DIARIO DI FANTOZZI

NO allo scorporo della rete e SI ai fondi sovrani


Il cda Telecom del 25 settembre non ha chiarito i dubbi sull'eventuale scorporo della rete. Per adesso non se ne parla, ma non e' ancora detto poiche' la soluzione era molto apprezzata dall'Authority. L'Amministratore Delegato ha ammesso l'apertura ad un offerta dai fondi sovrani per una partecipazione di circa il 10%, tutto dipendera' dal prezzo. Che ci sia la Libia di mezzo e' ormai chiaro, anche se sono forti le perplessita' etiche di fronte ad un paese accusato di terrorismo, dove tutto e' controllato, specialmente le linee di comunicazione.Ricordiamo a proposito delle "svendite" di reti o torri (la cui vendita riguarderebbe solo il contratto di affitto)  l'articolo di zeus news del  18/9/08:Per Telecom non è tempo di vendere le TorriQualunque operazione come la vendita delle Torri di Telecom Italia, o addirittura lo scorporo della Rete, si scontrerebbe con uno dei peggiori momenti finanziari di tutti i tempi.[ZEUS News - http://www.zeusnews.it/ - 18-09-2008] Lehmam Brothers è una di quelle grandi banche finanziarie americane il cui mestiere principale è consigliare di fare a pezzettini le aziende per piazzarle meglio sul mercato e fare felici i più grossi azionisti, oppure tagliare le spese sociali dei Paesi in via di sviluppo per tagliare il debito. E' meglio dire "era", perché Lehaman è clamorosamente fallita, facendo tremare le Borse e gettando sul lastrico 6.000 persone, mentre i Paesi dell'America Latina dal Venezuela alla Bolivia mandano al diavolo gli Usa. Franco Bernabè, ma anche Prodi che voleva scorporare la Rete, e Draghi, governatore della Banca d'Italia, hanno fatto parte come consulenti e manager di questo giro di banche statunitensi che fanno e disfanno tutto, anche se forse Bernabè negli ultimi mesi non ha nascosto la sua insofferenza verso questi analisti finanziari che vorrebbero utili sempre più alti e subito in Telecom. Il fatto è che qualunque operazione di ingegneria finanziaria che Telecom Italia varasse in questo momento, cadrebbe in un momento di bufera che rischierebbe di travolgere soprattutto centinaia di migliaia di piccoli azionisti, dipendenti e clienti. Lo scorporo della Rete da tanti invocato sarebbe solo una manovra per fare incassare subito le banche e Telefonica e i Fossati, ma lascerebbe in piedi solo due scatoloni vuoti: le divisioni commerciali di Telecom Italia in rosso per il fisso e in calo di redditività per il mobile, e una Rete che senza investimenti pesanti di natura pubblica rimarrebbe inadeguata e farebbe crescere le tariffe di non poco. Anche un'operazione "minore" come la vendita delle Torri Telecom, che il consiglio di amministrazione potrebbe decidere, avrebbe una ricaduta positiva solo nel prossimo anno ma peserebbe e non poco sui bilanci successivi, rivelandosi "un'operazione a perdere" come è stata la svendita del patrimonio immobiliare che ha fatto crescere enormemente i costi di affitto, una delle voci più negative durante le gestioni Colaninno-Tronchetti. La vendita delle Torri avrebbe come risultato la cessione di almeno 800 dipendenti che si sommerebbero ai noti 5.000 esuberi mentre il Sindacato dice no a nuove esternalizzazioni e porrebbe nuovi problemi di sicurezza degli impianti.