Creato da quattro.mani il 02/05/2007
Quando la fantasia non riesce più a stare dentro la mente,e corre via,imbratta i muri e riempie le righe dei diari.Quando si consumano le penne, e la voce non smette di raccontare i pezzi della storia creata per gioco..è il momento di agire!

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Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 02 Maggio 2007 da quattro.mani

Susan era ferma sull'uscio di  casa.Faceva freddo eppure lei non tentava di entrare.Il suo sguardo angosciato,misto a paura,continuava a fissare la porta,semiaperta.Era certa di averla chiusa la mattina,quando era uscita per raggiungere il suo ufficio.Da quando lavorava per la polizia aveva sentito storie terrificanti,di persone aggredite nella propria casa, e questo l'aveva resa ansiosa.Dalla laurea in psicologia,conseguita qualche anno prima,questa era la prima volta che si imbatteva in pazienti che avevavno subito effettivi traumi,e questo l'aveva scossa terribilmente.Davanti alla porta semiaperta,susan sembrava un fantasma.Era paralizzata.Non riusciva ad entrare, nè a correre via in cerca di aiuto.Le ripetute telefonate anonime ricevute nei giorni precedenti l'avevano messa in guardia.Susan sapeva di essere seguita, e spiata da qualcuno che cominciava ad avere troppe informazioni su di lei.Ma non ci aveva dato peso.. Non aveva raccontato nulla alla polizia, e nemmeno alla sua migliore amica Emily.Erano le due del mattino precedente quando il telefono squillò.Nonostante il sonno pesante Susan trovò la forza di rispondere
- pronto?-
una voce roca e inquietante le rispose dopo qualche secondo
-mi spiace averti svegliata,mia cara,so che torni stanca!volevo solo augurarti buon lavoro..domani sarà un giorno importante,per te.. e per me!-
era stanca di ricevere quelle assurde chiamate
-insomma !vuoi dirmi chi sei?Cosa vuol dire "un giorno importante"?
la voce sorrise e le rispose
-Domani è un grande giorno.. te lo dirò guardandoti negli occhi domani-
E riagganciò

 
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Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 03 Maggio 2007 da quattro.mani

"dai Susan ti stai facendo condizionare"... pensò scuotendosi da quello strano torpore. Chiuse per un momento gli occhi, fece un profondo respiro... e lentamente spinse la porta socchiusa.

La prima cosa che la colpì fu quel profumo. Intenso, dolce. Quell'odore che conosceva bene ma non ricordava perchè, che le provocava uno strano stato d'ansia... "ma perchè?". Susan se lo chiedeva da tempo senza trovare risposta.

Con il cuore che le batteva all'impazzata entrò lasciando la porta spalancata alle sue spalle...

"Stupida.. stupida Susan... ora hai anche le allucinazioni olfattive!" disse ad alta voce come per farsi coraggio. In quel preciso istante si rimproverò di non aver comprato quella piccola torcia tascabile che aveva visto il giorno prima andando al lavoro.

Cercò l'interruttore della luce senza distogliere lo sguardo dal buio che la avvolgeva...

 
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Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 03 Maggio 2007 da quattro.mani

continuava a sentire quel profumo,e un'inquietante sensazione continuava a tenerle il fiato trattenuto.in quell'istante il telefono squillò e Susan non riuscì a trattenere un urlo."pronto?" rispose impaurita ,poi prese fiato e gridò :"pronto? chi sei? vuoi dirmelo per favore?..lasciami in pace" con calma la voce di emily continuò dall'altro capo del telefono " Susan,tutto bene? Con chi credevi di parlare?".Susan scoppiò in lacrime.La casa, ora illuminata, le sembrò così sicura, e guardandosi intorno non trovava più nulla che potesse impaurirla.Non c'era nessuno,nessun oggetto fuori posto, e le finestre erano chiuse.Si rassicurò,e si convinse di essere stata distratta e di aver lasciato la porta aperta,ma fu difficile..qualcosa di strano c'era.S'infilò il pigiama e in un attimo era nel letto con la tv accesa.Odiava la pubblicità,ma quella sera la guardava come se l'attirasse..Guradava la tv e continuava a pensare alla porta aperta.Cos'era quell'odore, e perchè lo riconosceva?Si sforzava di ricordare,ma la sua memoria sembrava non essere d' accordo, e più si sforzava di ricordare,più l'inquietudine e l'angoscia si facevano strada nella sua mente!

 
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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 04 Maggio 2007 da quattro.mani

Susan si svegliò di soprassalto, il cuore che le martellava nel petto.
Si mise a sedere, chiuse per un momento gli occhi cercando di calmare quel tremore che ancora la squoteva. La Tv era ancora accesa e una ragazza in bichini stava pubblicizzando un qualche prodotto dimagrante.
"mi sono addormentata senza nemmeno spegnerla" pensò, mentre cercava tra le pieghe della coperta il telecomando.
Guardò la sveglia sul comodino che lampeggiava nell'oscurità.

4.10

"devo prendermi una vacanza" disse a se stessa. "quelle chiamate, i casi che stò trattando… e poi... quel maledetto sogno ricorrente”

Appoggiò la testa sulle ginocchia piegate e le cinse con le braccia. Si sentiva così stanca, così maledettamente fragile e spaventata. E lei odiava sentirsi così.

Lo squillo del telefono la fece sussultare mentre era assorta nei suoi pensieri ed il cuore riprese a martellarle il petto. Istintivamente Susan cercò la pistola riposta nella fondina ai piedi del suo letto.
Quel gesto la faceva sentire sempre tranquilla pur sapendo che la canna non era armata.



Uno squillo… un altro ancora…



Susan guardava il telefono ed era come paralizzata.
Allungò la mano e prese la cornetta. “CHI SEI? COSA VUOI DA ME?” Urlò questa frase con tutta la rabbia che quello stato di stress le stava provocando. Soffocò le lacrime. Non doveva tradire le sue emozioni.



