«Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia»
Il 20 aprile del ’93 moriva don Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi. Antimilitarista e dalla parte degli oppressi, si scontrò con il mondo della politica e con le gerarchie ecclesiastiche, che lo consideravano «estremista». Ma divenne un punto di riferimento per il pacifismo non violento italiano. La sua era la «Chiesa del grembiule», opposta a quella della stola. Vi voglio far conoscere questa sua bellissima lettera dedicata ai reietti ..
Lettera ai drop out di Don Tonino Bello
L’unica speranza che qualcuno legga questa lettera è affidata a quell’espressione esotica: drop out. Essendo stata, infatti, coniata da poco, è molto facile che chiunque non ne conosca il significato dica: “forse il vescovo si rivolge a me”, e si metta a scorrere le prime righe. Quando poi si accorge che lui non appartiene alla categoria dei destinatari, è ormai troppo tardi perché non vada fino in fondo, incuriosito per quello che ho scritto. Ed è proprio ciò che voglio. In questo modo, visto che voi drop out non prenderete mai in mano questo messaggio, può capitare che almeno qualche altro ve ne riferisca il contenuto. Sì, perché drop out significa letteralmente “caduti fuori”. Immaginate un carretto siciliano, stracolmo di arance, e tirato da un asino che arranca su per una salita. A ogni strattone, alcune arance ruzzolano per terra, e rotolando vanno a finire ai bordi della strada senza che nessuno le raccolga. I ragazzi si divertiranno a prenderle a calci, finché non saranno sfracellate sul marciapiede. Ecco: drop out è una variabile linguistica del termine “emarginati”. Indica, insomma, il campionario assortito di coloro che, essendo ruzzolati giù per colpa loro o per cattiveria altrui, non sono più presi in considerazione da nessuno. Vanno così a ingrossare quel deposito di subumanità, contro cui il tirar calci finché non si sfracella, se non proprio un gesto legittimato dal sistema, può apparire una esercitazione iniqua solo per quel tratto che separa l’indifferenza dalla ferocia. La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo. (At.4,11) Cari drop out, la società, essendosi accorta di non avervi dato molta attenzione, vi ha dato almeno un vocabolo nuovo. È già qualcosa, non vi pare? È sempre meglio della parola “respinto”, che un tempo, nuda e cruda, si usava a scuola per indicare le arance cadute nel canalone, mentre il carretto con le altre arance proseguiva per conto suo. Diciamocelo con franchezza: “respinto” era una parola crudele, anche se poi l’arancia caduta dal primo carretto poteva essere raccolta da quello successivo. Drop out, invece, è meglio. Almeno apparentemente. Perché, a prima vista, questa misteriosa modulazione straniera sembra un marchio pregiato, una promessa di garanzia, un’allusione a fior di conio. Ma, in effetti, è una parola disperata. Una punzonatura per le disfatte irreversibili. Un’oscura sigla da scacco matto. Una sentenza di fallimento passata in giudicato. Una condanna a morte, senza appello, da scontare vivendo. Drop out sei tu, Luigi, che forse dal carretto sei scivolato senza eccessiva colpa degli altri, per quel gusto morboso di sentirti vittima. Tant’é che hai rifiutato anche tutti i carretti di emergenza. Ora dormi alla stazione, vai accattando qualcosa per mangiare, e, quando ti lavi un fazzoletto sotto la fontana pubblica, ti guardi attorno come se fossi un ladro. Drop out sei tu, Marcello, che non ne vuoi sapere di rientrare nel sistema, chi sa per quale maledetto sortilegio o per quale nostalgico sussulto di stimoli anarchici sepolti dentro di te. Vai come un randagio e non ti lasci inquadrare neppure dalla superstite pietà della gente. Al Centro di igiene mentale ti hanno ormai scaricato, anche