovo quelle carte del padre. Qualcosa l'aveva colpita ma non sapeva cosa.

Come sua abitudine quando studiava un caso complicato cominciò a sfogliare ogni cosa velocemente. La mente razionale non riusciva a percepire ciò che l'inconscio invece assorbiva benissimo. Rilesse le lettere cercando un significato nascosto dietro ogni parola... ma niente. Poi all'improvviso guardò una delle foto sparse sul tavolino e si sentì mancare il fiato.

Era la foto di una festa in un giardino. Non ricordava dove, non riconosceva il posto. C'erano delle persone in piedi in un angolo, sotto un bellissimo patio in legno, che guardavano verso un gruppetto di bambini che giocavano insieme. Riconobbe la madre ed il padre ma nessun altro. C'era lei piccola, con i capelli sciolti e quel vestitino che le piaceva tanto. Gli altri bambini le erano assolutamente sconosciuti, tranne uno.

Guardò attentamente sperando di sbagliarsi. Il bambino era in piedi, appena poco distante dagli altri. Guardava direttamente nell'obiettivo della macchina fotografica con un tale terrore che Susan trasalì. Quegli occhi verdi erano rimasti immutati nel tempo. Era cambiato solo lo sguardo. Da terrore a rabbia cieca. Ne era sicura. Quel bambino era Alex Memories.

Susan si accasciò sul divano con la foto stretta tra le mani. Non riusciva a staccare gli occhi da quel bambino. Sembrava la stesse guardando. Girò la foto sperando di trovare qualcosa che l'aiutasse a capire. C'era solo una data e null'altro. Calcolò velocemente che era stata scattata un'anno prima che il padre fosse ucciso.

Ma com'era possibile che da bambina avesse giocato con Memories? Aveva controllato la sua scheda mille volte e non abitava nella zona dei suoi genitori. E chi era l'uomo che aveva scattato la foto? Non poteva essere il padre dato che entrambi i genitori erano presenti nella foto. E perchè quel bambino aveva quello sguardo così terrorizzato?

Era una coincidenza troppo grande e non sapeva se ridere o piangere. Era la sua mente che cominciava a farle brutti scherzi o quella foto era la chiave di tutto?

Corse a vestirsi. Doveva assolutamente parlare con la sorella. Solo lei poteva dirle qualcosa in più su quella foto.

Due ore dopo era di nuovo a casa davanti al suo portatile più confusa e terrorizzata di prima.

Era arrivata a casa di Adela sicura di capire qualcosa in più su quella foto, su Memories e sulla persona che l'aveva scattata.

La sorella aveva guardato la foto con attenzione poi aveva scosso la testa e aveva sospirato.

-eravamo in vacanza. Un collega di papà era stato invitato con la famiglia ad una festa di non so quale pezzo grosso e lui invitò anche la nostra famiglia. Mi ricordo che era una casa enorme e tantissimo verde intorno ma non saprei dirti chi sono queste persone nella foto e nemmeno chi scattò la foto. Il bambino era loro figlio. Se non ricordo male mi sembra si chiamassero Green o qualcosa del genere. Mi dispiace Susan ma è passato tanto tempo. Ma perchè è così importante?-

Lei aveva solo scosso la testa poi era scappata. Arrivata a casa aveva inserito nuovamente i dati di Memories nel database della polizia e ricontrollato la sua scheda sperando di non aver ragione.

-come ha fatto a sfuggirmi un particolare così importante? non è possibile... papà aiutami...-

Alex Memories non era il figlio naturale di James e Margaret Memories. All'età di cinque anni era stato adottato in seguito all'omicidio dei suoi genitori, Sandra e Leonard Green. La polizia scientifica aveva trovato il bambino in stato di shoc e dal referto medico avevano appurato che da tempo subiva violenze da qualcuno. L'omicida non era mai stato preso. Il piccolo era stato inserito nel programma di protezione testimoni, ed in seguito affidato ai Memories che l'avevano portato lontano da tutto quell'orrore.

Susan continuava a guardare lo schermo del portatile e sentiva il cuore batterle nel petto fino a farle male. Tremava, aveva paura anche solo a formularlo quel pensiero.

Alex Memories era l'unico in grado di dirle chi era l'uomo che aveva scattato quella foto e perchè lui ne era tanto spaventato.

 
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Post N° 22

Post n°22 pubblicato il 28 Maggio 2007 da quattro.mani

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Post N° 24

Post n°24 pubblicato il 29 Maggio 2007 da quattro.mani

l'idea che in qualche modo quel mostro avrebbe potuto collaborare con lei,la terrorizzava e allo stesso tempo le suscitava ribrezzo.Eppure era l'unica strada.Adela aveva detto che il legame tra i loro genitori e la famiglia Green era un collega del padre.Ma chi?come fare per rintracciarlo?.Richiamò Adela.

-Susan,ma cosa c'è di tanto importante?Aiutami a capire,voglio collaborare con te.Anche io voglio trovare l'assassino di papà!-

Susan colse la sofferenza della sorella,e  capì quanto male le aveva fatto non poterne parlare con lei.Sentiva in Adela un' energia spaventosa,la voglia repressa di fare a pezzi l'assassino.

-Adela- disse Susan -Dobbiamo trovare quel collega.- Poi le spiegò che non poteva parlarne al telefono,e che l'aspettava a casa.

Dopo un'ora Adela la raggiunse.Sull'uscio della porta aveva lo sguardo deciso di chi è pronto a combattere,e In mano aveva un'agendina,nera,vecchia e sfruttata.Susan la invitò a sedersi e mise su un caffè.Adela non fece domande quando Susan chiuse tutte le tende e staccò il telefono.Susan si giustificò dicendo semplicemente che qualcuno,forse, la spiava.L'agendina apparteneva alla madre di Susan, ed era conservata in altri scatoloni. -nostra Mamma!come ho fatto a tralasciare gi effetti personali di mamma.Anche lì può esserci qualcosa..- Disse susan ,ma il suo entusiasmo fu bloccato da Adela che le prese la mano,si avvicinò all'orecchio e le sussurrò -non urlare! ho guardato io negli scatoloni di mamma,e credo di aver trovato qualcosa.Non ci avevo mai dato peso,perchè è scritto in una specie di codice.Non te l'ho portati perchè questa casa non è sicura. -

Poi su un foglietto scrisse"vieni da me oggi pomeriggio alle15.00".Susan lesse il foglietto,sorrise,baciò la sorella e stracciò il foglietto,poi aggiunse sorridendo-Io sono troppo precipitosa,mamma lo diceva sempre.Dovrei essere più razionale e attenta,proprio come te Adela.- .

