PRC BINASCHINO

Cultura e senso civico...


 Cultura e senso civico la sfida della Milano democraticadi Bruno Casati * Rilanciato il Centro Culturale "Concetto Marchesi" con il contributo dell'Officina di PisapiaMilano è una metropoli buia, anche la Cultura l'ha abbandonata. Si confezionano solo eventi-spettacolo e sfilate "grandi firme" della moda. Lo stesso cartellone della Scala è una vetrina del passato ad uso dei giapponesi e dei riccastri russi. Milano è incattivita, sarà lo smog, sarà il leghismo, ma la "mia bela Madunina" non è più bella (se mai lo è stata). Le uniche luci che si accendono oggi a Milano sono quelle della "movida" dei Navigli e dello sballo ma, nel buio anche sociale delle periferie, pure i tassisti si rifiutano di entrarci di notte. Non si pensa più in questa città, non ci si confronta, non si partecipa, non ci si parla. Basta prendere la metro: tutti a testa bassa, chini, o sul foglio free-press o ad armeggiare compulsivamente con il cellulare, tutti in silenzio ripiegati su sé stessi. E' la città delle partite Iva dei venditori solitari della propria forza lavoro. Del resto anche la politica è diventata altra cosa, proprio a partire da Milano. Se si confronta la composizione dello stesso Consiglio Comunale del 1970 - in cui a fianco degli operai dell'Alfa, della Pirelli, della Sit-Siemens, sedevano raffinati intellettuali e scienziati come Lalla Romano, Raffaele De Grada e Cesare Musatti - con quello di oggi, in cui imperversano i caporioni leghisti, fascisti e ciellini, vien da mettersi le mani nei capelli tanto da intonare disperati "O mia bruta Madunina". A Milano si è perso di vista il senso civico, la città è diventata proprietà privata dei "barbari" che l'hanno conquistata. Noi dobbiamo perciò lavorare per far riaccendere a Milano le luci - dei circoli Arci e Acli, delle Case del popolo, dei Cral, delle sezioni di partito, delle Università, dei Centri Sociali, ma anche dei cinema di quartiere - che lo "tsunami" craxiano ha spento avviando quella rifondazione di Milano in città delle professioni e vetrina di quel che non produce , città del lavoro immateriale e precario, che poi Berlusconi ha realizzato.Con i volontari dell'Officina di Pisapia andiamo proprio nella direzione della riconquista del senso civico perduto ma, come militanti comunisti non pentiti, proviamo (noi) a tenere accesa una piccola luce. Ed è per questo che abbiamo deciso di rilanciare il Centro Culturale "Concetto Marchesi" (Cccm) collocato nella storica sede di Via Spallanzani 6. Ci proviamo aprendoci oggi in più direzioni - con la "Fondazione Di Vittorio" , con i giovani universitari dell'Associazione "Covo degli Eretici", con la redazione di Marxismo Oggi - stringendo rapporti già consolidati con la Camera del Lavoro, la Fiom, l'Isec (Istituto Superiore di Storia Contemporanea) con intellettuali e docenti. Vorremmo tornare nel futuro al prestigio che ebbe il Cccm nel passato, ai tempi, era il 1984, del suo primo presidente, il Professor Alberto Mario Cavallotti, prestigiosa figura di comunista, pediatra, partigiano, deputato della Costituente. Proviamoci in tutta modestia offrendo alla città un primo programma di iniziative - saranno i "Lunedì del Concetto" - e lanciando, non solo a Milano, la campagna di tesseramento al Centro culturale Concetto Marchesi di quanti non si sono rassegnati al buio metropolitano del pensiero.*presidente del CCCM