perché, se non fosse per quella puzza di vino e di sudore che ti porti appresso, non dai fastidio a nessuno. Drop out non siete soltanto voi, barboni che rovistate nei contenitori della spazzatura, e mangiate minestre rapprese da giorni nelle scodelle che sanno di tanfo, e dormite sotto i ponti delle grandi città avviluppati nei cartoni. Forse oggi non fate più senso, perché, irriducibili alla nostra norma, siete divenuti protagonisti di una letteratura oleografica, dalla quale non si può decifrare bene se la società è indifferente verso di voi più di quanto non siate voi verso di essa. Drop out siete anche voi, stranieri alla deriva. Minori che convivete con la violenza. Adolescenti scaricati anche dalle nostre chiese perché siete pericolosi agli altri. Fratelli lupini che fate la spola tra carceri e libertà. Esseri allo sbando che vi aggirate tra ospedali psichiatrici e strada. Persone respinte dal banchetto della vita che non ne fate più un problema se la gente vi rifiuta perfino le briciole. Figure selvatiche che riassumete nel più agghiacciante isolamento la tragedia di tutti gli emarginati. Per voi ho scritto questa lettera, che certamente non leggerete. Ma spero tanto che qualcuno ve ne racconti il messaggio. E vi dica che un altro prima di voi, Gesù di Nazaret, è stato considerato “pietra di scarto” anche lui dai costruttori. Drop out, come voi. Quella pietra, però, Dio l’ha scelta come testata d’angolo. Quasi per ammonirci che per lui non ci sono arance cadute dal carretto che egli non raccolga nella sua bisaccia di Padre. Che non esistono scorie pericolose che egli non faccia sbarcare sulle sponde del Regno. E che, da quando il suo Figlio Gesù è stato confitto sulla croce nell’amarezza della emarginazione più nera, anche gli scarti residuali dell’umanità per lui sono diventati... polvere di stelle!
Team Hoyt
“È risaputo che non c’è niente al mondo che ci renda necessari, se non l’ amore”. Parole di Goethe, nate in un contesto decisamente diverso, ma immortali, le parole giuste per introdurre la storia del team Hoyt. La storia di Dick e Rick Hoyt, dal Massachusetts, padre e figlio diventati celebri per aver partecipato insieme a oltre 1000 competizioni tra maratone, triathlon, duathlon e ironman. Ma a modo loro. Perché Rick è nato diverso dalla maggior parte delle persone. Ha rischiato di morire soffocato nel cordone ombelicale al momento della nascita, nel 1962, e questo gli ha provocato una paralisi cerebrale. Rick non parla: lo fa un computer al posto suo. Non cammina, non corre, perché è costretto in sedia a rotelle. È suo padre a spingere la sua carrozzina durante le maratone, a nuotare trainandolo su un canotto, a pedalare con il figlio seduto su un seggiolino speciale della bicicletta. Tutto comincia nel 1977, con la prima maratona di beneficenza, intrapresa quasi per caso. Poi, Rick pronuncia una verità bellissima: -Papà, quando corriamo insieme è come se non fossi più un disabile. È difficile, per chi non condivida il suo stesso disagio, capire cosa rappresenti la maratona per Rick. Fino all’età di 16 anni ha dovuto convivere con la sua semi-immobilità, limitandosi a guardare gli altri muoversi, correre, tagliare traguardi, con la consapevolezza che quelle gioie erano per lui irraggiungibili. Quella prima maratona gli ha permesso di vedersi con occhi nuovi, di uscire dallo stereotipo di persona limitata che ormai rischiava di inghiottirlo. Rick si rende conto di poter andare in bicicletta, di poter correre una maratona, di poter fare qualsiasi cosa, con l’ aiuto di qualcuno. E qui entra in gioco Dick. Viviamo in un mondo cinico, egoista, dove è difficile comprendersi a vicenda, soprattutto tra genitori e figli. Ci sono sempre meno contatti, si tende a sostituire comprensioni fondamentali