PER I RAGAZZI CHE PER NOSTRA COLPA NON RIESCONO
PER COLPA DELLA NOSTRA GENERAZIONE 60-70-80, I NOSTRI RAGAZZI NON RIESCONO A DIVENTARE ONESTI. GLI EDUCHIAMO A NON FARSI METTERE SOTTO, A CERCARE SEMPRE DI PRIMEGGIARE, A RAGGINGERE IL FINE CON QUALSIASI MEZZO.
NOOOOOO, ABBIAMO SBAGLIATO TUTTO ....FORSE SIAMO ANCORA IN TEMPO MUOVIAMOCI, SVELTI MUOVIAMOCI.
« COME FACCIO A DIMENTICARE. | IN STAZIONE... » |
Post n°29 pubblicato il 18 Giugno 2018 da fantavita0
ALESSANDRO IL RAGAZZO SENZA TEMPO. Alessandro età incerta, fino a poco tempo prima era definito il “ RAGAZZO” con il ciuffo sempre perfetto, il suo percorso fatto di alti e bassi, come tanti altri, e tutto era servito a costruirlo e modellarlo. Era un ragazzo; si! così com’era, lo definivano ragazzo; perché gioioso, scontroso, a volte volgarmente simpatico, disponibile sempre e sempre pronto a dare una mano a chiunque. Tutto contemplava, tutto aveva un senso. Anche malattie e morte, per lui erano condimenti della vita, “succedeva a tanti di incapparci in esse, quindi perché non a lui”, non si sentiva escluso. Era un ragazzo. Si, era un ragazzo; tutto ciò stava vivendo era troppo per lui, un cammino così perfetto, si, davvero troppo. Tante ne aveva passate, ma riusciva sempre a ritornare sul sentiero giusto. Un giorno, dietro una piccola curva, un rovo, anzi “ IL “ rovo che conosceva bene, quel rovo sempre colmo di spine, quasi inavvicinabile prima dell’incontro con Alessandro. Sapeva gestirlo di solito, ma quel giorno lo fece avvicinare un pò troppo, non si accorse Alessandro che stava concedendo troppo, e il rovo con il ramo più folto di spine, con grande violenza, con un gesto inaspettato gli strappo un pezzo di cuore . Da quel giorno quel pezzo di cuore mancante fece si che Alessandro non fosse più quel ragazzo che gli alri conoscevano. Inizio a vagare per strade buie e sporche, non riusciva più a trovare il suo sentiero, quello che a volte superava ma ritrovava sempre . Il tempo passava, questo lungo vagare, questa lunga ricerca di un perché non dava frutti. Il dolore era lancinante, quel pezzo di cuore mancante lo logorava, quel sentiero sicuro si presentava disseminato di rovine, nient’altro che detriti e polvere. Si trascinava. Trascinava quel poco che restava della sua vita senza una ragione, senza un come, un dove, un perché. Questa volta, per la prima volta, sentiva la vita priva di significato, prima con le malattie e la morte lui ci parlava, ora non sentiva più niente. Aveva cercato e provato invano di rattoppare quella ferita, ma era troppo grande, quel suo povero cuore rigettava ogni tipo di sutura. Dopo poco tempo smise di cercare, era da tanto, durava da troppo, si fermò e si sedette su un grosso rudere con il capo chino tra le gambe e le mani a penzoloni sulle ginocchia. Stando in quella posizione si notava quel suo segno particolare che lo contraddistingueva, il famoso ciuffo mai prima fu trascurato in tal modo, ora sporco e ingestibile, si ritrovò lì solo e completamente assente, quell’assente che definirlo “ il vuoto” era elogiare il momento. Ad un tratto qualcosa lo destò, tutto tremò, si alzò un vento che smosse anche il ciuffo e fece pian piano sparire tutta la polvere che svolazzava nei dintorni, iniziava a schiarire. Per lo stupore si stropicciò gli occhi e man mano davanti a se si apriva un varco, apparivano delle immagini che mano mano diventavano chiare, cominciò a riconoscere qualcosa che era stato suo, la bici con le tre ruote, Genova la sua città, la fontana dove solitamente da piccolo beveva e si bagnava giocandocon l'acqua, Giuseppe il suo compagno di banco, ed ancora tant’altro che apparteneva solo a lui. Erano i ricordi, si, era il suo passato ed i ricordi pian piano si moltiplicavano. Prima di quel momento aveva rimosso tutto e non si spiegava questo improvviso ritorno al passato. Era un vortice di immagini, mentre tutto girava e tutto tornava, questa specie di giostra si fermò su quattro personaggi, erano i suoi quattro figli, una avuta dal suo