Aprirono l'agendina e si persero negli infiniti nomi,numeri e indirizzi che la loro madre scriveva meticolosamente.Come fare per riconoscere quali di quei nomi apparteneva ai colleghi del padre?

-basterà inserirli nel database della polizia.poi chiameremo e sapremo i collegamenti.-Disse Susan soddisfatta.

Riuscirono a risalire a una decina di colleghi.Poi Uscirono per andare in centrale:il portatile di Susan non poteva essere sicuro.Avrebbero continuato le ricerche da lì .

Delacroix fu sorpreso di vederle,ma Susan si giustificò dicendo che erano solo di passaggio e che doveva prendere una cosa dal suo ufficio.

L'ufficio di Susan era completamente in disordine.La scrivania era piena di fogli,post-it incollati ovunque,matite consumate e block notes usati a metà.Le pareti piene di foto segnaletiche e fogli di appunti.Adela era palesemente infastidita da tutto quel disordine, e avrebbe voluto riordinare tutto,come d'abitudine faceva in casa sua.Susan la guardò e subito giustificò il caos del suo ufficio dicendo:- io riesco a trovare tutto in questo disordine.Se mettessi in ordine perderei la cognizione, e non saprei più dove sono le cose che cerco!"Adela scosse la testa ,e sorrise.Poi saggiamente aggiunse - mettiamoci a lavoro!-

Accesero il pc, e cominciarono una ricerca sui coniugi Green.La ricerca produsse un'infinità di links,soprattutto per la carica di senatore di Leonard, e per l'affermato successo Di Sandra come ballerina di danza classica.

Dopo essersi sposati nel 1965 avevano dato alla luce l'unico figlio,Niko ,nato il 26 aprile del 1967.Dopo un breve periodo avevano ottenuto l'affidamento del fratello di Sandra,di nome Alex.

A leggere queste parole Susan rimase stupefatta.Adela cercava di capire,ma Susan aveva troppa voglia di continuare la ricerca, e avrebbe spiegato tutto alla sorella,solo dopo.Inserì nel campo di ricerca il nome Niko Green,che pressapoco doveva avere la sua età.Venne fuori che dopo la morte dei suoi genitori fu preso in adozione dal fratello di leonard green,un affermatissimo avvocato,mantenendo i suoi connotati.Oggi è un agente di polizia.Vide tra le immagini le foto da bambino, e si accorse che era lo stesso bambino che l'aveva colpita sulla foto che aveva trovato negli scatoloni del padre.Aveva lo stesso  identico sguardo di Alex Memories,probabilmente lo stesso di Sandra.Ancora più sonvolta,Susan inserì ora Alex Green,ma questa ricerca non diede alcun risultato.Provò con il cognome di Sandra,Mikjova, ma i risultati furono davvero pochissimi.Tutto finiva all'età di 16 anni,quando Sandra e Leonard frono uccisi.Dopodichè,nulla.Vide tra le immagini, e trovò le foto.La conferma che si trattava di Alex Memories arrivò quasi subito.

Spiegò tutto ad Adela,la quale subito si pose un quesito:

-perchè Alex ha dovuto cambiare i suoi connotati per protezione testimoni,dopo l'omicidio dei Green, e Niko non ne ha avuto bisogno?-

Susan non seppe rispondere.Niente le sembrava averen senso.Tutto era confuso.Doveva dare ordine alle idee,racimolare ìgli indizi e ricucire il mistero.Non rispose.

la porta dell'ufficio si spalancò.entrò Delacroix:

-Susan,c'è stato un altro omicidio!-

 
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Post N° 25

Post n°25 pubblicato il 31 Maggio 2007 da quattro.mani

Dopo aver accompagnato Adela a casa e aver parlato con Delacroix Susan si diresse verso casa. Era stanca, spaventata, e si sentiva schiacciata dal peso degli ultimi avvenimenti. Voleva almeno una risposta alle troppe domande che si affollavano nella sua mente. Delacroix le aveva detto che la vittima era un ex poliziotto del loro distretto e quando lui le aveva comunicato il nome il mondo le era crollato addosso. La modalità era la stessa degli altri omicidi e, come sempre la scientifica brancolava nel buio. Non l'aveva mai visto così scosso e preoccupato. C'era un serial killer che si divertiva a prenderli in giro, che si divertiva a massacrare poveri innocenti e che in qualche modo le stava lanciando una sfida.

Si sentiva chiusa in una gabbia dalla quale non riusciva ad uscire. Memories a piede libero, il legame che aveva con il suo passato, la scoperta della morte del padre, le chiamate anonime che aveva ricevuto nei giorni precedenti. Stava cedendo, si sentiva fragile e lei odiava sentirsi così. Mentre era assorta nei suoi pensieri sentì il cellilare vibrare nella tasca. Lo prese e lesse il messaggio. Era Manuel. Negli ultimi giorni l'aveva chiamata spesso per assicurarsi che stesse bene. Lei lo aveva rassicurato... mentendo.

-ciao piccola, so che per te è un momento difficile. Ricorda che ci sono. Ti amo. Manuel-

Si sentì terribilmente in colpa. Stava trascurando di nuovo l'uomo che l'amava con tutto il cuore. Non voleva perderlo di nuovo ma non riusciva a lasciarsi andare completamente con lui ed aveva paura di ferirlo nuovamente. Rispose al messaggio cercando di essere più dolce possibile.

-il brutto periodo passerà, ho solo bisogno di tempo. Ti prego aspettami, anch'io ti amo-

Parcheggiò l'auto dopo aver fatto il solito giro dello stabile com'era sua abitudine negli ultimi mesi. Tutto sembrava tranquillo. Scese dalla sua auto e prese dal bagagliaio tutti i documenti che aveva recuperato in ufficio su Memories e la famiglia Green. Mentre cercava di recuperare le chiavi nella borsa sbuffando per tutte le cose che aveva in mano, si accorse che il portone del palazzo non era chiuso. Lo spinse con una spalla ed entrò.

-Dai Susan non cominciare con le tue manie... l'avrà lasciato aperto qualcuno per sbaglio- disse a se stessa mentre entrava in ascensore. Eppure quel pensiero non la tranquillizzò.