“Susan tesoro! Sono Manuel… tutto bene? Ma che ore sono lì? Qui è bellissimo, il mare è cristallino e la compagnia ottima!!! Susan… Susan ci sei?”

Riagganciò. Le lacrime cominciarono a rigarle il viso. La tensione troppo a lungo trattenuta comincio a scaricarsi…



“stò impazzendo”

 
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Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 05 Maggio 2007 da quattro.mani

Da quando era partito,quella era la prima telefonata che riceveva da Manuel.L'aveva aspettata con tanta ansia,  poi..l'aveva distrutta così.Avrebbe voluto riprendere il telefono e richiamarlo,ma non poteva,perchè lui le aveva raccomandato di non farlo,ma di attendere con pazienza le chiamate che poteva farle lui dalle maldive.Quando le aveva chiesto di sposarlo lei non aveva rispoto,o almeno,non era stata decisa e chiara.Lui le aveva dato un pò di tempo e si era preso una vacanza.

Susan sapeva che quella storia stava volgendo al termine.

Le lenzuola di lino che avvolgevano le sue gambe somigliavano a quelle che comparivano chiaramente nel suo sogno ricorrente,sulle quali vedeva delle mani,le ruvide mani di un uomo che le sembrava di conoscere bene...Cominciò a tremare,come se la memoria avesse ricordato qualcosa ,ma si rifiutava di comunicarlo al cervello.

" sto impazzendo!",ripetè tra sè.

Scosse la testa come se volesse far fuori i pensieri.Aprì il cassetto e riguardò la foto in cui manuel le dava un bacio davanti ad un panorama fatto di prato e di case.Era stata l'ultima vacanza insieme.Si voltò a guardare il muto telefono sul comodino accanto al suo letto matrimoniale.

"richiama ,ti prego"sussurò .poi si stese sul fianco ,rinfilandosi sotto le lenzuol.Gli occhi le si chiusero, e la mano, poggiata sulla cornetta, scivolò giù.

 
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Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 07 Maggio 2007 da quattro.mani

La sveglia suonò parecchie volte prima che Susan si svegliasse. Era stata una notte lunga e lei si sentiva apezzi. Lentamente aprì gli occhi e percorse con lo sguardo il perimetro della sua stanza. Sulla sedia accanto alla porta c'era ancora la giacca di Manuel. L'aveva dimenticata lì l'ultima sera in cui si era sentita felice. Lui le aveva fatto trovare la cena pronta a lume di candele, la vasca da bagno piena di schiuma profumata... e quell'anello accanto alla rosa sul tovagliolo.

Sembravano passati anni. Ed invece era così poco. Ora che lui era lontano Susan sentiva un senso di profondo vuoto misto ad una stranissima sensazione di sollievo. Queste due emozioni contrastanti la facevano stare male da giorni.

Per un attimo guardò la cornetta del telefono. "non ha più richiamato" pensò. "forse non è riuscito più a prendere la comunicazione".Sapeva bene che era solo una bugia che stava dicendo a se stessa e che quella notte, forse si era giocata la possibilità di dirgli quanto si sentisse persa lontano dal suo abbraccio.

Restò ancora un pò a letto, la mente che saltava da un pensiero ad un altro. Pensava e ripensava alle chiamate, al profumo che aveva sentito -"o l'aveva solo immaginato?"... alla chiamata di Manuel... e al caso che il suo capo le aveva affidato.

I suoi incubi era cominciati quella maledetta sera. E la sua vita a sgretolarsi davanti ai suoi occhi senza che lei riuscisse a far nulla.

Era sempre stata una razionale. Si era sempre messa in situazioni che poteva gestire, controllare. Anche il suo lavoro era così. Fatto di controlli, schemi, ordine. Tutto catalogato e collocato nella giusta casella... fino a quel giorno in cui si era sentita chiamare dal suo capo.

"Susan solo tu puoi occupartene. E'un caso delicato, ci sono troppe teste pronte a saltare se qualcosa non va nel verso giusto. Qualcuno vuole tagliarci fuori. Abbiamo un mese di tempo.. hai un mese di tempo"

Dalla prima pagina di quel fascicolo si era sentita strana, come a disagio. Lui l'aveva incontrato un paio di volte soltanto. Non riusciva a togliersi dalla mente quello sguardo. I suoi occhi... la freddezza e l'autocontrollo che subito aveva notato in lui. Più volte non aveva retto, e durante i colloqui aveva abbassato lo sguardo mentre lui rispondeva alle domande.

Cercò il fascicolo ai piedi del letto e lo prese. Si mise a sedere e prese il primo foglio.

RAPPORTO PSICHIATRICO PRELIMINARE

-Il soggetto presenta un disturbo dissociativo dell'identità. Da una prima analisi sembrerebbe presente esclusivamente una seconda identità altrnativa alla prima. La patologia sembrerebbe causata da abusi subiti in età infantile, e rappresenterebbe un tentativo di adattamento ad una situazione vissuta con sentimenti di impotenza. Tale convinzione trova riscontro nei verbali di interrogatorio a carico della dott. Paola Zanardi, psicologa che aveva in cura il soggetto prima del suo fermo.

Il soggetto è attualmente in uno stato di totale chiusura e rifiuta di collaborare. -

Susan ripose il foglio e fissò la parete davanti al letto completamente ricoperta di appunti, foto, ritagli di giornale ed articoli scaricati da internet. Al centro la foto segnaletica. Ancora una volta... non resse il suo sguardo...

