Creato da ekeo il 26/10/2009

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La donazione di spermatozoi

Post n°92 pubblicato il 12 Febbraio 2015 da ekeo
Foto di ekeo

Le ragioni per cui si ricorre alladonazione dello sperma sono diverse:

  • ASSENZA DI SPERMATOZOOI
  • LO SPERMA E' AFFETTO DA PATOLOGIE GRAVI
  • L'UOMO E' PORTATORE DI UNA MALATTIA GENETICA CHE NON SI PUO' STUDIARE NELL'EMBRIONE
  • L'UOMO E' PORTATORE DI UNA MALATTIA A TRASMISSIONE SESSUALE ED E' IMPOSSIBILE ELIMINARE IL VIRUS DAL SEME
  • ANOMALIE CROMOSOMICHE NEL SEME
  • DONNE SINGLE

In questi casi le coppie o donne single decidono di usare la donazione di sperma come trattamento per raggiungere con alta percentuale di successo la gravidanza. La selezione dei donatori di sperma regolamentata per legge, riservata ad uomini maggiorenni in ottime condizione di salute fisica e mentale, con esito negativo nei test di malattie infettive, cariotipo normale e senza precedenti di malattie ereditarie gravi in famiglia. La procedura di donazione dello sperma è anonima i donatori di sperma sono testati per le malattie infettive (anti-HIV, anti-HCV, Rosolia IgG, CMV IgG, HbsAg, VDRL) e hanno anche spermiogrammi regolari. Il Dogus IVF Centro esegue lafecondazione assistita con donazione di sperma e i nostri pazienti possono scegliere i donatori delle Cryobanche Internationali che hanno un vasto database di sperma congelato. Nella procedura di donazione di sperma, la fecondazione assistita FIVET con ICSI e' normalmente eseguita, in quanto offre la più alta percentuale di riuscita per ottenere la gravidanza. Del donatore di sperma possiamo conoscere le caratteristiche fisiche, titolo di studio e nazionalità, a seconda delle richieste della donna ricevente troveremo il donatore migliore offerto dalla Cryobank.

 
 
 

SOCIAL FREEZING CAUSIO GINECOLOGO ETEROLOGA

Post n°91 pubblicato il 11 Febbraio 2015 da ekeo

 

Il social freezing è una evoluzione del concetto di fecondazione assistita che mette il mondo della ricerca medica di fronte a grossi problemi etici e senza una specifica regolamentazione in campo legislativo.

Negli Stati Uniti è una pratica già diffusa e consiste nel crioconservare gli ovociti di una donna ancora in età pienamente fertile per poi poterli riutilizzare in età avanzata e garantirsi un concepimento altrimenti difficile, visti gli anni anagrafici.

La scelta è dettata dalla possibilità di avere un figlio nel caso non si abbia il tempo o il desiderio di farlo nell’età biologicamente adatta, cioè entro massimo i 25 anni. Nel caso del social freezing parliamo invece di donne di 40 anni o più che si danno la possibilità di concepire anche fuori dai tempi massimi dettati dalla natura.

Il social freezing determina dei grandi problemi di ordine etico, sociale ed economico. Ma anche problematiche estreme che vanno regolamentate: sicuramente non è condivisibile qualche situazione paradossale come, per esempio, la ragazza che compie 18 anni e invece di farsi regalare un’automobile, si fa regalare la crioconservazione di un suo ovocita.

Naturalmete, chi desidererà conservare i suoi ovociti avrà dei costi e non si parla di costi modici; tra la stimolazione, l’operazione per estrarre l’ovocita e il suo successivo congelamento parliamo di un spesa di migliaia di euro, specie in considerazione dei costi alti recepiti dall’Italia.

Peraltro, è vero che si intende usare il progresso tecnologico-scientifico per superare un problema sociale e non di tipo biologico. Ma quali sono le alternative: un impoverimento della società, che adibendo la donna a mera incubatrice di figli, la costringerebbe a rinunciare a sogni e realizzazioni professionali.

