«Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia»
Si dice che quando si diventa adulti non ci si meraviglia più di fronte alle cose, come un tempo, come quando si era bambini. Concordo con quest'affermazione: da bambini ci si trova catapultati in un altro mondo, dove ogni cosa, intorno a noi, viene vista per la prima volta. Tutto è nuovo, dunque tutto suscita il nostro interesse, la nostra attenzione, la nostra curiosità. Basta guardare un bambino per capire quanto sia proteso verso il mondo. Vuole assaporlarlo, vuole ascoltarlo, vuole toccarlo. Vuole farlo suo. Probabilmente, se potesse, ci direbbe quanto è grande l'emozione che sta provando nel vedere tutte quelle cose. Ma non può farlo, e non lo farà nemmeno quando diventerà adulto, perchè i ricordi che rimarrano di quei momenti saranno pochi, i più sono destinati a sparire, a perdersi nell'oblio. Ma perchè il bambino vuole conoscere? Per qualche vantaggio? Per qualche presunto scopo? No. Il bambino vuole conoscere soltanto per il gusto di farlo, meravigliato dalla diversità, dalla ricchezza, dalla novità che lo circonda. Aristotele scrisse che gli uomini sono spinti a filosofare dalla meraviglia che provano quando, di fronte agli accadimenti del mondo, ne ignorano le cause. Cercano quindi la filosofia per sè stessa, perchè vogliono conoscere, non perchè intendano servirsi della filosofia in vista di qualche vantaggio. La filosofia greca ha inteso essere contemplazione disinteressata, anche se poi è vero che, nella storia della civiltà occidentale la filosofia, proprio in quanto contemplazione pura e disinteressata delle cause del divenire, è stata il primo formidabile strumento con il quale l'uomo ha tentato di liberarsi dal terrore della vita (della sua imprevedibilità). Ma noi, oggi, sappiamo ancora meravigliarci? Quando lo facciamo? E per cosa?
Non c'è gelo che possa far appassire la bellezza dell'anima se si sa conservare la capacità di meravigliarsi per le piccole cose della vita. Questo è l'altro post invernale che avevo in serbo per voi, ma dopo quello precedente sul gelo e la neve quest'ultimo post motivazionale diventa molto più pregnante, buon fine settimana ^__^ ciaooo
Credo che la capacità di guardare il mondo con l'incanto di un bambino sia una delle caratteristiche proprie degli artisti e dei geni che hanno cambiato il mondo. Una capacità che ti consente di vedere al di là delle cose così come ci appaiono a noi adulti e materialisti. La meraviglia e lo stupore stanno in effetti scomparendo dalla nostra civiltà, più protesa al profitto concreto.
La curiosità dei bambini e di molti adulti favorisce la conoscenza. Il desiderio di conoscere ciò che per noi costituisce novità ci induce a guardarci intorno per approfondire gli argomenti conosciuti e scoprirne altri.
Buona serata
Elisa Mirabella
Essere lì, sul lago gelato di Lotawana, giocare sul ghiaccio, emozionarsi e ridere come un bambino, con gli occhi che brillano di stupore... Come vorrei anche io essere là,
lontano dall' indifferenza e dalla paura....
Grande come sempre !!! Guai al mondo se perdessimo la capacità di meravigliarci..
Alla mia età mi meravigliano ancora i tuoi post, per esempio!!! Ti abbraccio e... A presto!
alla mia tenera età mi meraviglio ancora di tutto. Certe volte anche vergognandomi, perchè le lacrime mi scendono durante la passeggiata in un bosco al solo guardare le radici degli alberi formare disegni sulla secca terra. O piangere di gioia sulle dolomiti nel sentirsi una piccola cosa davanti alle bellezze della natura.
Bellissimo video
penso che meravigliarsi sia poter vivere e apprendere le cose che ti stano accanto... e secondo me perchè hai cuore... se hai quello riesci a meravigliarti di tante cose anche le più piccole... Ciao e buon weekend...
la meraviglia non è poi così difficile da trovare se si lascia aperta la priopria sensibilità e secondo me va anche coltivata magari cercando di ricordarsi cosa ci meravigliava da piccoli! ciao!
La meraviglia nella semplicità dei bambini nel mondo di scoprire le bellezze della vita..quando si è grandi si perde la capacità. .è si vive per il mondo..
Da tempo non mi fermo nel suo blog, uno spazio in cui i post sono un tessuto intelligente fatto, direi, di elementi filosofici, antropologici, culturali di altissimo livello. Ecco, per esempio questo post in cui si mette a fuoco lo stupore. Noi, in tanti modi, ci accorgiamo che percepiamo o ci accostiamo al reale con due facoltà. Una, ovviamente è la ragione; l’altra è la meraviglia. La ragione intenta piegare a sé il mondo, intenta dar ragione di tutto e del Tutto mettendo in moto una logica che non è innocente: la logica del rapporto “causa-effetto”. Tutto ciò che è non può non essere; è perché necessariamente deve essere; l’effetto ha necessariamente una causa e la causa lo determina pienamente. In questa logica – che, ovviamente, ha tanto merito – la dimensione della gratuità è assente, la dimensione del dono è mutilata. Non c’è nulla di cui stupirsi poiché la ragione smonta ogni mistero e tramite il concetto si impadronisce di esso. Una lunga catena concettuale irrigidisce il Tutto. Ma c’è un’altra facoltà, un altro organo con cui noi vediamo il mondo: la meraviglia che scopre o percepisce il carattere inatteso dell’essere, la dimensione della gratuità che ci avvolge. Prima di ridurre a concetto ciò che percepiamo, noi siamo stupiti. Mentre i dubbi si possono sciogliere, lo stupore radicale non si cancella mai poiché non ha per oggetto un segmento del reale (come la scienza che opera con lo schema “causa-effetto”) ma si riferisce alla realtà nel suo insieme e include il soggetto stesso, colui che si stupisce. Ecco che è la meraviglia l’organo da cui scaturiscono le nostre fondamentale, esistenziali conoscenze. Se cancelliamo la meraviglia, l’uomo non è che un momento “effimero” della grande catena di Montaggio (Charlot); un passeggero trasportato dall’impazzita locomotiva post-moderna (produrre e consumare); Senza meraviglia vince e ci schiaccia la ripetitività, l’eterno ritorno dell’identico. Insomma, l’uomo non sarebbe capace di un’esistenza autentica, personale. Rimarrebbe schiacciato dallo spirito conformistico. E’ l’uomo verso il quale sembra che camminiamo senza sosta. Se il mio commento è troppo lungo e “noioso” – risaputo – mi scuso. Ottima la scelta degli argomenti del blog e molto buona la loro impostazione. Pace e bene
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