 
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Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 07 Maggio 2007 da quattro.mani

quel pomeriggio avrebbe dovuo interrogarlo e allora pensò di scendere a prendere un caffè prima di mettersi a scrivere.Voleva prepararsi delle domande secche,studiate e dirette,in modo da non far emergere il suo disagio.In compagnia di quell'uomo si sentiva tremare le gambe,ma non poteva accettarlo,non per il lavoro che faceva.Quegli occhi verde ghiaccio la terrorizzavano,ma lei trovava sempre degli escamotages per non pensarci, e guardare un altro punto del suo corpo.Un punto che di certo non potevano essere le mani.Le mani no! scosse il capo e si infilò la prima giacca che trovò.Senza nemmeno pettinarsi scese le scale di casa.Si specchiò nel vetro della finestra nel pianerottolo, e si accorse di avere una faccia stravolta!"se Manuel mi vedesse adesso,non ci penserebbe nemmeno un attimo ad annullare la sua proposta di matrimonio.."Pensò,lasciandosi scappare una risatina!.

Fuari dal suo palazzo fu sorpresa da un mare di gente,fotografi,giornalisti,polizia.Il palese nastro giallo ,che di solito circonda zone non accessibili perchè sotto sequestro,quella mattina avvolgeva la porta della villa accanto al suo palazzo.La signora Rose e sua figlia si abbracciavano,piangendo disperate.

avrebbe voluto raggiungere le sue vicine,per chiedere loro plausibili spiegazioni,ma fu femata da un agente della polizia "Signora di qui non può passare.la polizia sta indagando su un omicidio.é avvenuto questa notte."

"un omicidio?"pensò susan terrorizzata.Un omicidio prorpio nella villa accanto a lei.Persone rispettabili che conosceva bene.

- Sono della polizia: Dottoressa Susan Terri- disse lei  mostrando il tesserino.

- oh bene dottoressa,la sua presenza ci sarà certamente d'aiuto-

Disse l'agente conducendola sul luogo dell'omicidio.Susan lo seguì,ma non era sicura di volerlo fare.In quel caso la curiosità faceva spazio ai suoi obblighi lavorativi.

Susan avrebbe voluto chiamare il suo capo,ma frugando nelle tasche della sua giacca si accorse di aver dimenticato di portare con sè il cellulare.In quell'istante si ricordò delle terribili condizioni in cui si era coraggisamente prodigata ad uscire.

Susan riconobbe subito i gradi sulla divisa del comandante wash,mentre  questo si avvicinava all'agente che la stava accompagnando nella casa.Il comandante le fece unsuperbo accenno di saluto,poi si rivolse all'agente."dove l'hai trovata?è la prima indiziata?"Susan era tra la vergogna e la voglia di sbattere in faccia  a quel tizio il suo tesserino,la sua laurea e tutte le specializzazioni prese nel corso degli anni.Ma si trattenne da ogni gesto,ricordandosi del suo viso stravolto e il suo abbigliamento poco adatto ad un uscita mattutina!

- No signor comandante- rispose prontamente l'agente - è la dottoressa Terri..- Susan mostrò orgogliosa il tesserino. - Mi scusi dottoressa - Rispose il comandante.

- ha già visto il cadavere? - 

 - no.Stavamo giusto andando - Rispose lei prontamente.

mentre si dirigevano verso la casa, Susan cercò lo sguardo di Rose e di sua figlia Mery.Le conosceva da sempre.O Almeno ,da quando aveva preso casa lì!Erano brave persone.Il marito di Rose era un uomo apparentemente burbero,ma adorava sua figlia, e susan l'aveva incontrato spesso sul ciglio della strada,mentre aspettava la figlia di ritorno da qualche festa.La sera prima era accaduto di nuovo.Susan gli aveva consiglito di entrare

 - Signor mario - gli disse - Non crede che adesso mery sia cresciuta?Sa badare a sè stessa!-

lui sorrise

Fu distolta dai suoi pensieri quando si trovò davanti proprio il cadavere del signor Mario.Non poteva crederci.Avergli parlato la sera prima le faceva ribollire il sangue!un attimo prima lo stava pensando ed ora non riusciva a ricordarlo in vita.Nella sua mente solo un corpo privo di vita e......privo di mani!!

Infatti Susan scoprì con angoscia e sorpresa che il cadavere,barbaramente massacrato,aveva le mani amputate.

 
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Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 07 Maggio 2007 da quattro.mani

La scena che le si presentò era raccapricciante. Il corpo era in cucina, ma dalle tracce di sangue si capiva che era stato trascinato lì da qualcuno. Il volto tumefatto non lasciava dubbi, Mario si era difeso fino all’ultimo istante. Questo pensiero scatenò in Susan un moto di rabbia e dolore. Trattenne a stento le lacrime pensando alle due donne che aspettavano all’esterno.

“Avete trovato l’arma?” chiese, mentre osservava ogni particolare della casa facendosi spazio tra gli agenti della scientifica che meticolosamente analizzavano ogni cosa. Osservare era il suo metodo, osservava e assorbiva ogni sensazione. Registrava a livello inconscio. Il suo mentore, il dott. Daniel Scott le aveva ripetuto fino alla nausea che spesso la mente registra informazioni che sfuggono alla vista. Era stato così in parecchi casi. Quando tutte le strade sembravano chiuse lei era riuscita a trovare sempre qualcosa che agli altri era sfuggito. Riusciva ad entrare nella mente di chi commetteva i delitti, riusciva a pensare come loro. Questa sua dote era stata la sua fortuna e la sua rovina.