Preservare la possibilità di avere un figlio di fronte a una patologia medica debilitante e che non garantirebbe la procreazione è già una pratica da noi diffusa da decenni. In questo caso si tratterebbe di uno stato di necessità basato su esigenze sociali, che ci stanno portando nella direzione di una riproduzione sempre più artificiale e slegata dall’espressione di naturalezza che coniuga la sessualità con la riproduzione.

Ma la ricerca scientifica non ha né la cultura né il diritto porre dei limiti etici e di diritto della donna e della società. Il ricercatore ha diritto ad una opinione personale, ma non deve diventare né giurista, né esperto di etica?

In Italia la pratica del social freezing è legale e non mi risulta che ci sia una legge che vieti a una persona di crioconservare i suoi ovociti. Siamo molto indietro in materia: il legislatore non si è ancora posto questo problema, così come non si è posto il problema della concezione giuridica di un embrione. 

Il fenomeno del social freezing affonda le sue recenti radici negli Stati Uniti. Le tecniche di crioconservazione degli ovociti hanno fatto passi da gigante a partire dal 2009, offrendo alle donne che lo desiderano la possibilità di una gravidanza anche in età avanzata. Dalla fine del 2011, il fenomeno è esploso e ha iniziato a contagiare dapprima l’Inghilterra e via via gli altri stati europei. Negli Usa, la corsa al congelamento ha portato numerose giovani a mettere sotto azoto i propri ovociti al costo medio di 15.000 dollari per trattamento (stimolazione ormonale, operazione di prelievo e conservazione futura). Il boom si è avuto a inizi 2012, quando la celebre anchorwoman della rete americana Abc, Diane Sawyer, ha suggerito alle sue colleghe di “darsi” al social freezing. Tra favorevoli e contrari, si parla già di una seconda rivoluzione sessuale.

I due colossi americani Facebook ed Apple hanno deciso di mettere mano al portafoglio per "agevolare" le donne in carriera. 

 

DONNE che lavorano a tempo pieno e che non vogliono rinunciare alla carriera. Ma anche donne a cui il proprio impiego non permette di mettere al mondo un figlio senza andare incontro a mille difficoltà logistiche ed economiche. Hanno pensato a tutte loro Facebook e Apple, i due giganti della Silicon Valley che si sono offerti di pagare il procedimento per consentire alle proprie dipendenti di congelare gli ovuli, nell'eventualità che un giorno decidano di fare un figlio.

In ogni caso, Facebook ha già iniziato, mentre la Apple avvierà la procedura a gennaio, hanno riferito i portavoce dei due colossi a Nbc News. Le due aziende sono le prime a offrire questo tipo di copertura per motivi non legati a condizioni mediche. "Avere una carriera e anche bambini è ancora una cosa difficile da fare", dice Brigitte Adams, sostenitrice del congelamento degli ovuli e creatrice del forum Eggsurance. "Offrendo questo beneficio, le compagnie investono nelle donne", ha proseguito, "sostenendo la loro decisione di condurre la vita che decidono".

Mentre le tecniche e le percentuali di successo stanno migliorando, non c'è alcuna garanzia che il procedimento porterà alla nascita di un bambino. La Società americana di Medicina della Riproduzione non tiene statistiche complete sui bambini nati da ovuli congelati - infatti, il gruppo mette in guardia sul congelamento per estendere la fertilità - anche se gli esperti dicono che prima la donna congela gli ovuli, maggiore è la sua possibilità di successo. I medici spesso raccomandano alle donne di congelare almeno 20 ovuli, un procedimento che ha costi molto elevati.

 

 

 
 
 

Integratori: aglio al posto del ginseng, ma anche pericolosi allergeni Causio ginecologo fecondazione eterologa

Post n°90 pubblicato il 04 Febbraio 2015 da ekeo

L’ufficio del procuratore generale di New York ha accusato quattro principali rivenditori di integratori a base di erbe di truffa e di vendita di prodotti potenzialmente pericolosi e ha chiesto loro di toglierli immediatamente dagli scaffali e di spiegare quali procedure vengano usate per verificare gli ingredienti contenuti. In pratica, si è scoperto che le etichette dei prodotti da erboristeria che vengono venduti nelle grandi catene di farmacie all’80 per cento mentono.