Aprì la porta dell'ascensore lentamente e si sporse per guardare fuori. Dal piano inferiore arrivavano le solite rassicuranti voci. Tutto era come sempre. Sospirò e si diresse verso la porta. Mise le chiavi nella toppa fece mezzo giro e la portà si aprì.

-Strano, stamattina nella fretta devo aver dimenticato di chiudere a chiave-

Entrò e chiuse la porta con le solite tre mandate. Poi mise i fascicoli a terra e mise l'allarme. Non accese la luce. Era un piccolo rito che spesso ripeteva quando c'era luna piena e la luce filtrava attraverso le tende chiuse. Quella strana luminosità l'aiutava a rilassarsi, a concentrarsi. Ed ultimamente ne aveva proprio bisogno.

La luce della segreteria lampeggiava e Susan schiacciò il tasto per l'ascolto mentre si spogliava. Sentì delle voci confuse come se la chiamata fosse stata fatta da un telefono pubblico. Poi la solita voce risuonò nel silenzio della sua casa.

-Sei testarda come il tuo vecchio... smettila di scavare-

Guardò l'ora della registrazione. Mezz'ora prima dell'omicidio!

Pensò di chiamare subito Delacroix per dirgli finalmente di quelle chiamate ma con enorme sorpresa scoprì che non c'era linea. Mentre rimetteva la cornetta al suo posto sentì quel profumo. Era musk da uomo e la prima volta l'aveva sentito in centrale quando avevano arrestato Menories. Fu un attimo. Si sentì afferrare alle spalle qualcuno le mise una mano davanti alla bocca. Quando sentì il dolore alla schiena capì che aveva una pistola.

La paura si trasformò in terrore puro quando l'uomo le sfiorò l'orecchio con le labbra e le sussurrò una frase che conosceva fin troppo bene.

-hai paura del lupo dottoressa?-

Era Alex Memories. Susan era come paralizzata, sentì il sangue premere con forza contro le tempie e le gambe cedere. Non stava capitando a lei, non poteva essere vero. Non riusciva a pensare, non riusciva a respirare.

-Bella casa quella di Adela. Interessante vita. Esce tutti i giorni alle otto e porta i figli a scuola. Percorre sempre la stessa strada, è un'abitudinaria. Ogni giovedì alle cinque si riunisce con il direttivo della scuola... devo continuare... Susan?-

Susan si irrigidì e lui la strinse più forte. Lei lo conosceva più di ogni altro e sapeva il suo modo di agire. Era come un rito. Studiava la vita delle sue prede, ogni movimento, gli amici che frequentava, la famiglia. Poi agiva facendo leva sul terrore che queste informazioni suscitavano nelle sue vittime. Ora c'era lei al posto di quelle parole che tante volte aveva letto in quel diario.

- ora tolgo la mano e tu non urlerai. Stanotte ci divertiremo dottoressa! In fondo siamo uguali io e te... siamo legati dallo stesso passato..-

Mentre le parlava Alex tolse la mano dalla sua bocca e le sfiorò la guancia poi, fece un passo indietro.

Susan si voltò lentamente. Si sentiva male ma cercò di nasconderlo il più possibile. Riconobbe la sua pistola e le lacrime cominciarono a scendere lungo le guance. Sapeva cosa stava per accadere ma non voleva arrendersi all'evidenza. Sapeva che Alex Memories conosceva mille modi per torturare le sue prede senza lasciargli nemeno un segno. Lo guardò e per la prima volta si rese conto realmente della sua mole. Lui sembrò leggerle nel pensiero e sorrise. Poi, con violenza la scaraventò sul divano.

 
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Post N° 26

Post n°26 pubblicato il 05 Giugno 2007 da quattro.mani

-adesso spogliati!-le ordinò lui.

Non sapeva perché eppure obbedì.Sembrava quasi ipnotizzata da quello sguardo agghiacciante.Avrebbe voluto urlagli – vattene via!-,ma nessun suono uscì dalla bocca bagnata dalle lacrime.Susan si sentiva quasi schiava di quell’uomo enorme,e sapeva che non era solo per la pistola puntata.Cominciava a capire come si erano sentite le sue vittime.Il motivo per il quale non sporgevano denuncia contro di lui, diveniva man mano più chiaro.Non era solo paura.Credevano di aver acconsentito,di aver accettato di subire le sue violenze, e per questo temevano di non essere credute.I loro vestiti non erano strappati,ma le povere donne avevano solo eseguito gli ordini,proprio come stava facendo lei.Mentre pensava a queste atrocità si accorse di essersi sbottonata la camicetta, e l’angolo della bocca di Memories si allungava,dando vita ad un sinistro sorriso.Si bloccò e si coprì.- non farò quello che dici,Alex.Non hai potere su di me-Gli gridò,senza nemmeno rendersene conto.Lui le si scaraventò addosso e le bloccò i polsi sulla spalliera del divano.Lo aveva vicino come non era mai capitato prima.Lui la baciò con violenza.Susan sentì l’odore della pelle di quell’uomo,e si accorse che non aveva affatto il profumo che aveva sentito entrando.cominciò a balenare in lei un dubbio terribile.Quel profumo, che lei detestava,che aveva sentito entrando in casa,non era di Alex Memories.

Alle spalle di memories,chino su di lei,la porta che dava nel disimpegno.Era buio, eppure Susan era convinta di aver visto passare qualcuno.La terrorizzò l’idea che ci potesse essere qualcun altro,forse la stessa persona che guidava l’auto scura, sulla quale aveva visto alex Memories, quando aveva ricevuto la rosa.Forse la stessa persona che continuava a telefonarla.Chi c’era in casa? Alex,allora non agiva da solo.Eppure niente ,nel suo diario,lo lasciava intendere.Si accorse che anche in una situazione del genere continuava a studiare il suo paziente.Anche ora che era diventata una sua vittima.

Tutti questi pensieri passarono in un istante nella mente di susan,il tempo occorrente perché Memories continuasse a darle quel bacio violento.Alex era palesemente infastidito dal fatto che Susan fosse Assente,forse lui si aspettava un atteggiamento di difesa più evidente.Forse immaginava che susan avesse urlato,lo avesse allontanato e avesse lottato.E invece lei sembrava vivere in un'altra dimensione,appariva terrorizzata da un’idea, e non da lui e dalle sue azioni.Questo lo mandò su tutte le furie.Si staccò dalla donna e tirò con forza una sedia contro lo specchio,distruggendolo.

