VENTO DI PENSIERI.

EVOLVERSI (2° PARTE)


Ben trovati... Siamo in prossimita' della primavera e cio' dovrebbe regalarci nuove energie... C'eravamo lasciati con questa domanda: perche' non tutti gli uomini possono svilupparsi e divenire degli esseri differenti? La risposta e' molto semplice. PERCHE' NON LO DESIDERANO. Perche' non ne sanno nulla e anche a parlargliene non capirebbero che cosa significhi, senza prima essere stati lungamente preparati. L'idea essenziale e' che, per diventare un essere differente, l'uomo deve desiderarlo moltissimo e per lungo tempo. Un desiderio passeggero o vago, nato da una insoddisfazione riguardo alle condizioni esteriori, non potra' generare un impulso sufficiente. L'evoluzione dell'uomo dipende dalla sua comprensione di cio' che puo' acquisire e di cio' che deve dare per questo. Se l'uomo non lo desidera, e se non lo desidera abbastanza intensamente e non fa gli sforzi necessari, egli non si sviluppera' mai. Non vi e' dunque alcuna ingiustizia. Perche' l'uomo dovrebbe avere cio' che non desidera? Se l'uomo fosse obbligato a divenire un essere differente, mentre e' soddisfatto di cio' che e', allora vi sarebbe ingiustizia. Ora dobbiamo domandarci cio' che significa un essere differente. In pratica diventando un essere differente l'uomo acquista delle qualita' nuove e dei poteri che prima non possedeva, legati alla sua crescita interiore. Prima di acquisire delle facolta' e dei poteri nuovi pero', un uomo deve acquistare delle facolta' e dei poteri che allo stesso modo non possiede, ma che si attribuisce, pensando di conoscere gia'. Per sapere quali nuove facolta', quali poteri insospettati l'uomo puo' acquisire e quali sono quelli che egli s'immagina di possedere, dobbiamo partire dall'idea che l'uomo in genere si fa' di se stesso. Qui ci troviamo subito davanti ad un fatto importante. L'UOMO NON SI CONOSCE. Egli non conosce i suoi limiti, ne' le sue possibilità; non sa neppure fino a che punto non si conosce. L'uomo ha inventato molte macchine e sa che talvolta occorrono anni di studi impegnativi per usare o controllare una macchina complicata. Ma lo dimentica appena si tratta di se stesso, benche' egli sia una macchina molto piu' complicata di tutte quelle che ha inventato. L'uomo e' pieno di idee false su di se'. In primo luogo, non si rende conto di ESSERE REALMENTE UNA MACCHINA. Ma cosa vuol dire: "L'uomo e' una macchina?". Vuol dire che egli non ha movimenti indipendenti, ne' interiori, ne' esteriori. E' una macchina messa in moto da influenze e choc esteriori. Tutti i suoi movimenti, le sue azioni, parole, idee, emozioni, umori e pensieri sono provocati da influenze esteriori. Preso a se', non e' che un automa con un certo bagaglio di ricordi d'esperienze anteriori e con un determinato potenziale di energie di riserva. DOBBIAMO COMPRENDERE CHE L'UOMO NON PUO' FARE NULLA. L'uomo pero' non se ne rende conto e si attribuisce la capacita' di fare. E' questo il primo falso potere che egli si arroga. Questo deve essere capito molto chiaramente. L'UOMO NON PUO' FARE NULLA. Tutto cio' che crede di fare, in realta' SUCCEDE. Accade esattamente come quando "piove" o "tira vento". Purtroppo non esistono nella nostra lingua verbi impersonali che si possano applicare alle azioni umane. Dobbiamo dunque continuare a dire che l'uomo pensa, legge, scrive, ama, detesta, intraprende delle guerre, combatte, eccetera... In realta', tutto cio' succede. L'uomo non puo' ne' pensare, ne' parlare, ne' muoversi liberamente come crede. E' una marionetta tirata qua' e la' da fili invisibili; se lo comprendesse potrebbe imparare qualcosa di piu' su se stesso, e forse allora le cose comincerebbero a cambiare per lui. Ma se non puo' riconoscere ne' comprendere la sua profonda meccanicita' o se non vuole accettarla come un fatto, non potra' imparare niente di piu' e per lui le cose non potranno cambiare. L'uomo e' una macchina, ma una macchina molto speciale perche' se le circostanze sono favorevoli ed essa e' manovrata nel modo giusto, PUO' RENDERSI CONTO DI ESSERE UNA MACCHINA. E se ne diviene pienamente consapevole, puo' trovare i mezzi per CESSARE DI ESSERE UNA MACCHINA. Ora vi prego di seguirmi molto attentamente. Anzitutto l'uomo deve sapere di non essere UNO, ma una MOLTITUDINE. Non possiede un Io unico, permanente e immutabile. L'uomo cambia continuamente. In un dato momento e' una persona, il momento seguente un'altra, poco dopo una terza e così via, quasi senza fine. L'illusione della sua unita' o integralita' e' creata nell'uomo in primo luogo dalla sensazione di un corpo fisico, poi dal suo nome che in genere non cambia e infine da un certo numero di abitudini meccaniche che si sono radicate in lui con l'educazione o ha acquisito per imitazione. Avendo sempre le stesse sensazioni fisiche, sentendosi chiamare sempre con lo stesso nome e ritrovando in se' abitudini ed inclinazioni conosciute da sempre, s'immagina di essere sempre lo stesso. In realta' non esiste unita' nell'uomo, non vi e' un centro unico di comando, ne' un Io o un ego permanente. Ogni pensiero, ogni sentimento, ogni sensazione, ogni "mi piace" o "non mi piace", e' un IO. Questi Io non sono collegati fra loro ne' coordinati in alcun modo. Ognuno di essi dipende dal mutare delle circostanze esteriori e dal variare delle impressioni. Un certo Io automaticamente ne fa saltar fuori tutta una serie; alcuni sono sempre appaiati ad altri. In questo tuttavia non c'e' ne' ordine, ne' sistema. Certi gruppi di Io sono unicamente collegati da associazioni accidentali, da ricordi fortuiti, o da somiglianze del tutto immaginarie. Ciascuno di questi Io rappresenta, ad un dato momento, soltanto un'infima parte delle nostre funzioni, ma ciascuno di essi crede di rappresentare IL TUTTO. Quando l'uomo dice Io, si ha l'impressione che parli di se' come totalita', in realta', anche quando egli crede che sia così, non si tratta che di un pensiero passeggero, di un umore o di un desiderio che passano. Un'ora dopo egli puo' averlo completamente dimenticato ed esprimere con la stessa convinzione un'opinione, un punto di vista o degli interessi opposti. La cosa peggiore e' che l'uomo non se ne ricorda. Per lo piu' da' credito all'ultimo Io che ha parlato, fin quando dura, cioe' fino a che un nuovo Io, talvolta senza alcuna relazione con il precedente, non abbia espresso con maggior forza la sua opinione o il suo desiderio. Vi prego di meditare su questa sacrosanta verita'.  Per oggi puo' bastare... A lunedì 30 marzo. Grazie per l'attenzione.