La voce profonda del comandante Wash la fece tornare alla realtà – “l’arma non è stata trovata, i miei uomini stanno cercando dovunque. Non ci sono segni di scasso, abbiamo richiesto i tabulati degli ultimi mesi e messo sotto sequestro computer e telefoni. Lei ha qualche brillante intuizione che ci porti velocemente alla risoluzione del caso?” Susan lo guardò con disprezzo. Non sopportava i suoi modi arroganti, l’assoluta mancanza di umanità. Eppure, non riusciva ad odiarlo. Qualcosa le diceva che lui non era sempre stato così. “La contatterò se dovessi avere una brillante intuizione, ora devo andare. Arrivederci capitano”

Uscì dal retro e si sentì una vigliacca. Ma non avrebbe retto ancora una volta gli sguardi delle due donne che in lacrime aspettavano all’esterno della loro abitazione. Mise gli occhiali scuri e si diresse verso la centrale a passo svelto. Si fermò come sempre nel parco che divideva praticamente a metà il suo quartiere. Un piccolo polmone verde in cui si rifugiava spesso tra una pausa e l’altra nelle lunghe giornate lavorative. Si mise a sedere sulla solita panchina e sorseggiò il caffè che aveva comprato lungo la strada. Aprì la borsa e tirò fuori il fascicolo. Cercò di eliminare almeno per quel momento i pensieri che la legavano al corpo senza vita che aveva visto poco prima. Prese un mucchio di fogli spillati insieme e cominciò a sfogliarli. A breve avrebbe dovuto incontrarlo e voleva essere all'altezza.

Era il suo diario. L’aveva scritto ogni giorno, tutti i giorni per cinque lunghi anni. Lo avevano trovato dopo l' arresto nella sua stanza, o meglio, era in bella mostra sulla scrivania. Lei era sicura che l’avesse lasciato lì perché fosse letto. In quelle pagine erano descritte, meticolosamente tutte le sue giornate, i conflitti interiori che lo avevano lentamente portato alla follia, la lotta contro se stesso fino ad arrivare alla completa separazione delle due personalità. C'erano i preparativi che faceva prima di ogni violenza, le parole che recitava, come un copione alle sue vittime. Erano descritte le torture mentali e fisiche che aveva inferto ad ognuna di loro in un crescendo di follia. C'erano i numeri di telefono, gli indirizzi e-mail. I nomi di amici e conoscenti. Per i primi tre anni aveva seguito uno schema preciso, tipico in soggetti come lui. Agiva da solo e le sue vittime erano perfette sconosciute. Nessuna di loro l'aveva denunciato. Poi, all'imporovviso qualcosa era cambiato nel suo modo di agire. Per circa sei mesi non aveva scritto più nulla e quando aveva ripreso sembrava non avere più il controllo delle sue azioni. Nella sua vita era entrata una persona, per un pbreve periodo era riuscito a tenere a bada se stesso, poi, quando lei lo aveva lasciato la rabbia era esplosa e l'aveva soffocato. Grazie a quelle pagine era riuscita a far radiare dall’albo degli psicologi la dott. che lo seguiva da una vita e che, per qualche motivo non lo aveva fermato quando ancora si poteva. Erano le ultime pagine che l’avevano particolarmente scossa. Erano completamente slegate tra loro, completamente diverse dal modo di scrivere abituale. La personalità remissiva, quella più fragile era scomparsa completamente, schiacciata dal “mostro che c’è dentro di me” come lui stesso si definiva in alcuni passaggi. La persona che più aveva amato era diventata la vittima del suo perverso gioco. Il diario finiva con una pagina bianca ad eccezione di una frase: “Perdonami per il male che ti ho fatto” Alex

Secondo i rapporti dei medici legali era solo il delirio di un pazzo, ma lei, ovviamente non era dello stesso parere. Quella frase era stata scritta per la persona che l’aveva denunciato. Susan smise di leggere e si appoggiò allo schienale della panchina. Chiuse gli occhi per un momento cercando di rilassare i muscoli contratti. Fece mente locale e ripassò a mente le domande che gli avrebbe fatto quel giorno. Non doveva mostrare esitazione, non doveva mostrare debolezza.

Mentre era assorta nei suoi pensieri sentì vibrare la tasca. Frugò nella tasca e tirò fuori il cercapersone. Il numero che lampeggiava non le era familiare. "strano" pensò, quel cercapersone era strettamente personale e poche persone conoscevano il numero. Si alzò controvoglia e ripose il fascicolo. Al primo telefono pubblico compose il numero che l'aveva cercata.

Dall'altro capo il telefono squillò. "susan... susan... non ti intromettere in cose che non ti riguardano... "

Susan urlò, "ma chi sei? cosa vuoi da me!!!" Mentre riagganciava senti un cellulare che squillava. Ebbe la certezza che quella suoneria fosse la sua.

 
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Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 08 Maggio 2007 da quattro.mani

era sicura di non avere il cellulare con sè quella mattina,eppure continuava a squillare.

-Pronto?- la voce di una donna accanto alla cabina telefonica dove era rimasta Susan rispose al cellulare che stava squillando... "che figuraccia!" pensò susan.

Si diresse verso casa per rimettersi in ordine.percorse con occhi bassi la strada davanti alla villa segnata dalla tragedia, ma si imbattè nuovamente nel comandante wash.

- mi scusi dottoressa,dovrei farle qualche domanda- le disse con un tono quasi dispiaciuto.

-mi è sembrato di averle già detto che non appena avrò novità sarà mia premura contattarla-rispose lei,mentre cercava di prseguire.Il comandante le si mise nuovamente davanti e continuò :

- Lei è comunque la vicina di casa della vittima.Ci preme farle qualche domanda-

-mi sembra assurdo..essere indagata!-

- non ho detto questo- ribattè il comandante,

-ma è la procedura,dottoressa.Dovrebbe saperlo!-

- e vabene.mi dica- accettò rassegnata susan,vergognandosi un pò di come continuava a stare in disordine quella dannata mattina.