-Dove sei dottoressa?- urlò – ti sei accorta di me?non ti basta?non ti basta tutto questo?-Continuò.Lei ,spaventata lo guardò.Non capiva cosa stesse succedendo.Era come se fosse successo qualcosa mentre lei non era lì.

-chi c’è con te,alex- disse piangendo.- chi c’è?-urlò. Lui sembrò infastidito da quella domanda e le strinse le mani alla gola.- cosa ti fa pensare che da solo non posso farti del male? A cosa mi serve un'altra persona?-Ma susan era convinta di essere osservata,sentiva un’altra presenza in casa sua.Improvvisamente il campanello di casa sua suonò.Susan cercò di urlare aiuto,ma Memories le tappo la bocca e le puntò la pistola alla tempia.-Zitta!-.

Il campanello suonò di nuovo.-Dottoressa Terri sono l’agente Clisk.Devo parlarle con lei- continuò a suonare.- so che è in casa! Mi apra,è urgente.il comandante Wash la sta aspettando in centrale-

Susan cercava di rispondere,ma dalla sua bocca tappata uscirono solo strani suoni.

L’agente Clisk non sembrava arrendersi e continuò.-Se no mi apre sarò costretto a buttare giù la porta! Ha capito?- Alex strinse più forte sulla bocca di susan e caricò la pistola.Susan era terrorizzata.Alex era imprevedibile di fronte a circostanze del genere.Qualcosa stava mandando all’aria i suoi piani, e questo lo faceva impazzire.Susan conosceva bene quell’uomo e non sapeva come fermarlo.D’improvviso senti l’agente Clisk spingere la porta e il cuore di Alex battere più forte.Cosa stava succedendo?l’ombra che fino a poco prima aveva solo intravisto, ora era una sagoma ben definita che si avviava verso la porta.Tutto successe in un attimo, e susan non ebbe il tempo di capire se Alex era al corrente di quella terza presenza, o se ne era sorpreso anche lui.La porta cedette e l’agente clisk si ritrovò di fronte Susan intrappolata nelle mani di memories e un’altra persona a fianco.Poi un colpo e tutto fu buio.Susan perse conoscenza.

 

Quando si risvegliò sentì la testa dolorante.”sono morta!” pensò.Poi il viso di DElacroix si avvicinò a lei.-Svegliati,svegliati Susan-

Susan mise a fuoco,ma si sentiva ancora un po’ stordita.Non ricordava granchè.Intorno al divano dove qualcuno l’aveva messa,cominciò a vedere una marea di poliziotti,uomini della scientifica, e Wash.Non capiva. Forse avevano finalmente preso Memories.Questa volta non se lo sarebbe fatto scappare. –L’avete preso?- domandò a Delacroix,con voce flebile.Il suo capo la guardò,non rispose e indicò con lo sguardo il pavimento di un altro punto della stanza.Con enorme sacrificio Susan alzò la testa e cercò quello che Delacroix tentava di indicarle.L’agente Clisk era steso sul pavimento,privo di vita,in una pozza di Sangue.Le sue mani non c’erano più.Susan si lasciò cadere nuovamente sul divano.Niente sembrava avere un senso.Nemmeno lo sguardo di Wash,indirizzato a lei, che sembrava incolparla ancora una volta di qualcosa che non aveva commesso.Possibile che nessuno si fosse accorto che stavolta era stata una vittima?

 
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Post N° 27

Post n°27 pubblicato il 09 Giugno 2007 da quattro.mani
Foto di quattro.mani

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Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 11 Giugno 2007 da quattro.mani

La voce di Wash le sembrò ancora più arrogante del solito. Il dolore alla testa era insopportabile quasi quanto il non sapere cosa fosse successo poco prima.

 

-dottoressa Terry mi ascolta? Verrà trasportata in ospedale per gli accertamenti, poi sarà interrogata in centrale. Da questo momento lei è indagata per l'omicidio dell'agente Clisk-

 

Susan si sentì schiacciata dalle parole del capitano. Era una criminologa e sapeva quali erano le procedure. Poteva riuscire dimostrare che c'era Memories con lei poco prima che l'agente venisse ucciso ma non di aver percepito un'altra presenza nella casa. Inoltre Memories non le aveva lasciato nemmeno un segno, come poteva reggere l’accusa di aggressione e tentato stupro? Era in trappola e le mancava il respiro. Aveva bisogno di un pò di tempo per raccogliere le idee ma il dolore e la tensione delle ore passate ebbero la meglio su di lei e svenne.

 

Quando si svegliò era in ospedale e c'era Manuel accanto a lei.

-Susan ma cosa è successo? Come stai amore?-

Si sentiva meglio, il dolore era meno intenso e questo le permise di ragionare velocemente. Si guardò intorno e vide subito i due agenti di guardia alla porta della sua camera. Si girò verso di lui.

-Manuel c'era un uomo in casa. Mi ha colpita alla testa e ucciso l'agente Clisk. Vogliono incastrarmi lo sento-

-Susan amore che dici? Chi vuole incastrarti? Ho parlato con il capitano Wash e mi ha assicurato che sono semplicemente le procedure standard. Sei solo provata dagli ultimi eventi, dal racconto della morte di tuo padre. Vedrai che passerà tutto-

Per un motivo che sfuggiva anche a lei non disse nulla di Memories. Era certa che fosse sorpreso e spaventato quanto lei di quella presenza. Si chiese dove fosse adesso e cosa sarebbe accaduto se non li avessero interrotti.  Rabbrividì ripensando a come quell’uomo riuscisse ad incutere timore nelle sue vittime senza nemmeno sfiorarle.

Disse a Manuel di voler restare sola. Nessuno la poteva aiutare, tutti erano convinti che stesse diventando paranoica.

Appena se ne fu andato chiamò Elizabeth Fernandez. Era l'unica persona in grado di capire quello che provava e l'unica in grado di aiutarla a capire dove potesse essere Memories. Rispose la segreteria telefonica e le lasciò un breve messaggio.

 

Qualche ora più tardi fu dimessa e portata in centrale dai colleghi che piantonavano la sua stanza. Quando entrò vide Delacroix e Wash che discutevano animatamente in un ufficio accanto alla sala degli interrogatori. Si interruppero all’improvviso appena la sentirono entrare. Delacroix la accolse con un sorriso che nascondeva preoccupazione.

 

-Come ti senti Susan? Il dolore è passato?- Sembrava sinceramente in ansia per lei. Wash invece la aggredì.