 

Nelle pillole al ginseng solo riso e aglio

La richiesta di ritiro è arrivata lunedì e, come riporta il New York Times, l’inchiesta che sta dietro al provvedimento del procuratore ha suscitato vasta eco e profonda inquietudine nell’opinione pubblica. 
Le autorità competenti hanno condotto una serie di test sui marchi più venduti di quattro grossi rivenditori nazionali (GNC, Target, Walgreens e Walmart), scoprendo che quattro prodotti su cinque non contenevano affatto le erbe menzionate in etichetta. Non solo, spesso all’interno del prodotto c’erano farine a basso costo (come la farina di riso), oppure asparagi o erbe aromatiche e in alcuni casi sostanze che potrebbero essere molto pericolose per chi soffre di allergie, come soia, arachidi o grano.
Ad esempio nel flacone di una popolare marca che vende pillole al ginseng c’erano solo aglio in polvere e riso. Un altro integratore a base di “ginkgo biloba”, una pianta cinese che dovrebbe potenziare la memoria, aveva dentro poco più che ravanello in polvere, erbe aromatiche e grano, nonostante l’etichettatura recitasse “senza glutine”: un grande rischio per le persone celiache.

 

 

 

Le risposte delle aziende di distribuzione

I rappresentanti del settore hanno sostenuto che i problemi erano causati da una manciata di aziende minori. Ma l’indagine di New York ha invece preso di mira giganti del settore, il che suggerisce che la truffa potrebbe essere diffusa. 
Una portavoce di GNC ha detto che la società avrebbe collaborato con il procuratore generale “in tutti i modi adeguati”, ma che si era sempre occupata della qualità e purezza degli ingredienti dei suoi integratori. La società ha aggiunto di aver testato tutti i suoi prodotti “utilizzando metodi di test convalidati e ampiamente utilizzati”. Un’altra azienda del settore, Target, non ha voluto commentare.

 

Un problema noto di normative

Da tempo gli addetti ai lavori nel settore della sanità lamentano la scarsa qualità e sicurezza degli integratori alimentari, che sono esenti dal rigoroso controllo normativo applicato a farmaci da prescrizione dalla Food and Drug Administration. La richiesta per gli integratori è che le aziende verifichino i prodotti e li etichettino con precisione. Ma tutto si basa sulla “buona fede”. Secondo la legge attuale, gli integratori sono di default sicuri fino a quando le autorità non possano provare il contrario e secondo il Dietary Supplement Health and Education Act, del 1994, non sono previsti controlli sugli integratori. E lo scandalo ora potrebbe allargarsi a macchia d’olio perché i controlli potrebbero estendersi ad altri stati.

 

Episodi gravi e non rari legati all’assunzione di integratori

Non è la prima volta d’altra parte che gli integratori finiscono sul “banco degli imputati” anche per episodi gravi: nel 2013 un focolaio di epatite aveva colpito almeno 72 persone in 16 Stati e l’origine era stata rintracciata in un integratore contaminato. In quel caso per tre persone si era reso necessario un trapianto di fegato e una donna era morta. 
Nel mese di dicembre un bambino in un ospedale del Connecticut è morto quando i medici gli hanno somministrato un integratore probiotico che poi si é scoperto essere stato contaminato con il lievito.

 

