Teda Perché il tuo sguardo salir su le pareti penombre famigliari e legga nei miei chiari occhi gli oblii segreti ecco la vecchia teda. Accendi! I nostri vecchi accendevano a sera in silenzio e fors’era dolce a lor dolce cuore ammirare il chiarore fumoso dei tre becchi. Non cercar con lo sguardo che all’improvviso lume leggermente si vela d’un pensiero bugiardo lampada e paralume candeliere e candela; e non pensare a quelle piccole buone fate che a sera pendon sulle tavole apparecchiate e che si fanno belle dè lor veli di tulle; non credere allo sforzo dei lampadari antichi di lieti iri nel quarzo tra un fragile lavoro di fiori e foglie d’oro; ma se calma tu sieda alla tavola, ammira ogni piccola spira che sale dal chiarore dei tre becchi, dal cuore antico della teda; e pensa che forse ogni desiderio importuno che piacque ai nostri sogni se ne va con quel fumo. e si disperde zitto zitto lungo il soffitto. Autore: Marino Morelli (dal Web)