-dov'era ieri sera tra 22.30 e 24?-

-sono stata in centrale per un lavoro che mi sta rubando tantissimo tempo.Non so esattamente a che ora sono rientrata.Ma se questa è l'ora presunta del decesso credo di essere rientrata prima,poichè ho incontrato la vittima,proprio prima di entrare in casa?-

-Come?- rispose sorpreso il comandandante

- perchè la sorprende così?ho scambiato con lui qualche chicchiera,come faccio spesso.é pur sempre il mio vicino,non dovrebbe sembrarle così strano.Stava aspettando sua figlia!-

-La ragazza dice che stranamente,quando è tornata,lui non c'era-

le parole del comandante,ora accigliato,le sembrarono dure e dubbiose

-Non capisco-rispose lei,abbassando lo sguardo.Non avrebbe voluto distogliere i suoi occhi,sapeva bene cosa voleva dire,ma non riusciva a guardarlo.Era palesemente arrabbiato, e lei cominciava a temerlo.Provava una strana sensazione, e avrebbe voluto solo scappare via- posso andare ora?-chiese come fosse una bambina-Certo rispose lui.-Ma la prego,si tenga sempre disponibile-

Susan scappò via, entrò in casa,chiuse la porta alle sue spalle e si appoggiò ad essa.Prese fiato,quasi come se avesse appena concluso un incontro di boxe.Il suo sguardo fu catturato dalla luce rossa della segreteria che continuava a lampeggiare.Susan ,con un gesto automatico,schiaccò il pulsante per ascoltare i messaggi.La solita,inquietante voce,incominciò

-Smettila Susan,non ti intromettere più!-

susan sbuffò

-Non dire nulla..non raccontare nulla a nessuno.Questo sarà il nostro piccolo segreto..non dire nulla piccola Susan..sta tranquilla,ci sono io con te!-

A queste parole Susan schiacciò con forza le mani sulle orecchie, e cominciò a gridare.Piangeva e urlava,senza capire a cosa era dovuta quella terribile sensazione,che le provocava quasi dolore.Il sangue le ribolliva, e il cuore continuava a battere, e questo la spaventava ancora di più."cosa mi succede?" pensò.Poi,cadde a terra senza forze...

 
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Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 08 Maggio 2007 da quattro.mani

“Susan, Susan, forza riprenditi…” Lentamente Susan cominciò a risvegliarsi. Aveva un terribile mal di testa e la gola in fiamme. Aprì gli occhi e vide il viso familiare di Emily. “Cosa mi è successo? Dove sono?... l’interrogatorio… devo andare in centrale”

Emily la guardò con severità mentre le porgeva un bicchiere di acqua e zucchero. “Non rispondevi al cellulare, in centrale non riuscivano a contattarti nemmeno sul cercapersone e ci siamo precipitati qui. Robert è dovuto tornare in ospedale ma prima si è assicurato che non fosse nulla di grave. Ha detto di passare da lui appena ti sentirai meglio per un controllo. Eri svenuta a terra, accanto alla porta”

Emily e Robert erano i suoi amici da sempre. Con Emily avevano pianto e riso insieme, si erano date coraggio l’un l’altra nei momenti difficili e avevano condiviso negli anni dell’ università un piccolo appartamento nel campus. Più che un’amica, Emily era per lei come una sorella. Anche dopo aver conosciuto Robert ed essersi sposata, non aveva smesso di essere presente nella sua vita. Susan sapeva che era molto preoccupata per lei negli ultimi mesi e sentì una fitta di dispiacere. “Sarà la stanchezza, non ho dormito molto in questi ultimi giorni. E poi… no… nulla. Non devi preoccuparti, ora stò bene. Faccio una doccia e vedrai che sembrerò come nuova!” disse guardandola negli occhi con dolcezza. Era la prima volta che le nascondeva qualcosa e si sentiva in colpa. Ma il suo sesto senso le consigliava di tacere, come se rivelarle di quelle strane chiamate potesse in qualche modo metterla in pericolo. “Stai tranquilla Emily, e dici a Robert che passerò in questi giorni per un controllo”. Cercò di essere quanto più convincente possibile, ma dallo sguardo dell’amica capì di non riuscire a nascondere lo stato di terribile ansia che la attanagliava. Abbassò lo sguardo e si alzò dal divano. “ok… so che mi nascondi qualcosa ma non voglio forzarti. Ora vado ma più tardi ti chiamo va bene? Susan, qualsiasi cosa sia sappi che con me puoi parlare” . Emily l’abbracciò forte, poi prese la borsa e le chiavi e la salutò con un sorriso preoccupato. Susan si sforzò di non piangere e ricambiò il sorriso. Poi, prese il telefono e chiamò in centrale. Quando riagganciò si sentiva ancora più nervosa.

Il suo capo, dopo essersi assicurato che stesse bene le aveva detto che Wash aveva cominciato a fare domande su di lei in relazione ad un omicidio che era avvenuto la sera prima. Poi, l’aveva sollecitata ad andare in centrale, il suo sospetto era già lì da un po’ e l’avvocato stava dando in escandescenza. Susan respirò profondamente e si andò a buttare sotto la doccia.

Quando arrivò in centrale si sentiva meglio, la doccia bollente aveva lavato via un po’ della stanchezza e del nervosismo di quella mattina. Prima di entrare, si impose di sembrare più rilassata e decisa di quanto in realtà non fosse. Percorse il corridoio velocemente ed entrò nella piccola sala dalla quale si poteva assistere agli interrogatori. Salutò con un cenno della testa il suo capo e guardò al di là del vetro-specchio. Lui era seduto sul lato corto del tavolo e sembrava assorto nei suoi pensieri. Susan lo osservò attentamente. A volte gli sembrava impossibile che fosse la stessa persona che aveva scritto quel diario, la stessa persona che aveva commesso quelle violenze. Una delle cose che l’aveva colpita, oltre al suo sguardo, era stata l’enorme mole. Gli era sembrato gigantesco quando si era alzato nella stanza degli interrogatori. Un fascio di muscoli e rabbia. Aveva poco più della sua età ma sembrava aver vissuto almeno il doppio. Susan pensò che era uno di quegli uomini che piacevano tanto alle ragazzine. Mentre formulava quell’ultimo pensiero, lui si voltò verso lo specchio. Non poteva vederla, Susan lo sapeva con certezza… eppure… sembrava che stesse guardando proprio lei. Come se stesse cercando di leggerle dentro.

