DIRE O NON DIRE

dividere


 GOODNIGHT SAIGONBILLY JOEL video hesse_f  DIVIDERE dividere è una parola che non mi piace. Potrebbe avere un’accezione positiva perché nel dividere si moltiplica, ma, chissà perché nella mia testa, prende sempre una sfumatura negativa. In verità se si cerca nell’etimologia si trovano un sacco di provenienze e significati. Un tragitto davvero sussultante. Che va da separazione a sapere, apprendere, giudicare o anche cercare, trovare. Oppure quella meno felice di vid-uus vedovo che ha il senso di privare, essere mancante etc etc. Da dividere deriva anche il dividendo, condividere, individuo. Ma, come dicevo, questo termine mi mette a disagio, anche perché la frase più comune in cui è contenuto è “divide et impera” cioè dividi e domina. Questo funzionò per l’impero romano e funziona ancora oggi in ogni settore. La divisione può essere da un parte positiva dall’altra negativa. Poniamo l’esempio di una specializzazione, è certamente un bene che un professionista, ad esempio un avvocato, approfondisca il suo campo, così da rendere la difesa di un cliente ineguagliabile con la ricerca di leggi su leggi e cavilli su cavilli. Oppure in medicina l’approfondimento di una branca può essere un ottimo modo per sviscerare un campo. Ma in generale, se questo arrivare al cuore di una cosa, la slega dal resto, si crea, secondo me, una difficoltà. Ecco il problema, c’è il rischio di perdersi in un beato isolamento mentale, culturale, che rischia di diventare una cecità del collettivo. Del resto anche la madre delle riforme scolastiche, targata Moratti portava ad una divisione più che ad un inglobamento o ad un interagire delle materie. La specializzazione è funzionale alla produttività e purtroppo questo termine rappresenta uno dei cardini della nostra epoca. Io ricordo che i momenti migliori della mia attività scolastica furono quelli in cui gli insegnanti riuscirono a far corrispondere lo stesso periodo storico in letteratura, filosofia, storia dell’arte, in un divenire che non allontanava gli accadimenti dal pensiero, che sempre precorre, la realtà del momento. Questa integrazione riusciva a rendere attuale il periodo che la mia mente giovane faticava a inquadrare. La divisione degli interessi è la tattica più intelligente che il potere possa escogitare per dividere o per formare gruppi. Nelle modalità peggiori questo concetto porta anche alla delazione. Pensate ad esempio al maccartismo che diventava “mors tua vita mea”, pensiamo anche ai pentiti, è solamente quando sono arrestati e quindi divisi dagli altri che cedono e tradiscono gli altri membri. In questo mio discorso non c’entra la questione morale io sto parlando di metodo. Del resto ricordate anni fa quando uscì un numero della finanza, mi sembra, a cui ci si poteva rivolgere per denunciare i potenziali evasori fiscali. . Ripeto non parlo di etica ma di metodo. Usano il soggetto per ottenere quelle cose che dovrebbero invece, in uno stato che funziona, scoprire con le loro forze, il loro lavoro. Anche perché diventa ridicola una cosa così. Io denuncio il mio vicino che ha evaso 2000 euro l’anno, probabilmente perchè mi sta antipatico, e loro sorvolano sulle scatole cinesi, sulle residenze all’estero, sulle evasioni macroscopiche. Anche il linguaggio tecnico è un modo per dividere: ogni categoria si esprimecon termini per lo più incomprensibile ai non iniziati. Della politica non parlerò.PS: PS: questa frase non è mia. L’avevo presa da gandalf.it ma cliccando sul link non si apre nessuna pagina.Anche nella cultura, ci sta chi divide per imperare, come chi unifica d’imperio, non è un amico dell’umanità.