La situazione in Italia

L’Italia ha recepito la normativa della Comunità Europea in materia di integratori alimentari con il decreto legislativo n. 169 del 21 maggio 2004: al Ministero della Salute l’azienda deve fornire una procedura di notifica dell’etichetta prima della messa in commercio. «Il Ministero, ci spiega Giuseppe Ruocco, Direttore generale del dipartimento di Igiene e Sicurezza degli Alimenti per il dicastero, ne valuta la conformità alla normativa vigente al fine di garantire la sicurezza dei prodotti e la corretta informazione ai consumatori». Le notifiche vanno a finire in un Registro che resta a disposizione dell’autorità per i controlli successivi. Il Ministero quindi per ogni nuovo prodotto verifica che l’etichetta contenga anche: il nome delle categorie di sostanze nutritive o delle altre sostanze che caratterizzano il prodotto; la dose raccomandata per l’assunzione giornaliera; l’effetto nutritivo o fisiologico attribuito al prodotto. 
Per i prodotti erboristici esiste anche una lista precisa delle piante ammesse e viene quindi richiesta una definizione dettagliata degli ingredienti erboristici, una documentazione sul prodotto finito e i criteri di purezza. 
«Ovvio che questo può non bastare a scongiurare le eventuali frodi - dice Giuseppe Ruocco - i controlli comunque vengono effettuati a campione e la procedura di notifica ha da sempre rappresentato un valido sistema per accertare l’idoneità della composizione e delle indicazioni degli integratori anche a livello europeo».

 
 
 

Delocalizzare la sanità, l'ultima idea dell'accordo Tisa: "Aprire le frontiere al settore"

Post n°89 pubblicato il 04 Febbraio 2015 da ekeo
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Una nuova proposta del segretissimo Accordo per il commercio dei servizi (Trade in Services Agreement), TISA, prevede la delocalizzazione dei servizi sanitari su scala globale, in un mercato potenziale da 6 trilioni di dollari.

A rivelarlo è un documento trapelato attraverso la rete Associated Whistleblowing Press (AWP). Il documento consiste in una proposta avanzata discussa a un incontro della Commissione UE sulle politiche commerciali, servizi e investimenti, tenuto a Bruxelles il 6 ottobre scorso. 

Su un sito dell'UE si trova traccia di quell'incontro ma niente si sa del contenuto della discussione, perché i negoziati TISA  -   53 paesi, tra cui l'Italia - avvengono sempre a porte chiuse. Le fonti confermano, in ogni caso, che la proposta ha trovato apprezzamenti tra i partecipanti

A dicembre Repubblica. it aveva rivelato un altro leak TISA, sulla commercializzazione dei dati, con grandi rischi per la privacy. 
Nel documento uscito oggi si legge che c'è "un potenziale enorme ancora non sfruttato per la globalizzazione dei servizi sanitari" soprattutto perché questi servizi "sono finanziati ed erogati dallo Stato o da enti assistenziali e non sono virtualmente di interesse per concorrenti stranieri, dato che mancano scopi commerciali".

In sostanza si prospetta l'apertura totale delle frontiere al mercato della sanità, per facilitare la mobilità dei pazienti tra paesi diversi, una sorta di "turismo della cura".  Gli osservatori critici dicono che questo finirebbe per alzare i costi nei paesi in via di sviluppo e abbassare la qualità dei servizi in quelli industrializzati, a beneficio delle compagnie assicurative per i premi maggiorati.


Il mercato e il diritto alla salute
Inoltre, "una simile riforma avvantaggerebbe i cittadini più ricchi e le cliniche private", suggerisce Jane Kelsey, esperta di commercio internazionale, citata da AWP. "Gran parte delle risorse, però, verrebbe da sistemi pubblici nazionali  -  aggiunge - i cui attuali livelli di investimento, già bassi, sono presi a pretesto per favorire quest'opera di privatizzazione e delocalizzazione".
Il sistema proposto da TISA va sempre più nella direzione degli assegni o dei voucher individuali da spendere all'estero, in una competizione tra Paesi che comprimono i costi, prevalentemente sul lavoro medico e paramedico.

"È scandaloso che simili proposte, mirate a smantellare la sanità pubblica, siano discusse in segreto e che i cittadini debbano venire a sapere dalle fughe di notizie ciò che i governi decidono in loro nome", commenta Rosa Pavanelli, leader di Public Services International, PSI, sindacato internazionale. "La salute è un diritto umano e non è in vendita  - sottolinea -, i sistemi sanitari esistono per dare servizi alle nostre famiglie, non per consentire profitti alle multinazionali."