 

-dottoressa Terry, saltiamo i convenevoli. Ci può spiegare cosa è successo? L’agente Clisk è stato assassinato e lei è stata trovata accanto al suo corpo priva di sensi-

 

-        Sono stata aggredita nel mio appartamento. Non ho visto chi era l’aggressore, mi ha colpita alla testa e sono svenuta.-

 

Wash la guardò con disprezzo e rabbia.

 

-Abbiamo trovato le impronte di Memories. Sospettiamo che sia complice dell’assassino. Lo stà proteggendo dottoressa Terry?-

 

Delacroix la guardò con apprensione. Susan vide nel suo sguardo una grande sofferenza.

-Susan perché non ci hai detto delle chiamate che stavi ricevendo? E che Memories era in casa con te quando l’agente è stato aggredito?-

 

-Ho bisogno di chiamare un avvocato o posso andare?-

 

Le rispose Wash.

 

-Per adesso è libera di andare. Ma si tenga a disposizione dottoressa.- Uscì dalla stanza sbattendo la porta.

 

Lei si alzò dalla sedia raccolse le sue cose e consegnò il distintivo a Delacroix.

 

-Susan posso darti 72 ore. Poi Wash troverà il modo di incastrarti. Trova Memories. E’l’unico che può scagionarti.-

 Lei capì che Delacroix non poteva aiutarla in altro modo. Quel mondo che fino a qualche giorno prima le sembrava tanto sicuro adesso si era trasvormato in una gigantesca trappola con un conto alla rovescia.

Uscita dalla centrale si rese conto di non poter tornare a casa. Chiamò Adela e le chiese di passare la notte da lei. Non le andava di dormire da Manuel dopo lo strano discorso che le aveva fatto in ospedale. Decise di andare da Elizabeth. Aveva bisogno di farle mille domande, aveva bisogno di trovare delle risposte. Il cellulare squillò nella tasca.

Non riconobbe il numero.

 

-dottoressa mi devi aiutare. Devi trovare quell’uomo prima che lui trovi me-

 

Susan si sentì mancare la terra sotto i piedi. Era la voce di Alex Memories.

 

-Dove sei bastardo? Ti farò marcire in galera, riuscirò a dimostrare la tua colpevolezza-

Era rabbiosa. Sentiva ancora le mani di quell’uomo addosso e non riusciva a cancellare il suo odore dalla mente. Sapeva di doverlo trovare per dimostrare la sua innocenza ma aveva perso l’autocontrollo da parecchie ore.

 

-dottoressa non ti scaldare. Ho preso elizabeth. Fin quando ho lei so che tu mi aiuterai. Sei costretta ad aiutarmi che ti piaccia o no. Vai a casa mia, troverai quello che cerchi. Devi trovare quell’uomo prima che lui trovi me. Tu saprai dove cercare. Siamo legati dallo stesso passato. Se uccide me tu finisci al fresco. Vogliono me sottoterra e te fuori dal gioco perché gli sei arrivata pericolosamente vicino. Ah… dottoressa… non fidarti di nessuno-

 
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Post N° 29

Post n°29 pubblicato il 17 Giugno 2007 da quattro.mani

Andare a casa di _Memories? e come avrebbe potuto?ma soprattutto ,cosa avrebbe dovuto cercare.

Adela era in ansia per lei e le fece un milione di domande.Susan cercò di raccontarle come era andata, di memories e dell'altra presenza.non disse nulla della telefonata.Adela non sembrava essere convinta.Non rispondeva  e cambiava discorso.Le porgeva asciugamani puliti e sistemava le lenzuola sul letto di Susan,limitandosi a dire semplicemente

- per ora non pensarci.Passerà anche questo!-.

Susan non capiva l'atteggiamento di Adela.Fino a quel momento le era sembrata più determinata ad andare avanti, e invece adesso si comportava come Manuel.Cosa c'era sotto?

Spostò la tendina che copriva i vetri della finestra che dava sulla strada e si accorse della presenza di una volante della polizia.La stavano sorvegliando,ma ciò non la sorprese.Doveva escogitare un modo per uscire da quella casa e raggiungere l'appartamento di Memories,pur non avendo la certezza che quell'uomo stesse dicendo la verità.Doveva rischiare.

Erano le 2.00 del mattino,ma Susan non riusciva ad addormentarsi.Il marito di Adela non Sarebbe rientrato quella notte.Era rimasto da sua madre assieme ai bambini.Nonostante questo,le due sorelle dormivano in stanze separate.

Susan non ne poteva più di stare ferma! Gli eventi correvano davanti ai suoi occhi e lei non poteva permettersi di dormire.Elizabeth era in pericolo.Memories nascondeva un segreto, e qualcuno,di identità sconosciuta,stava cercando di incastrarla,continuando a seminare morti e terrore nella sua vita.

Poi c'era Manuel.Qualcosa la turbava di lui,adesso.Scosse la testa e si levò dal letto.Indossò una felpa e il cappuccio,spostò la tendina della solita finestra e notò che non c'era nessuno.Nessun poliziotto.Di corsa raggiunse un'altra finestra,guardò in strada.Deserto.Prese un sacchetto nero e infilò dentro alcuni fogli di carta: Avrebbe finto di dover gettare i rifiuti,nonostante l'ora tarda.In un assoluto silenzio scese in strada,chiudendo la porta dietro di se con un accurata lentezza,in modo da non svegliare Adela.

Le strade erano deserte.Salì sulla sua auto e accese il motore.Partì,in direzione della casa di Alex Memories,che non era molto distante da lì.

La porta della villa di Alex era semiaperta.I casi erano due: o Memories l'aveva lasciata aperta ,o qualcuno c'era stato prima di lei, e magari la stava aspettando.

Entrò lentamente.Accese le luci.Tutto era accuratamente in ordine. La camera da letto di alex aveva qualcosa di inquietante, eppure seguiva un ordine maniacale.i libri posizinati in ordine alfabetico,seguivano anche le regole dei colori e delle loro sfumature e tonalità.Le penne,le matite,tutte erano posizionate secondo un criterio chiaro ma impensabile.Susan conosceva bene quella camera,l'aveva già studiata nei dettagli.Aprì i cassetti per cercare qualcosa che non sapeva bene.

Si fermò,si guardò intorno e cercò di capire cosa doveva trovare assolutamente.

