Il blog senza dimora

I magnifici 10 e una bottiglia di rhum


Essere un senzatetto vuol dire avere tanto tempo a disposizione. E se non riesci a trovare un piccolo lavoretto che ti tiene occupato, rischi di ciondolare per le strade senza una meta. Un itinerario ben preciso. E quando sei stanco per rilassarti ti siedi su una panchina, per terra, sullo scalino di qualche negozio. Anche perché a Foggia non c'è un Centro Diurno che ti accoglie, che ti guida, che ti permette di fermarti durante la giornata e magari di tirare fuori la creatività che nascondi. Il talento che ti potrebbe aiutare a rialzarti. E allora, certe sere, ma anche in molte giornate di sole, la bottiglia di rhum ti segue da vicino e non riesci a staccarti da lei. E sbandi. E barcolli più del dovuto. E magari sei anche pericoloso. Ma è quella punta di alcol che in mancanza di strutture dedicate ai senzafissadimora, ti accoglie. Ti guida. Ti tiene compagnia annebbiandoti amarezze e scoraggiamenti.Ma in questi ultimi giorni, sono stato piuttosto impegnato ed anche molto sobrio. La mia candidatura a sindaco di Foggia, infatti, mi sta tenendo occupato. Ho risposto alle telefonate dei giornalisti, (che emozione quando mi ha chiamato Massimo Caprara di Radio Capital), ho rilasciato interviste alle Televisioni, ho ascoltato la mia storia per radio. E mi sono fatto anche qualche risata quando, a casa di un mio amico, ho letto su internet che molte testate nazionali avevano pensato che mi fossi candidato sul serio. Ma come potevo? Non esisto! Cioè, non esisto sulla carta, sui documenti, tra gli scaffali burocratici dei comuni, ma come senzatetto vivo a tutti gli effetti. E vivo di disagi, di stenti. Come gli altri amici clochard che tirano a campare per le strade di Foggia. Ma dopo l'8 maggio sono sicuro di una cosa: il mio messaggio è arrivato. Sabato scorso, infatti, gironzolando per le strade della città ho raccolto qualche giornale e ho visto che il Quotidiano di Foggia, la Gazzetta di Capitanata e il Corriere del Mezzogiorno (che ringrazio di vero cuore) hanno dedicato molto spazio alla mia vicenda. Di conseguenza, i dieci punti del programma per una “Foggia migliore” e lo slogan “Meglio un sindaco povero che un povero sindaco”, sono di sicuro arrivati alle orecchie dei veri candidati sindaci. E qualcuno, ne sono certo, ha pure letto il contenuto del programma. Era quello che volevo. Era il motivo che mi ha spinto a candidarmi. Sensibilizzare, far conoscere il problema, porgere a chi dovrà guidare la città di Foggia per i prossimi cinque anni, quei consigli preziosi raccolti tra i senzatetto migranti ed italiani. Perché il disagio della povertà non conosce differenze di pelle. Non conosce pregiudizi. Ed è giusto che lo sappiano anche i magnifici dieci impegnati nella corsa dello scranno più alto del Comune di Foggia.La campagna per Antonio Barbone sindaco di Foggia continua su http://antoniobarbonesindaco.blogspot.com/