con punizioni e ceffoni, ore di parole con regali per lavarsi la coscienza. Per non parlare dei casi folli che ogni tanto si leggono sui giornali. Genitori che maltrattano i figli, che li abbandonano, neonati, perché sono nati con malformazioni o non desiderati. Si sceglie sempre la maledetta strada più facile. Affermare che Dick è un esempio per tutti è riduttivo. Ogni suo passo, ogni sua goccia di sudore, sono un inno a una vita che sa essere bella nonostante tutto. La vita di chi non si arrende. La vita di chi ama. Un amore che non vuole nulla in cambio se non altro amore. Quello di Rick, la gioia delle sue esultanze, il candore dei suoi sorrisi. E questo amore condiviso dà senso a una vita intera di sacrifici e fatiche. Perché c’è chi passa la vita inseguendo soldi o potere, illudendosi di essere importante, prezioso, seduto su una poltrona. Dick ha passato la sua vita amando il figlio al massimo, e la sua esistenza modesta e ordinaria è diventata davvero speciale, davvero importante. In primo luogo per Rick. Poi per tutte quelle persone che li guardano correre insieme. Una corsa infinita, con i muscoli che bruciano, il freddo pungente, ma inarrestabile. Basta guadare per un attimo la bellezza del sole che tramonta, ascoltare il silenzio, appena spezzato dal sussurro delle ruote della sedia di Rick sull’asfalto. La presenza reciproca, l’amore idilliaco di quegli attimi. E solo una maratona, una strada da percorrere. La destinazione? La speranza. Di un mondo migliore, di un po’ di felicità. Perché è vero che non bisogna mollare mai. Grazie, team Hoyt, perché ce lo ricordi ogni giorno.
Questo montaggio con la poesia "Invictus" (Invincibile) di William Ernest Henleylo dedico a Dick Hoyt il padre di Rick ..
Ciao Fabio ^___^ secondo gli stereotipi che un po tutti hanno ormai somatizzato,purtroppo,ognuno di noi,per l'altro,è un reietto:-( ed i responsabili,politica e televisione su tutti,non fanno altro che lavorare per accrescere
le divisioni esistenti...buona domenica Fabio Ciaooooo ^_____^
Il sistema ha studiato bene come metterci uno contro l'altro, riducendoci così in schiavitù, sta a noi non permetterglielo.. buona domenica , ciao ^__^
Si ti ho risposto.. anche io ho avuto problemi con l'editor da quando ho installato IE 10 .. da allora sono costretto a lavorare con Firefox..
dunque il mio consiglio è cambia browser, oltre IE ci sono Firefox, Opera, Google Crhome, ciao
La poesia Invictus del poeta britannico William Ernest Henley non è stata scelta a caso .. La poesia fu usata da Nelson Mandela per alleviare gli anni della sua prigionia durante l'apartheid.William Ernest Henley come Nelson Mandela sono stati dei reietti .. il poeta per la sua lunga malattia (la tubercolosi) , Mandela per i suoi lunghi anni di carcere .. entrambi però con la loro straordinaria forza d'animo (per i credenti potremmo chiamarla fede) sono riusciti ad andare avanti nonostante tutto ..
Questo post naturalmente è dedicato a loro , a tutti i reietti.. che oggi potremmo identificare fra i disoccupati , i drogati , i portatori di handicap , i malati , i poveri ecc ecc.. Molti di loro non hanno avuto la fortuna di avere in vita un padre come Don Tonino Bello o Dick Hoyt .. ma non disperate, se esiste qualcosa oltre questa vita .. se esiste davvero un padre nell' aldilà .. bene per lui sarete i primi !!! .. ma in vita, nel frattempo, non aspettate una giustizia divina .. ribellatevi e lottate per i vostri diritti e per non farvi schiacciare da questo sistema disumano chiamato capitalismo !!!
purtroppo la nostra società è fatta così tutti dobbiamo esser in un certo modo.Tutto il resto è nullità.Poi il resto non conta.se sei fuori dagli schemi non sei considerato.. tutto questo per le persone normali figuriamoci per chi è speciale!!
