Inutile chiedere scusa per l'assenza. Chi di voi sta leggendo mi avrà già perdonato, vero? Fefekko torna a scrivere. Ebbene si. Dopo mesi di assenza rieccomi più brillante e splendente che mai. Splendido Splendente. Come direbbe a squarciagola la nostra cara amica Donatella. Quella che voleva una lametta per recidersi i polsi. Quella che non capiva perchè tutti quanti si ostinassero a chiamarla Donatella. Quella che sosteneva che il cobra non fosse un serpente. E lasciatemi dire che aveva ragione. I veri serpenti ce li portiamo in grembo. Ed a volte loro non sanno nemmeno di essere velenosi. Magari ci mordono con affetto, ma in noi causano dolori indescrivibili. Come quello che è successo a me qualche giorno fa. Mi hanno fatto un complimento. O almeno ci hanno provato. Due mie colleghe. Dopo una bella ramanzina, una di loro mi guarda negli occhi con ammirazione e mi dice: "Saresti davvero un buon padre. Anzi, lo sarai". Sbam. Un calcio nei gioielli di famiglia mi avrebbe fatto meno male. Lei non sa di essere stata la causa di una notte insonne, ma non importa. Fefekko sarebbe un buon padre. Non ci avevo mai pensato. Alla paternità. Ho smesso di pensarci poco dopo aver capito di essere omosessuale. Ebbene si. Essere gay non significa solo conoscere tutte le canzoni di Raffaella, Donatella, Marcella e Lorella. Significa rinunciare ad un sacco di esperienze. Un si detto davanti ad un altare. Un banchetto nuziale con tutti i parenti che gridano "evviva gli sposi". Camminare per mano senza dover schivare le occhiate torve dei passanti. La prima ecografia. Una manina che ti stringe un dito e ti lega per tutta la vita. Una vocina che ti chiama papà. Poter insegnare a qualcuno a camminare ed esserne orgogliosi. Potrei andare avanti per ore. Non voglio che pensiate che rimpiango tutto ciò. Nè tantomeno che io sia un sostenitore di coloro i quali chiedono l'adozione per le coppie omosessuali. Siamo ancora tutti troppo ignoranti per poter accettare una situazione del genere. Vorrei solo che si capisse che è una vita di sacrifici; non si tratta solo di lustrini e paillettes (un etero forse non sa nemmeno che si scrive così). Non è solo grande sensibilità e senso del gusto. Non è solo un carro allegorico al gay pride. Si tratta di doversi nascondere per paura del rogo. Di tacere per evitare un dolore straziante a mamma e papà. Si tratta di essere un buon padre potenziale, perchè come figlio si è stato un vero disastro. Eh si, sarei un buon padre. Ma mi basta essere un buon fidanzato. Non chiedo altro. Davvero, non ho bisogno di nient'altro della sua mano che stringe la mia. Edè in quel momento che, come dice la più amata dagli italiani, la notte vola.
GRAZIE PER I COMPLIMENTI
Inutile chiedere scusa per l'assenza. Chi di voi sta leggendo mi avrà già perdonato, vero? Fefekko torna a scrivere. Ebbene si. Dopo mesi di assenza rieccomi più brillante e splendente che mai. Splendido Splendente. Come direbbe a squarciagola la nostra cara amica Donatella. Quella che voleva una lametta per recidersi i polsi. Quella che non capiva perchè tutti quanti si ostinassero a chiamarla Donatella. Quella che sosteneva che il cobra non fosse un serpente. E lasciatemi dire che aveva ragione. I veri serpenti ce li portiamo in grembo. Ed a volte loro non sanno nemmeno di essere velenosi. Magari ci mordono con affetto, ma in noi causano dolori indescrivibili. Come quello che è successo a me qualche giorno fa. Mi hanno fatto un complimento. O almeno ci hanno provato. Due mie colleghe. Dopo una bella ramanzina, una di loro mi guarda negli occhi con ammirazione e mi dice: "Saresti davvero un buon padre. Anzi, lo sarai". Sbam. Un calcio nei gioielli di famiglia mi avrebbe fatto meno male. Lei non sa di essere stata la causa di una notte insonne, ma non importa. Fefekko sarebbe un buon padre. Non ci avevo mai pensato. Alla paternità. Ho smesso di pensarci poco dopo aver capito di essere omosessuale. Ebbene si. Essere gay non significa solo conoscere tutte le canzoni di Raffaella, Donatella, Marcella e Lorella. Significa rinunciare ad un sacco di esperienze. Un si detto davanti ad un altare. Un banchetto nuziale con tutti i parenti che gridano "evviva gli sposi". Camminare per mano senza dover schivare le occhiate torve dei passanti. La prima ecografia. Una manina che ti stringe un dito e ti lega per tutta la vita. Una vocina che ti chiama papà. Poter insegnare a qualcuno a camminare ed esserne orgogliosi. Potrei andare avanti per ore. Non voglio che pensiate che rimpiango tutto ciò. Nè tantomeno che io sia un sostenitore di coloro i quali chiedono l'adozione per le coppie omosessuali. Siamo ancora tutti troppo ignoranti per poter accettare una situazione del genere. Vorrei solo che si capisse che è una vita di sacrifici; non si tratta solo di lustrini e paillettes (un etero forse non sa nemmeno che si scrive così). Non è solo grande sensibilità e senso del gusto. Non è solo un carro allegorico al gay pride. Si tratta di doversi nascondere per paura del rogo. Di tacere per evitare un dolore straziante a mamma e papà. Si tratta di essere un buon padre potenziale, perchè come figlio si è stato un vero disastro. Eh si, sarei un buon padre. Ma mi basta essere un buon fidanzato. Non chiedo altro. Davvero, non ho bisogno di nient'altro della sua mano che stringe la mia. Edè in quel momento che, come dice la più amata dagli italiani, la notte vola.