Ilmondodellefate

Eurita e la sua Fata


 Eurita e la sua Fata  Senza il divino io non cammino! Disse intestardita Eurita alla propria fata. Eurita su, su che la tragedia è finita, ti ostini ancora a interpretare il dramma, questo teatro ad opera deve dar fiato. Il creato che sia stato o non stato plasmato da quel dio che tanto hai amato, poco conta, l’importante e che oggi abbia fiato!   Ma il fato, la divinità, dio è in questo dio è in quello? Ma ora dove sta, se non sta qua?   Disse Eurita indicandosi il cuore con le dita. La divinità?   Disse la fata grattandosi il suo cappello a punta, mentre Eurita la stava guardare stranita.   Fata ma ti gratti il cappello? Si cara mi gratto il cappello. Disse la fata sovra pensiero. Fata ma se ti prude la testa non puoi grattarti il cappello?   Disse basita Eurita Eurita non chiederlo a me chiedilo a te, perché ora mi gratto il cappello e non il capello, io non sono mai esistita! Sei tu che mi hai inventata per non esserti grata! Disse sorridente la fata. Fata ma tu sei la mia confidente, colei che mai mente, la mia anima cosciente, la mia sorgente? Eurita smetti di nasconderti dietro le tue stesse dita, solo a te devi esser grata. Mi hai creata animata, nascondendo quel che è bello sotto un capello, un cappello da fata. Ti ho illuminata? Solo a te devi esser grata! La Fata guardò Eurita e salutandola con le dita in un attimo fu svanita. Eurita a quel punto pensò d’essere stata tradita dalla sua fata, ora che era sparita, ed invece era semplicemente guarita. Ora c’era solo Eurita e le sue cinque dita, nessuna fata, e ne nessuna divinità a spostarle lo sguardo dalla sua identità. Eurita era guarita e finalmente a se stessa grata, e una notte guardando l’infinita volta stellata, vide la sua fata a cavallo di una stella cometa e capì che in realtà non l’aveva sognata, lei l’aveva semplicemente accompagnata nel suo villaggio per darle coraggio. Fata, fata? Dove sei sparita? Gridò Eurita. Eurita io sono la fata della vita, e corro dove la vita non è vita, tu oggi sei guarita e finalmente a te stessa grata. Addio bimba fortunata. Disse la fata da Eurita tanto amata.     Autore: Cleonice Parisi (dal Web)