Hanno imposto come priorità il successo personale e il consumismo .. dimenticando le vere cose importanti e che ci rendono umani e non bestie !!! ciaoo
la società tende ad escludere chi rimane indietro .. e l'acuirsi della crisi economica e del mercato sta dimostrando in maniera palese a tutti, i limiti del capitalismo e di questo sistema di vita basato sul denaro !! ciaoo
Non vorrei apparire ai vostri occhi come un drammaturgo.. tantomeno costringervi a fare la scorta di fazzolettini ogni volta che entrare nelle pagine di questo blog .. ma navigando ho scoperto questa lettera e mi è piaciuta molto .. poi ho pensato di accoppiare la poesia "Invictus" con la storia del team Hoyt.. su Youtube ci sono molti video su di loro ma nessuno è ad alta risoluzione e nessuno riporta una poesia in italiano come audio .. ciaoo
Non è mai troppo tardi per fare una bella rivoluzione (come quella francese) e sperimentare così nuove strade di convivenza .. il fatto è che ancora la maggior parte di noi ha un bel piatto caldo garantito sul tavolo la sera.. forse dovremmo toccare davvero il fondo prima di intraprendere finalmente una svolta radicale e risolutiva che capovolga questi assetti .. ciaoo
Fabio buona serata,si incommentabile questo blog , vedere questa persona cosi svantaggiata, ma sopratutto questa grandissima persona che è il padre, complimenti Sei sempre al fianco di persone, umane e bisognose
Tante cose buone Ti saluto Paolo
non ci sono parole per descrivere questo EROE, se le persone avrebbero soltanto una misera parte di tutta la sua volontà il mondo sarebbe decisamente migliore!!
non ci sono parole per commentare ... solo le lacrime agli occhi nel vedere queste immagini, nel sentire le parole di Invictus, nel percepire la forza e la determinazione di padre e figlio.... e nel sapere anche di quante persone invece buttano via la loro vita ...
Carissimo Fabio era tanto che non leggevo un tuo post....non ho potuto leggere perchè mi mancano le parole di destra....DON TONINO
è uno dei miei scrittori preferiti....lo ammiro con tutto il cuore per quello che ha fatto...buona serata Rita
Alle volte diamo per scontato che correre ,parlare,vivere normalmente sia la prassi ma non è così e questo filmato lo dimostra,tolgo tanto di cappello al padre di questo ragazzo e che sia di esempio per tutti...GRANDE!!!Ciao.
Questo video è veramente bello, per-
chè ci esorta a credere in Dio e all'importanza del nostro impegne per la solidarietà e per la costruzione di un pianeta vivibile per tutti ed in armonia con la natura.
E quando vedo scene simili, che mi rendo conto che i miei problemi sono ridicoli al confronto delle difficolta' che due genitori si trovano ad affrontare senza averne un motivo valido per essere imputati loro.
ciao a tutti, grazi a tutti di queste riflessioni umane , tutti i giorni possiamo mettere in atto la tenerezza che si nasconde dentro di noi.vi saluta mio nipote ragazzo disabile.
Sono esempi veramente ammirevoli, in una società dove se non sei utile, non sei abile, sei solo un peso, dove appunto ci sono neonati buttati nella spazzatura al posto di lasciarli in un ospedale, dove la vita per alcuni non vale niente. Ciao Lory :-)
Ciao Fabio, non ho potuto leggere la lettera. Il post è postato in un certo modo, se aumento il corpo della scrittura non entra nello spazio. Troppo piccolo non riesco a leggerlo. Dai commenti e,da quel poco che so di Don Tonino, mi sono fatta un'idea.Nella vita, ed io lo sempre vissuto per la mia particolare situazione, sulla mia pelle è importante non perdere la speranza e sapre che c'è qualch'uno che ti aiuta. Un salutone Maddalena
Inviato da: cassetta2
il 17/08/2020 alle 15:32
Inviato da: cristinasogliani
il 18/08/2015 alle 15:03
Inviato da: giulianodog
il 01/08/2015 alle 11:51
Inviato da: Cleo412
il 17/07/2015 alle 08:34
Inviato da: johla
il 15/07/2015 alle 14:23