 
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Post N° 31

Post n°31 pubblicato il 22 Giugno 2007 da quattro.mani

Doveva entrare nella sua mente, provare a pensare come avrebbe fatto lui. Nonostante avesse letto il suo diario e parlato ore ed ore con Elizabeth trovarsi in quella stanza la faceva sentire a disagio. Voleva andare via al più presto, allontanarsi da quel posto.

Andò verso la libreria e cominciò a scorrere con lo sguardo i vari titoli. C’erano testi di psicologia, classici e triller. Tutti perfettamente in ordine come ogni cosa in quella stanza. Nulla che sembrasse fuori posto. Passò ai cassetti del comodino. Trovò lo stesso maniacale ordine.

Cominciò a sentirsi angosciata. Era in casa dell’uomo che aveva tentato di violentarla e che aveva giurato di fargliela pagare. Era senza un mandato ed oltretutto non sapeva cosa diavolo cercare.

E poi, non riusciva a pensare ad altri che ad Elizabeth nelle sue mani ancora una volta. Cercò di concentrarsi. Non aveva più tempo.

Guardò nell’armadio a muro. C’erano giacche e camicie perfettamente stirate e confezionate in buste trasparenti. Anche queste in ordine di colore. Aprì il primo dei tre cassetti e prese una scatola al suo interno. Si mise a sedere sul letto e tolse il coperchio. Al suo interno c’erano alcune foto, un registratore portatile ed alcune cassette catalogate con delle sigle. Cominciò a guardare le foto e restò senza fiato. Erano le sue vittime. Ma com’era possibile che la polizia non avesse trovato quella scatola? Un brivido di inquietudine le percorse la schiena. Ognuna di quelle foto era una vita in qualche modo spezzata. Le vennero le lacrime agli occhi. Non ebbe il coraggio di ascoltare le cassette. Sapeva bene cosa contenevano. Memories aveva l’abitudine di registrare le sue violenze.

Strinse i pugni e la rabbia la pervase. Alex aveva lasciato quella scatola per lei, per ricordarle che era lui a condurre il gioco. Voleva spaventarla anche in quel momento così delicato. Voleva distruggerla psicologicamente mentre la costringeva ad aiutarlo.

Prese una cassetta dalla scatola e la mise in tasca, poi continuò a cercare.

Dopo quasi un’ora si sentì schiacciata dal senso di impotenza. Non riusciva a capire cosa dovesse trovare, cosa volesse dirle Memories.

Accese lo stereo e la stanza si riempì di una bellissima melodia. Riconobbe subito Franz Schubert. Chiuse gli occhi e cercò di ripetere in mente le sue parole. 

“Tu saprai dove cercare. Siamo legati dallo stesso passato. Se uccide me tu finisci al fresco. Vogliono me sottoterra e te fuori dal gioco perché gli sei arrivata pericolosamente vicino. Ah… dottoressa… non fidarti di nessuno” Quando riaprì gli occhi lo vide. La fissava con odio dalla cornice sulla parete. Come aveva fatto a non vederla prima? Era la stessa foto che aveva ritrovato tra le cose del padre. 

 “siamo legati dallo stesso passato” Susan si alzò dal letto e andò lentamente verso la parete. Il cuore le batteva all'impazzata nel petto. Staccò la cornice dal muro e se la rigirò tra le mani. Aprì i ganci che mantenevano il pannello sul retro della cornice e capì di aver trovato quello che voleva Memories.

 

 
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Post N° 32

Post n°32 pubblicato il 23 Giugno 2007 da quattro.mani
Foto di quattro.mani

Alex

 
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Post N° 33

Post n°33 pubblicato il 23 Giugno 2007 da quattro.mani

Adesso stringeva tra le mani una busta di carta rettangolare,che sentiva piena di altri fogli.Era stata accuratamente nascosta dietro il pannello della stessa misura,probabilmente per non essere trovata dalla polizia,o da chiunque cercasse.Susan la prese con sè, e scappò via.Nascose la busta sotto il sediolino della sua auto e mise in moto.Rallentò davanti a casa sua ,ma non sapeva che fare.Non voleva starsene da sola in quella casa a non poteva portare quella busta a casa di Adela.Mentre rallentava un'auto scura le sfrecciò a fianco.Era la stessa auto in cui aveva visto Memories l'altro giorno,quando le aveva consegato la rosa,ne era certa.Con spudorato coraggio riprese ad accelerare e seguì l'auto.Le strade continuavano ad essere isolate,a quell'ora della notte.Si sentivano solo i motori rombanti delle due auto.Susan riuscì quasi a raggiungerla.Poi d'improvviso l'auto frenò.Susansi accostò con grande timore,ma decise di andare fino in fondo.I vetri scuri, e le poche luci della notte non le permisero di vedere nulla.Il finestrino posteriore si abbassò lentamente.Susan vide la povera Elizabeth,in lacrime,imbavagliata e terrorizzata.D'istinto Susan scese dall' auto ,per andare incontro alla ragazza,ma la tenebrosa auto schizzò via,lasciandola in una nuvola di fumo.Susan disperata gridò di fermarsi,riprese a guidare la sua auto e a tutta velocità cercò di raggiungerla nuovamente.Piangeva.L'auto scura sembrava essersi dissolta nel nulla.Non ve n'era più traccia.Chi poteva farle questo?.E perchè Alex Memories aveva raccontato di avere Elizabeth?.Chi c'era nell'auto?

Si ritrovò davanti al cancello di casa sua.Scese dall'auto e si diresse in casa.Non avrebbe potuto accedervi,poichè era tutta sotto sequestro,per via dell'omicidio dell'agente Clisk.Entrò comunque e si sedette sul divano.Prese la busta.Non c'era nessuna scritta su di essa,niente che avrebbe potuto identificarla.La guardò per qualche minuto.Poi si decise e l'apri.Un mucchio di lettere provenienti tutte dallo stesso mittente: Kory Mikjova.Questo cognome le riportò alla mente il nome di Sandra Green,da nubile Mikjiova,la sorella naturale di Alex.E chi era adesso questo Kory?.Tutto cominciava ad ingarbugliarsi.Non capiva.Le lettere erano accuratamente ordinate per data di ricezione,ma di questo Susan non fu sorpresa.A volte la mania per l'ordine di Memories aveva i suoi effetti positvi!La prima lettera risaliva all'anno successivo alla morte di Sandra e recitava così:

"ciao fratellino,

il fatto che ci abbiano diviso ancora una volta mi dispiace molto.Siamo sempre stati uniti,profondamente ,tu ed io.