Il fatto è proprio che la sanità si presenta come un business miliardario e gli interessi in gioco sono enormi. L'incidenza media di spesa per la sanità nei 53 paesi partner dell'accordo è del 12,5 per cento, per un valore di oltre 6 trilioni di dollari all'anno. Una cifra che corrisponde al 90 per cento della spesa globale per la sanità.

Secondo PSI e gli attivisti che si oppongono al TISA, infatti, dietro l'accordo ci sono alcune grandi imprese dei servizi riunite nella Coalition of Services Industries, prevalentemente statunitensi, e gruppi assicurativi collegati, come l'American Insurance Association, AIG, Prudential, Liberty Mutual e Metlife.


Nessuna trasparenza
Questo sulla sanità è il terzo documento che trapela dai negoziati sul TISA nel giro di pochi mesi. A giugno Wikileaks ha fatto uscire un importante allegatosui servizi finanziari proposto dagli Stati Uniti, che avrebbe ulteriormente deregolamentato il sistema, senza considerare i disastri provocati dalla crisi finanziaria del 2007.

A dicembre Associated Whistleblowing Press ha rivelato il piano per incrementare il commercio dei dati e delle informazioni via web, a danno della privacy e della net-neutrality, la parità di accesso alla rete. 

Nei mesi scorsi, durante un dibattito sul commercio internazionale, il vice ministro per lo sviluppo economico Carlo Calenda aveva assicurato che i servizi pubblici essenziali, come quello sanitario, non erano inclusi nel TISA. 
Eppure, in ambito europeo la segretezza del trattato continua a suscitare critiche e perplessità. 

A gennaio scorso Viviane Reding, rapporteur al parlamento europeo su TISA, ha voluto chiarire che alcuni servizi non possono essere considerati in un simile trattato commerciale, ma ha anche dovuto riconoscere la sua mancanza di trasparenza, perché 

 
 
 

AUSTRALIA, INDIVIDUATO FARMACO CHE SCONFIGGE IL CANCRO NEI TOPI Causio ginecologo

Post n°88 pubblicato il 19 Gennaio 2015 da ekeo

Una ricerca australiana mostra come una terapia con alisertib riesca a curare i tumori causati dal papilloma virus. Esperimenti su pazienti umani entro un anno

19/01/2015

Un gruppo di ricercatori della Griffith University, in Australia, ha individuato un farmaco in grado di curare alcune tipologie di cancro nei topi da laboratorio. Si tratta dell'alisertib, un medicinale sperimentale che riesce a sconfiggere i tumori di cervice, collo, pelle e utero causati dall'azione patogena delpapilloma virus (HPV). Gli scienziati sperano di verificarne l'efficacia anche su pazienti umani entro un anno.

 

Verso cura del cancro al collo dell'utero - Nonostante la disponibilità di un vaccino, il tumore alla cervice uterina rappresenta ancora la terza causa di morte nelle donne e le speranze di sopravvivenza per chi lo contrae risultano davvero basse. Secondo gli scienziati coordinati dal professor Nigel McMillan, la terapia con il farmaco alisertib ha tutte le potenzialità per costituire una valida alternativa alla chemioterapia e radioterapia. Lo stesso McMillan ha dichiarato che questa scoperta rappresenta un "deciso passo in avanti nella ricerca di una cura definitiva per il cancro al collo dell'utero".

Le proprietà dell'alisertib - Noto anche con la sigla MLN8237, alisertib è una piccola molecola, attiva per via orale, che inibisce in modo selettivo la chinasi Aurora A, enzima responsabile della proliferazione incontrollata delle cellule tumorali in generale. La sua applicazione in campo clinico, però, non è ancora stata verificata compiutamente. "Il grande vantaggio di questo farmaco - spiega McMillan - è che è già stato somministrato a pazienti umani ed è risultato compatibile". Le applicazioni nel campo clinico potrebbero diventare "determinanti", come nel caso di donne giovani che vogliono avere figli ma che al momento devono sottoporsi a trattamenti "pesanti" come chemio, radioterapia e isterectomia. "Questo farmaco offre una grandissima speranza a tutte queste persone" conclude McMillan.

 
 
 

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