DIRE O NON DIRE

DA GRANDE VOGLIO FARE L' HACKER


  DA GRANDE VOGLIO FARE L'HACKER
Come i bambini sognano il loro futuro immaginando divise con le mostrine splendenti, o abiti morbidi sollevati dai passi di danza, io, in età non più scolare ho detto: “Io farò l’hacker”. Ma un famoso proverbio “Zwischen Reden und Tun liegt das Meer” che, tradotto in italiano, mette insieme il dire il fare e il mare, mi ha ribadito per l’ennesima volta, che non sempre i sogni si avverano. Per diventare un hacker, devi prima “essere” un hacker, e allora, eccomi lì, a cercare il nome adatto, un nick, che una volta entrato nella storia, tutti avrebbero imparato facilmente, perché essenziale, significante, memorabile. Doveva evocare in qualcosa il mio femminile, perché naturalmente sarei stata una delle poche donne in un mondo di uomini, ma senza indulgere, perché dovevano subito capire di che pasta ero fatta. Mi preparai ad entrare in un mondo buio perché gli hacker non conoscono il colore e la luce, tutti i loro siti vanno dal nero al blu scuro con qualche spruzzatina di rosso qua e là. Ribattezzata e decisa comincio il mio apprendistato. L'epopea hackeriana narra di giornate intere passate davanti al computer, di notti insonni consumate nel tentativo di trovare i numeri giusti, le soluzioni alle più svariate difficoltà, le chiavi giuste per le porte d’entrata, insomma una vera fatica spesso consumata in solitudine nella tua stanza piena di fumo. Beh dimagrirò, pensavo, perché come puoi lasciare il lavoro mentre sei lì con la mano sulla maniglia pronta per entrare dalla porta improvvisamente apertasi del tuo vicino di casa? Si, perché la rivelazione avviene sempre all’improvviso dopo ore di tentativi, quando meno te l’aspetti. Quando si parla di attacchi informaticisi dice sempre hacker ma in realtà spesso le intrusioni sono fatte dai lamer o dai cracker, due sottocategorie con filosofie ben diverse da quelle degli hacker. Lo scopo degli hacker in genere è nobile quello degli altri molto meno. Insomma, questa vita che mi faceva andare a letto alle 9 del mattino e spegnere una pall mall dietro l’altra è durata qualche mese perché quando mi sono trovata come Cesare al Rubicone a dover “trarre il dado”, mi sono fermata. Ero lì, come Colombo davanti alle Americhe, ma invece di appoggiare il piede e di baciare il suolo, ho girato la Santa Maria e sono tornata nel mio Vecchio Mondo, a vivere di giorno. a.b.