Il nostro amore mi manca tanto.I piccoli non sono come te.

Anche niko sembra volermi amare come facevi tu,ma non è come te.

Perchè non mi scrivi mai?qualcuno dice che mi odi, e che il nostro amore è solo una mia peversa fantasia.Ma questa gente non capisce il vero amore.

Presto spero di raggiungerti.Ti bacio."

Susan era disgustata da quelle parole,ma non era ancora scura dei suoi pensieri.Temeva di interpretare male le parole di Kory,il quale cercava solo di trasmettere a suo fratello il bene che gli voleva.Ma chi era questo kory,e perchè non ne aveva trovato traccia nelle sue ricerche.Decise che ,dopo aver terminato di leggere le lettere avrebbe preso l'indirizzo.Continuò a leggere:

" ciao fratellino,

Ancora non mi scrivi.Niko dice che non vuoi più vedermi.Ma io credo di no.Mi manca il tuo corpo, le nostre carezze..."

le allusioni diventavano sempre più chiare.Alex aveva subito violenze da questo fratello,probabilmente più grande.

Continuò a legere,accrescendo il suo disgusto misto a dispiacere.Po arrivò a leggere una lettera,e cominciò ad avere paura.
Dopo le solite frasi d'amore e passione incestuosa,la lettera raccontava:

"non è bastato aver fatto fuori quel bastardo del capitano Terri.Ora ci si mette anche la figlia.Sei stato uno stupido a farti arrestare, e interrogare proprio da lei.Ti riconoscerà, e vorrà ricordare.Mi è costato fior di quattrini il medico che le ha fatto dimenticare ogni cosa.Adesso dovrò pagare qualcun altro per farla fuori.Tu sei pazzo,devi restare chiuso per non commettere altri errori.Sei sempre stato geloso della piccola Susan,da quando riusciva ad Amarmi più di te..Il padre non capiva che quello che le davo era solo amore.."

Aveva trovato l'assassino di suo padre, e in un colpo solo anche il suo stupratore.Doveva trovarlo assolutamente.Le lettere da quel momento parlavano solo di lei, e susan ,tra le lacrime e i brividi,cercò di mantenere la sua concentrazione.

"...la piccola Susan si fida di lui,mi costa un bel pò,ma èl'unico modo che ho per farla fuori senza sporcarmi le mani.Questa volta non commetterò lo stesso errore.."

e ancora

"...Adesso la sorella..ci si mette anche lei tra i piedi.Ma m sembra che abbia figli?Informati bene..lei non deve immischiarsi!.."e altre frasi terrorizzanti.

Susan cominciava a capire che questo kory,di sicuro un uomo potente,la stava seguendo, e cercava di incastrarla.Era lui ,allora, l'autore delle telefonate minacciose,degli omicidi e forse era lui la terza presenza in casa sua quella sera,quando era rimasto ucciso clisk.Ma Alex, a quanto pareva non gli era complice,anzi cercava di tenersi fuori.Ma lui lo minacciava, e sebrava avere un forte ascendente su di lui.Forse alex ne era terrorizzato.Ma c'era ancora qualcosa che non quadrava.Kory parlava ,nelle lettere,di un uomo che aveva pagato per reperire informazioni su di lei, e riuscire a incastrarla.Un uomo di cui si fidava.

L'ultima lettera era sconvolgente:Kory minacciavaAlex.

Susan allora capì che Alex era stato rapito, insieme ad Elizabeth.Era riuscito a chiamarla per essere aiutato, e aveva parlato di Elizabeth perchè era l'unico modo per ottenere l'attenzione della sua dottoressa.

Decisa susan andò a guardare l'idirizzo.Con stupore vide che le lettere non avevano nè francobollo,nè timbro postale e l'indirizzo era palesemente inventato "Viale che non esiste per chi cerca n° 00".

Come faceva kory a far recapitare le lettere?

 Ma Questo,per ora era l'ultimo quesito che susan si era posta.

 
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Post N° 34

Post n°34 pubblicato il 24 Giugno 2007 da quattro.mani

Le lacrime continuavano a rigarle il volto e Susan non riusciva a fermarle. Piangeva per il padre che era morto per difenderla, piangeva per quell'innocenza che le era stata strappata via troppo presto. Lasciò andare tutto il dolore che per anni aveva tenuto chiuso dentro, che aveva nascosto anche a se stessa per paura di crollare, di non farcela. Per la prima volta dopo anni cominciò a far pace con se stessa e si sentì finalmente libera. Quando si riprese sentì una nuova forza esploderle dentro. Troppe persone avevano sofferto a causa di quell'uomo e troppe persone stavano ancora pagando la sua follia. Per un momento provò tenerezza anche per Alex, lo immaginò bambino nelle mani di quel fratello troppo grande e forte per potergli opporre resistenza. Era stata cieca, aveva lasciato che la rabbia le impedisse di ascoltare. Adesso tutto le era più chiaro, ecco il legame che tante volte Alex le aveva accennato. Entrambi erano stati violentati da bambini dalla stessa persona che adesso voleva ucciderli. Si alzò dal divano e raccolse tutte le lettere. Le ripose nella busta e le mise in borsa. Guardò l'orologio e si rese conto di non avere più tempo. Forse in quel preciso istante Wash si era già accorto della sua assenza e la stava facendo cercare. Cercò di organizzare le idee in fretta. Non poteva chiamare nessuno visto che tutti potevano essere coinvolti. Non si fidava più di nessuno e doveva trovare Elizabeth prima che fosse troppo tardi. Si cambiò e uscì cercando di non farsi notare dai vicini. Per strada non c'era traccia di volanti. Prese la macchina e tornò verso la villa di Alex. Per qualche motivo era convinta di dover cercare ancora qualcosa. Lasciò la macchina a circa un isolato dalla villa e la raggiunse a piedi. Entrò dalla porta di servizio nel garage, un piccolo trucco che aveva imparato leggendo il diario. Tornò nella sua camera e ricominciò a cercare. Se l'asassino aveva fatto parte della vita di Alex allora ne avrebbe trovato traccia. Lui conservava ogni cosa, catalogava ogni ricordo, ogni emozione, ogni avvenimento. Tolse tutti i libri dallo scaffale senza più preoccuparsi dell'ordine e di non farsi scoprire. Era abbastanza compremessa e la sua stessa vita era in pericolo. Fu in uno dei volumi di psicologia che trovò alcune pagine. La grafia era quella che conosceva bene.