Ancora una volta distolse lo sguardo, poi raccolse i suoi appunti ed entrò nella stanza.

 
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Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 09 Maggio 2007 da quattro.mani

-dottoressa buongiorno..è un piacere rivederla-

il falso sorriso di quell'uomo la irritò.Quel tono forzatamente confidenziale lo acquisiva solo quando era sicuro di essere al comando della situazione, e questo a Susan faceva paura.Lei gli rispose con un semplice"buongiorno" ,evitando di guardarlo in faccia.Gli passò accanto, e si voltò a guardare lo specchio.In quel tailleur beige si riteneva una donna affascinante,e lo shampoo appena fatto, aveva donato una nuova luce ai suoi folti capelli castani.Decise che quel giorno avrebbe vinto lei.Si sedette di fronte a lui,tirò fuori i suoi fogli e cominciò a combattere con se stessa per alzare lo sguardo e guardarlo in faccia.Ci riuscì per un momento.Lui continuava a fissarla, e sorrideva.Lei no.

-Signor Alex Memories-

Cominciò Susan con voce spropositatamentea alta,indicativa di una tensione accelerata.Accese il registratore e lo posò sul freddo tavolo

 - oggi otto maggio duemilasette,effettueremo il terzo interrogatorio-

Si sentiva un robot

 - le faccio nuovamente la domanda che ha aperto anche gil interrogatori precedenti: Sa perchè si trova qui?-

- ho fatto il lupo con le pecorelle-Rispose,ridendo sgradevolmente.

- e perchè si sente un lupo alex-Ribattè Susan,assecondandolo.

-Un lupo non ha paura,il lupo spaventa- disse soddisfatto lui.

- Alex,le pecorelle hanno paura di chiunque.Il lupo poteva spaventare qualcuno più forte ,non crede?-Susan si sentì orgogliosa di quella semplice conclusione.

Alex la guardò, e in quel momento sembrò quasi umiliato.Susan avrebbe continuato ad infierire contro di lui,ora che aveva vinto la prima battaglia,ma si fermò quando lo sguardo di lui si addolcì.

-Aiutami Susan!-

-Cosa è successo Alex- gli parlò maternamente

-Aiutami Susan- continuò a ripetere,abbandonando il suo sguardo nel vuoto.Ora era assente, e per susan sarebbe stato difficile continuare.

-Sono qui,alex.Sono qui-

lui non l'ascoltava.Susan cominciò mentalmente ad esaminare le possibili domande che poteva fargli in quell'istante.Si chiedeva se doveva riprendere il tono duro, o cercare di aiutarlo.Poi decise che per il suo scopo occorreva parlare con l'altra personalità del suo paziente,quel mostro che aveva commesso quelle atroci violenze.Non doveva avere pietà,doveva trovare il modo di tirare fuori l'Alex colpevole!Allora pensò di stimolare il suo orgoglio.

-le donne che hai violentato hanno dichiarato di aver trovato in te una persona debole e incapace.Io credo che non abbiano sbagliato.Manca poco e poi comincerai anche a piangere.Povero Alex,fai pena-

lo sguardo dell'uomo si infuocò.Diventò aggressivo e si scagliò contro Susan,ma non ci arrivò,perchè fu braccato dagli agenti.

-piangevano,piangevano e godevano!a loro piaceva,te lo assicuro!piacerà anche a te!io non sono debole,Puttana!- le urlò infuriato - Aspetta solo che ti incontri fuori di qui, e farò piangere anche te!mi urlerai di farlo ancora, e ancora, e ancora!-

le guardie lo portarono via, e Susan rimase seduta a guardarlo uscire.Avrebbe voluto piangere,ma non lo fece.Aveva vinto, ma questo non la tirava fuori dall stato di angoscia in cui quelle parole l'avevano messa.

-Sta tranquilla,Susan!-il suo capo le cinse le spalle con un braccio,ma lei di istinto le tolse via, e se ne andò.

 
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Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 10 Maggio 2007 da quattro.mani

Arrivò a casa e si buttò sul letto ancora vestita. Si sentiva stremata da quella giornata che sembrava non voler finire più. Dopo l’interrogatorio aveva accennato una scusa al suo capo ed era scappata via. Aveva chiamato Robert e l’aveva rassicurato sulla sua salute promettendogli di passare il giorno successivo prima di tornare in centrale. Lui le aveva fatto alcune domande e poi l’aveva congedata con le solite raccomandazioni. Mille pensieri le impedivano di rilassarsi. Accese la TV sperando di riuscire a distogliere l’attenzione almeno per un pò ma il volto burbero del comandante Wash la fece sussultare. La conferenza stampa era in pieno svolgimento. Giornalisti e fotografi si accalcavano intorno al comandante ed i medici di un qualche ospedale che Susan non riconobbe.

