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UCCISA DA UN POLIZIOTTO


SANDRI: ANNULLATA L'UDIENZA PRELIMINAREAREZZO  -  Volevano guardare negli occhi il poliziotto accusato dell'omicidio di loro figlio. Ma stamani, per l'udienza preliminare - poi annullata - del processo sulla morte di Gabriele Sandri, 26 anni, il tifoso laziale ucciso lo scorso 11 novembre nell'area di servizio dell'A1 Badia al Pino (Arezzo), l'imputato, Luigi Spaccarotella, 32 anni, non si è presentato. "C'erano timori per la presenza di ultrà e per le minacce che possono far pensare a un pericolo concreto", hanno spiegato i legali dell'agente, secondo i quali il poliziotto avrebbe anche ricevuto telefonate anonime. "Non ho mai visto in faccia l'assassino di mio figlio - ha ribattuto il padre di Gabriele, Giorgio - non so come facciano gli ultras a sapere chi sia e a minacciarlo". A Spaccarotella Giorgio manda a dire "di fare l'uomo". Il padre di Sandri, ha spiegato che sta aspettando le scuse dell'agente, anche se non é "assolutamente disposto a perdonarlo". Anche la madre di Gabriele, Daniela, stringendo il maglione nero indossato dal figlio il giorno prima dell'omicidio, ha sostenuto fra le lacrime che se l'agente "ha una coscienza deve riconoscere la sua colpa". Daniela stamani avrebbe voluto guardare Spaccarotella "in faccia, negli occhi - racconta - per capire come gli è passato in testa di sparare". I difensori di Spaccarotella Giampiero Renzo e Francesco Molino, avevano intenzione di chiedere il rito abbreviato condizionato a un nuovo sopralluogo nell'area di servizio in cui venne ucciso Sandri e a nuove analisi delle perizie di parte. Niente nuovi esami, invece, delle testimonianze dei quattro che avrebbero visto Spaccarotella sparare con le braccia tese verso l'auto su cui viaggiava Sandri. Per Renzo "i testimoni sono totalmente inaffidabili". Ma di chiedere il rito abbreviato non c'é stato il tempo. L'udienza è stata annullata dal Gup Simone Salcerini che ha accolto un'eccezione presentata dalla difesa. Uno dei due legali di Spaccarotella, l'avvocato Renzo, ha sostenuto di non aver ricevuto l'avviso di chiusura indagini: la notifica sarebbe avvenuta tramite un fax inviato al numero sbagliato. Una questione burocratica che ha portato il giudice a chiedere lo slittamento dell'udienza, che non dovrebbe tenersi prima di un paio di mesi. Una decisione che il legale dei Sandri, Michele Monaco, condivide "per non rischiare che il processo possa poi essere annullato in Cassazione". Però, "quel numero di fax - ha aggiunto Monaco - era stato comunicato alla cancelleria del tribunale. Il consiglio dell'ordine degli avvocati dovrà verificare se" quello dell'avvocato Renzo è stato "un comportamento deontologicamente corretto". I legali di Spaccarotella hanno come primo obiettivo la derubricazione dell'ipotesi di reato: i due avvocati escludono la volontarietà. All'uscita del tribunale la famiglia Sandri è stata accolta da una ventina fra ultrà laziali, parenti e amici arrivati ad Arezzo per sostenere in maniera pacifica e silenziosa papa Giorgio, mamma Daniela e Cristiano il fratello di Gabriele. Durante l'udienza, gli ultrà hanno affisso uno striscione: "Giustizia per Gabriele. "Sappiamo che è un processo limpido - ha commentato Cristiano Sandri - non abbiamo paura di sorprese. A mio fratello è dovuta una giustizia giusta". "Anche se gli danno 100 anni di punizione - ha commentato Daniela - Gabriele non torna".