matrimonio e gli altri tre adottati. Dalle sembianze si intravvedevano due uomini e due donne, ma non ricordava ne chi o ne se li avesse veramente adottati tanto era l’amore che provava per ognuno di loro. Ora in quell’immagine apparivano come uomini e donne ma prima erano i suoi ragazzi. Come mai la giostra non gira più? Si chiese. Ferma su quell’immagine. Eccoli i suoi ragazzi ora adulti, ma quando sono diventati adulti, pensò inarcando le sopracciglia all’insù facendo apparire tante piccole rughe sulla fronte. Quante ne aveva fatte e dette con i suoi figli, quanto amore e passione aveva dedicato a loro. Gli bastò vedere quell’immagine ed apparve sul suo viso una distorsione, le sue labbra si mossero quasi come un accenno ad un sorriso. Senti un scossa, un fremito forte che aumentava, un gonfiarsi improvviso delle vene, si udiva uno strano sussulto che lontanamente sembrava un battito, sembrava venisse dal suo cuore lacerato. Si muoveva qualcosa, al solo ricordo di quanti sorrisi, abbracci e carezze scambiati con loro. Dopo un po’ ricominciò di nuovo a ruotare tutto e i ricordi divenivano sempre più chiari. All'improvviso si bloccò di nuovo su un’altra immagine, davanti a lui apparve un amico di recente storia, come mai? Non si spiegava cosa c'entrasse, avevano solo in comune un incontro fisso, che avveniva sempre lo stesso giorno di tutte le settimane. Si incontravano solo per un semplice caffè, si sedevano allo stesso tavolino dello stesso bar, ordinavano lo stesso cornetto vegano ai fichi e mandorle, tassativamente diviso a metà, due bicchieri di acqua e due caffè entrambi senza zucchero. Non riusciva neanche a ricordare da quando durasse, poco sapevano l’uno dell’altro, perché avevano poco tempo per raccontarsi. Però quel sistematico incontrarsi aveva innescato che se uno dei due tardava all’appuntamento l’altro cominciava a chiamare per sapere dove fosse, insomma se non ci si incontrava in quella settimana mancava qualcosa alla loro routine; mah, due perfetti sconosciuti non ha senso, ma al solo ricordo sorrise. Dopo quest’altro piacevole ricordo notò dei movimenti del suo petto, si accorse che respirava, sentiva l’aria che entrava e usciva in aliti sempre più sistematici, stava ricominciando a notare la Vita. Mise una mano sul cuore sentì che il dolore si stava pian piano affievolendo, come mai? quella lacerazione sembrava non potesse guarire più!
Quei ricordi, senza una ragione, hanno portato tanti pezzettini di cuore , che pian piano hanno rattoppato la lacerazione. Non pensò più al perché dello strappo, capì solo che non dipese da lui, ricominciò a vivere. “Quando nella vita tutto sembra non avere più senso, inizia a scavare senza fermarti fino a che non troverai il senso della vita”. Che sia un indizio forte come quello dei quattro figli o che sia un indizio debole come il perfetto sconosciuto, aggrappati a ciò che ti ha fatto crescere, l’importante è ricominciare, ricordarsi a quanto bene hai fatto e quante volte sei stato felice per quel poco che hai donato. Un cuore rattoppato è un cuore vissuto, l’importante e trovare sempre le toppe giuste perché lui vuole continuare a donare, e il donare è felicità. Vivere in armonia è la perfezione. Si riavvicinò e saltò, con uno slancio mai visto prima, quella staccionata che lo divideva dal sentiero assegnatogli, il ragazzo era tornato. Tempo dopo si ritrovò a ripassare in quella curva e si soffermò a guardare quel rovo, notò che era ancora più spinoso del solito, lo sguardo si posò su un ramo dove vide il pezzo del suo cuore che pendeva ormai rinsecchito ed inutilizzabile, notò anche che c’erano altri pezzettini di cuore su altri rami, e pensò: “ALTRI CHE HANNO TENTATO DI TOGLIERE QUALCHE SPINA AL QUEL ROVO”. Mat Old Rino
|
https://blog.libero.it/fantvita0/trackback.php?msg=13705542
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
I MIEI LINK PREFERITI
AREA PERSONALE
TAG
CERCA IN QUESTO BLOG
MENU
CHI PUŅ SCRIVERE SUL BLOG
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.