Pioggia di Parole*

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 “Come spesso gli succedeva quando il mondo si esibiva in sinfonie particolarmente complesse, assisteva con ipnotica attenzione, l’anima divorata da un sottile, febbricitante nervosismo.”Mi sento esattamente così, come Pekisch, mentre cammina tra i suoi Castelli di rabbia. Approccio alla realtà nel modo che più mi si confà: con stupore e ansia. A modo mio. Rimango ipnotizzata e immobile.Osservo la realtà con occhi differenti. Affronto la realtà con un peso diverso sul cuore. Quel fastidio che avverto, posato sulle spalle, piano piano diventa un macigno sempre più grande. Così, inevitabilmente.Accade al mattino, quando mi sveglio: se sento la sua voce difficilmente mi alzo dal letto. Preferisco rimanere sepolta sotto le lenzuola, nel disperato tentativo di scacciarne l’eco dalla mia mente. Rimbomba, ormai, quella voce che, giorno dopo giorno, odio sempre più. Inutile spiegare. Inutile giudicare. Lascio parlare il cuore, mollo le briglie della ragione e lascio scappare i pensieri. Un flusso spontaneo, illogico e mi ritrovo a perdere la cognizione del tempo mentre intreccio collane di ricordi ed emozioni. Una perla dopo l’altra, do nuovamente vita al mio passato. Ho sempre odiato certi gioielli.