Presi il treno quel giorno con un unico pensiero.E per tutto il viaggio ricordo che la cosa non mi andava giu'.Su consiglio di mio padre, partii con un giorno di anticipo dalla data scritta sulla cartolina. Avrei avuto il tempo di ambientarmi nella nuova citta' e sopratutto di non farmi tagliare i capelli dal barbiere della caserma. Ad aprile avrei compiuto diciotto anni e di certo partire per il servizio di leva voleva dire per me non solo perdere un anno; ma molto di piu perdere il contatto con il mio mondo...la musica. Arrivai ad Orvieto nel primo pomeriggio.Ricordo, che tutto mi sembrava cosi strano, la Rupe, il paesaggio,la gente. Fino a quando da dietro una curva ecco la caserma. Grande. Immensa. All'entrata la scritta Caserma Piave. Tra me e me pensai < la mia prigione>.Arrivai alla pensione dove mio padre per l'occasione avava prenotato una stanza. Salii poggiai sul letto il borsone. Dalla finestrina osservai il corso che all'imbrunire si affollava di passanti e dei primi militari in libera uscita. Ma il mio unico pensiero era < e da domani?> Prima di scendere feci una telefonata a mio padre per rassicurarlo che tutto andava bene e che ci saremo sentiti nei prossimi giorni. Poi mischiandomi tra la gente cercai un barbiere nelle vicinanze". Entrai. Lui guardò i miei capelli lunghi sulle spalle, mi salutò; e con molta discrezione mi disse < cosa facciamo?> < tagli!> risposi io guardando le forbici che teneva tra le dita. < mezzo taglio o tutto?> poi continuò < se domani non vuoi passare da Cochise io ti consiglierei tutto>. Cochise era il soprannome del barbiere della caserma che con il rasoio faceva testa rasa a marins a tutti i ragazzi che arrivavano con i capelli lunghi.Mi guardavo allo specchio e non ricordavo il tempo di aver avuto i capelli corti, e la sensazione che provavo mentre le ciocche cadevano sul pavimento era terribile. Nella rassegnazione più totale alla fine, cercai di accettarmi. Ero stremato da tutta quella situazione. Psicologicamente...un gomma a terra. Avrei voluto che quella giornata così lenta, infinitamente lunga finisse. Per iniziare finalmente nel bene o nel male il nuovo giorno. Andai a cenare in un self service sul corso principale ricordo che presi lasagne, verdure grigliate e una coca cola. Poi passo dopo passo accompagnato dai i miei mille pensieri tornai alla pensione per adare a dormire. Mi misi sul letto e nel fumo dell' ultima sigaretta mi addormentai.Come si è fragili a diciotto anni. A volte si guarda il mondo con occhi che non vedono.Tornando alla mia storia quello che posso dire e che tutto quello che ci succede; è scritto nel libro della vita. Solo dopo qualche anno capii che io non dovevo andari lì per fare il militare, ma per trovare le persone che ho conosciuto e per vivere un paese che oggi è dentro di me. E anche quella Caserma.. la mitica Caserma Piave quanto mi manca; quell'ultimo turno di guardia mentre aspettavo infreddolito "L'alba del giorno dopo" (Dedicato ad Orvieto e agli amici del cuore)