Un giornalista prese la parola. - capitano Wash avete identificato la vittima? –

Il Capitano attese che la folla si zittisse poi parlò - la vittima è stata identificata ma per ovvie ragioni non è possibile rendere note le sue generalità. In questo momento è in sala operatoria dove i medici stanno tentando di salvarle la vita –

Un altro giornalista lo aggredì. - E’ vero che aveva le mani amputate come l’uomo che avete trovato stamattina? C’è un serial killer in circolazione e la polizia non fa nulla?- Il capitano lo fulminò con lo sguardo, poi furioso ringhiò contro la platea

- la persona che ha commesso questi omicidi ha le ore contate, abbiamo già identificato alcuni sospetti e abbiamo emesso dei mandati di comparizione – Poi, rivolgendosi alla telecamera continuò il discorso, - Hai le ore contate bastardo, ti starò con il fiato sul collo fino a quando non uscirai allo scoperto. Non c’è nessun posto abbastanza lontano dove tu possa nasconderti-

La folla di giornalisti e curiosi lo assalì nuovamente con mille domande ma lui semplicemente li squadrò con disgusto e si allontanò con i medici. Susan rabbrividì. Dal discorso di Wash aveva capito che avevano trovato un’altra vittima ma che, per fortuna (o sfortuna?) era ancora in vita… e che doveva aspettarsi ancora fastidi dal comandante. Per tutta la mattina, infatti, Wash aveva continuato a chiamare in centrale chiedendo di lei. Si era fatta negare con la scusa dell’interrogatorio, ma conosceva le procedure e sapeva di non poterlo ignorare ancora per molto. Sbuffò seccata. Non le andava giù di essere presa di mira da quell’uomo arrogante e presuntuoso. Sapeva di non esserle mai stata particolarmente simpatica a causa del suo immediato inserimento nel gruppo dei criminologi di quel distretto. Alcuni colleghi le avevano confidato che Wash si era lamentato direttamente con il questore dopo che quest’ultimo l’aveva personalmente raccomandata per quel posto, dopo che lei aveva brillantemente partecipato alla risoluzione di un caso molto delicato.

- ma che vada al diavolo – disse e spense nuovamente la TV Si preparò uno spuntino leggero anche perché il frigo era praticamente vuoto da settimane e scelse un cd dalla sua collezione. La musica l’aiutava a riflettere. Sapeva di non doversi intromettere nelle indagini di Wash ma la tentazione era troppo forte.

- in fondo riguarda anche me dato che Wash mi ha inserito nella rosa degli indagati … e poi, devo assolutamente distrarmi… almeno per qualche ora-
Susan accese lo stereo e si accomodò sul divano. Aprì il suo portatile e digitò la password per accedere al server della polizia. Cominciò a visionare i rapporti degli ultimi sei mesi che presentassero anche un solo particolare simile alle ultime due aggressioni. Sperava di trovare qualcosa, qualsiasi cosa la potesse aiutare ad avere delle risposte. Quando squillò il telefono Susan ebbe un sussulto. Si rese conto che erano passate parecchie ore solo quando, nell’alzarsi per rispondere guardò fuori dalla finestra e vide le luci della sera.

- Pronto?- Oramai Susan rispondeva sempre con un certo timore.

- Susan sono Delacroix, abbiamo un problema con il caso Memories –

Era il suo capo. Susan sentì il sangue gelarsi nelle vene appena pronunciò quel nome. Per qualche ora era riuscita a non pensarci e lui bruscamente l’aveva riportata alla realtà. - che problema? L’avvocato ha fatto storie per l’interrogatorio di oggi? Perché se è così ci parlo io.. non deve intr.. –

Delacroix la interruppe a metà frase. –no Susan si tratta delle vittime. Le abbiamo rintracciate tramite le indicazioni fornite nel suo diario ma nessuna è disposta a collaborare. Non vogliono sporgere denuncia, hanno paura. Due famiglie ci hanno già fatto contattare dai loro avvocati. Ci rimane una sola possibilità altrimenti.. –

si interruppe per un momento…

-altrimenti dovrete rilasciarlo vero? – Susan pronunciò queste parole e si accorse che stava tremando.

- Si. Se non riusciamo a convincere almeno una delle vittime a sporgere denuncia entro 72 ore sarà libero. Quello vuole fregarci Susan. Ha calcolato tutto, si stà prendendo gioco di tutto il sistema. L’unica vittima di Memories che non abbiamo ancora contattato è Elizabeth Fernandez.-

Susan fece un lungo respiro. Aveva sperato di riuscire a tenere fuori dall’indagine la donna che più di tutte le altre aveva subito la follia di Alex Memories. Ma adesso si trovavano in un vicolo cieco e non riusciva a trovare altre soluzioni. Sapeva che il compito di contattarla sarebbe spettato a lei.

- Ok Simon, fammi preparare dai ragazzi la documentazione sulla Fernandez. Domani la contatterò io-

Salutò Delacroix e chiuse la chiamata. All’improvviso si sentì di nuovo stanchissima, schiacciata da quella responsabilità. Sentiva il desiderio di riposare, addormentarsi e magari non pensare per qualche ora, ma doveva prepararsi in modo adeguato se voleva convincere Elizabeth ad esporsi ancora una volta. L’aveva vista un paio di volte soltanto ma aveva subito provato una forte simpatia per quella donna. La prima era stato la notte dell’arresto di Memories. Una pattuglia di passaggio aveva notato una macchina di grossa cilindrata appartata in una strada isolata e gli agenti avevano pensato di fare un controllo. Stavano per andare via quando avevano sentito dei lamenti provenire dal cofano dell’auto. Legata ed imbavagliata avevano trovato Elizabeth. La seconda volta era stato in centrale, dove lei era andata a ritirare alcuni effetti personali trovati nell’auto dopo la perquisizione. In quell’occasione le era stato chiesto di sporgere denuncia ma si era categoricamente rifiutata. Sembrava un fantasma, quasi volesse scomparire nel nulla per non farsi più trovare. Per un momento si erano guardate e lei le aveva accennato un sorriso. Solo qualche settimana dopo Susan si era resa conto delle violenze fisiche e mentali che Elizabeth aveva dovuto sopportare nei due anni precedenti. Leggendo il diario di Memories aveva capito che per lui era diventata una specie di sfida. La sua “maledetta ossessione” come lui stesso la definiva.