25-06-1992 "Non riesco più a fermarlo. Il mostro che vive dentro di me controlla la mia vita. Posso scrivere solo qualche ora durante la notte quando lui dorme. Ho bisogno di aiuto ma nessuno mi ascolta. Nessuno riesce a fermarmi. Ho paura. Sono come Kory, sono come mio fratello." Susan si rese conto di aver trovato alcune pagine del diario che non aveva mai letto. Le aveva nascoste Alex prima di essere preso? O qualcuno aveva volontariamente fatto in modo che non le fossero consegnate? In quel passaggio si capiva chiaramente il momento in cui Alex aveva perso il controllo di se stesso lasciando che la personalità violenta prendesse il sopravvento. Era un classico in psicologia nei soggetti con personalità multiple. Continuò a leggere

26-06-1992 "Elizabeth non resisterà a lungo. Stò uccidendo l'unica persona che mi ha amato veramente. Ieri l'ho aspettata sotto casa. Quando è arrivata l'ho presa. Non fugge perchè ha paura. Io conosco ogni suo passo, ogni perosna che frequenta. Se lei fugge qualcuno pagherà al suo posto e lei non lo permetterebbe mai. Lei sa che non scherzo, in fondo M. è finito in ospedale a causa sua. Stanotte quasi la uccideva, non riesco più a controllarlo. L'ha portata a casa di Kory e mi ha costretto ad amarla come lui amava me. Ma lei si ribella, lei lotta e non si arrende. Perchè non mi lascia vincere? Perchè non lo lascia vincere? Lui odia la sua voglia di vivere, odia l'amore che lei gli ha dato. Elizabeth perchè hai cercato di capire? Perchè hai tolto la barriera? Stanotte la stava uccidendo. Quando è svenuta per le cose che lui le ha fatto ho avuto paura che fosse morta. Spero che qualcuno lo fermi. Voglio che qualcuno mi fermi. "

1-03-2006 "Solo la dottoressa Terry può aiutarla. Lui continua a cercarmi e non so più come nascondermi. Lui sa del mostro che dorme dentro di me, lui lo nutre con il suo amore. Ho paura che lui scopra questo diario. Lui sa sempre tutto"

Susan tremava. Erano le pagine che mancavano al diario, c'era il suo nome in quelle pagine. E un riferimento esplicito a Kory. Si rese conto che Alex Memories si era semplicemente fatto arrestare e aveva scelto lei in un ultimo disperato grido di aiuto prima di chiudersi totalmente nella sua follia. Aveva sperato che vedendo lui e leggendo il suo diario lei avesse capito. Si rimproverò ancora una volta della sua cecità. Adesso però poteva rimediare al suo errore. Lui aveva ancora una volta lasciato un indizio. Ecco dove potevano essere. Ecco dove sicuramente erano. La casa di Kory. La casa dove quel bastardo aveva abusato di lei e del fratello. Mentre faceva le sue ricerche aveva notato l'indirizzo di quella tenuta in campagna di proprietà del fratello di Alex. Lui non ci viveva ma la casa non era mai stata venduta. Il puzzle era sempre più completo e chiaro. Scese di corsa le scale e corse alla macchina. Accese il motore e partì. Più si avvicinava alla meta più la rabbia e la paura si facevano strada dentro di se. Stava per tornare nella casa dove molto probabilmente era stata violentata. Avrebbe dovuto affrontare se stessa ed il suo stupratore. Non era certa di saper controllare la rabbia, la paura, le emozioni. E poi, poi c'era Alex. Le violenze che aveva subito l'avevano trasformato nel mostro che era. Sarebbe riuscito a ritrovare un minimo di lucidità o in lui era morto qualsiasi sentimento? Susan non riusciva ad odiarlo ma voleva che Elizabeth avesse finalmente giustizia per tutte le violenze subite. Si sentì schiacciata da una responsabilità enorme. Prese il cellulare e chiamò Delacroix.

-Susan dove diavolo sei maledizione?-

-Ora non posso spiegarti. Ho già Wash alle calcagna?-

-Susan ti stai cacciando in un grosso guaio. Wash ha scoperto che sei stata nel tuo appartamento. Hai oltrepassato i sigilli della polizia. Ti stanno cercando cosa succede?-

Susan guardò l'orologio sul cruscotto. Aveva ancora 10 secondi prima che riuscissero a rintracciare la chiamata. Decise di mentire anche se significava entrare completamente sola nella tana del lupo.

-Ho deciso di collaborare. Stò andando a casa di Adela, Wash mi troverà lì-

Riagganciò e spense il cellulare. Poi accellerò e pregò silenziosamente il padre di proteggerla.

 
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Post N° 35

Post n°35 pubblicato il 07 Luglio 2007 da quattro.mani

il finale del romanzo sarà pubblicato presto..ma ci auguriamo,sulla carta stampata di un libro!!!

by

QUATTRO.MANI

 
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Post N° 36

Post n°36 pubblicato il 12 Settembre 2007 da quattro.mani
 
Tag: lucia

Autunno.Il cielo di Napoli non era mai stato così grigio.Lucia sedeva su una panchina arruginita del parco,mangiando in fretta il suo panino al prosciutto,mentre il tempo della sua pausa pranzo si consumava velocemente.In ufficio non stava più serena.Lavorava in un'azienda che produceva software , e lei svolgeva la mansione di segreteria.Un collega,Valerio,aveva fatto parte della sua vita per qualche mese,trascinandola in una storia d'amore che lei aveva rifiutato dal principio.tirò fuori dalla borsetta il suo immancabile pacchetto di Merit, e si accese una sigaretta.Continuava a chiedersi se era stata troppo dura, quando aveva detto a Velerio che intendeva troncare.Molti uomini cercavano di conquistarla in ufficio,ma lei era sempre rimasta sulle sue,un pò asociale a volte.I suoi capelli lunghi e lisci le accarezzavano il volto olvastro e leggermente colorito da qualche tocco di fard.Isuoi occhi erano irresistibili:un nero scuro,profondo ,intenso, riempiva l'iride.in contrasto con i suoi capelli nero corvino,si accostavano spesso i biondi capelli di suo figlio Matteo.Lui era tutta la sua vita,aveva concentrato in lui tutte le sue energie, e ogni motivo della sua esistenza.In questo modo si era isolata un pò, e forse valerio era un modo come un altro per convincersi che poteva ancora godersi la sua vita.Ma questo intento era fallito.

 
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