- maledizione!! - disse con rabbia stringendo i pugni talmente forte da farsi male. Stanca e terribilmente nervosa aprì il file contenente tutte le informazioni su Elizabeth. Dopo qualche ora e parecchi caffè spense il portatile e si buttò sul letto esausta.

Chiuse gli occhi e scivolò in un sonno agitato...  

 
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Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 10 Maggio 2007 da quattro.mani

sudata si svegliò nel cuore della notte.non piangeve questa volta,ma si sentiva la gola in fiamme, e capì di aver urlato.Ancora il sogno ricorrente,ancora le lenzuola bianche e le due mani che si insinuavano tra le pieghe fino a giungere a lei..Guardò la sveglia.Di nuovo le quattro e dieci.Alzò il telefono di istinto per chiamare Manuel,come faceva ogni volta che le succedeva.Ma aveva dimenticato che lui stava dall'altra parte del mondo.Non riuscì a comporre il numero pechè sembrava che non ci fosse linea,ma poi sentì un respiro affannoso dall'altro capo del telefono.Capì che qualcuno in quell'istante l'aveva chiamata, e prima di sentire lo squillo aveva già alzato la cornetta per chiamare Manuel.Una stravagante coincidenza che spesso può capitare...

-Chi è?- disse Susan e  e sottovoce sentì rispondersi

-Ancora un 'altra vittima Susan..Dove vogliamo arrivare?Dobbiamo continuare con questa sceneggiata?Smetila Susan,tirati fuori-

-Chi sei-Gridò lei infuriata

-Sono solo un protettore,piccola Susan-

-non chiamarmi così-Disse lei cercando di prendere le redini della situazione

-Lo so quanto male ti fa ricordare,ma io so tutto- Rispose la voce- tirati fuori,fallo per le prossime vittime della lista-e riagganciò.

Susan non capiva,e comunque non aveva intenzione di abbandnare il caso Memories.Era la sua sfida, e aveva promesso di vincere.si alzò dal letto e si diresse al frigo a prendere un bicchiere d'acqua."domani farò un pò di spesa"pensò.Mentre beveva ripensò alle parole della voce al telefono,a quando lei gli aveva ordinato di non chiamarla "piccola Susan".Era sempre stata infastidita dal quell' innoquo vezzeggiativo,ma non si era mai chiesta il perchè.Non aveva mai sentito il bisogno di saperlo,e invece quella notte le era sembrato di capire che probabilmente un motivo reale c'era.la voce aveva risposto "lo so,so tutto.."ma tutto cosa?qualcosa che lei nemmeno sapeva?A chi poterlo chiedere?Pensò a sua sorella Adela.lei l'avrebbe aiutata.Ma significava raccontarle tutta questa terribile faccenda, e questa idea non la convinceva.Adela era sempre stata apprensiva.Era sua sorella maggiore, e aveva avuto sempre un legame strano con lei,una protezione morbosa e un legame paradossale.Quella notte le sembrava tutto strano.Anche il rapporto con sua sorella.Tutto quello che era sempre stato normale,scontato,quella notte non tornava.Si fece un caffè.

Erano le sette quando il telefono squillò:

-Ciao susan,dormivi?-

era il suo capo

-no! stà tranquillo!,dimmi Simon,cosa c'è di così urgente?-

-wash sta venendo da te,vuole interrogarti.la vittima che ieri ha subito la brutale violenza del presunto serial killer,è in fin di vita.Purtroppo ancora una volta è una tua conoscenza!-

Susan sussultò-Come? e di chi si tratta?-

-é il padre di elizabeth fernandez-

-o mio Dio!-Susan trattenne il pianto

-Pensano che sia vittima dello stesso pazzo,perchè anche questa volta le mani sono state amputate-

-Ed elizabeth come sta?-Susan cercò di spostare la sua attenzione sulla ragazza che più di tutte le stava a cuore

-è sconvolta,sembra aver perso la voce.é spaventata Susan,ora non è il caso di adare da lei!Ci hanno bruciato le carte!-il campanello suonò e susan Congedò delacroix.Aprì la porta e di fronte si trovò lo sguardo truce di wash,che solo guardandola sembarva averle fatto uno sconvolgente interrogatorio.

Susan lo invitò ad entrare e mise su un caffé.Lui cominciò subito:

-Ci risulta che ha contattato il signor fernandez,poco prima che fosse aggredito-

-no!- rispose lei.

il comandante wash si accigliò e riprese-Sappiamo che avrebbe dovuto incontrare sua figlia oggi,lo aveva chiamato per fissare l'appuntamento e lui le ha detto chiaramente di non voler permettere questo incontro, e di lasciare in pace sua figlia-

-ma cosa dice?non è così-

il comandante lanciò un occhio sull'agenda di Susan lasciata ,come d'abitudine,aperta sul tavolo -E come mai allora la sua agenda rivela l'appuntamento di oggi,con la signorina Fernandez?-

Susan imbarazzata,prese l'agenda e la chiuse.Balbettò qualcosa e poi finalmente riuscì a formulare qualcosa di sensato - era solo l'intenzione di incontrarla,non era fissato l'appuntamento!-

Wash sorrise- si sta arrampicando sugli specchi,dottoressa, ed io non capisco perchè.Anche questa vittima ha avuto il suo ultimo contatto con lei.La telefonata risale a dieci minuti prima dell'aggressione.-

Susan versò il caffè nelle tazze e cercò di mantanere la calma - Ma ho sentito che la vittima non è morta,quindi sarà semplice,appena si riprende,farsi dare tutte le indicazioni direttamente da lui!-

il Comandante la guardò negli occhi e freddamente le disse - é morto un'ora fa-.

 
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