VENTO DI PENSIERI.

EVOLVERSI (3° PARTE)


Ben trovati a tutti, anche se ho la sensazione che saremo sempre di meno... Ma noi proseguiamo imperterriti nel nostro cammino, giusto? Ahahahah... Qualcuno mi rimprovera che rido poco... beh... lo abbiamo accontentato! Veniamo a noi.  Che cosa significa "sviluppo"? E cosa vuol dire diventare un essere differente? In altre parole: quale genere di cambiamento e' possibile per l'uomo? Quando e come inizia questo cambiamento? Abbiamo gia' detto che il cambiamento deve cominciare dall'acquisizione di quei poteri e capacita' che l'uomo si attribuisce ma che in realta' non possiede. Cio' significa che prima di acquisire un qualsiasi potere nuovo o una nuova capacita', l'uomo deve sviluppare in se' quelle qualita' che crede di possedere e sulle quali si fa' le piu' grandi illusioni. Lo sviluppo non puo' fondarsi su di una menzogna a se stessi, ne' sull'inganno. L'uomo deve sapere cio' che gli e' proprio e cio' che non lo e'. Deve rendersi conto di non possedere le qualita' che si attribuisce: la capacita' di fare, l'individualita' o l'unita', l'Ego permanente, come pure la coscienza e la volonta'. Occorre proprio che lo sappia, poiche' fino a quando s'immaginera' di possedere queste qualita', non fara' gli sforzi necessari per acquisirle, così come un uomo non acquistera' mai degli oggetti preziosi, ne' sara' disposto a pagarli a prezzo elevato, se crede gia' di possederli. La piu' importante di queste qualita', e quella che trae maggiormente in inganno, e' la coscienza. E il cambiamento nell'uomo comincia con un cambiamento nel suo modo di comprendere il significato della coscienza e procede con la graduale acquisizione di una padronanza della coscienza stessa. Che cos'e' la coscienza? Nel linguaggio ordinario la parola coscienza e' quasi sempre usata come l'equivalente della parola intelligenza, nel senso di attivita' mentale. In realta', nell'uomo, la coscienza e' una specie molto particolare di "PRESA DI CONOSCENZA INTERIORE", indipendente dalla sua attivita' mentale; in primo luogo e' una presa di conoscenza di se stesso, una conoscenza di chi e', di dove e', quindi una conoscenza di cio' che sa, di cio' che non sa e così via. Soltanto l'uomo stesso e' in grado di sapere se in un dato momento e' o non e' cosciente. Ogni uomo e' quindi il solo in grado di sapere se in un dato momento la sua coscienza esiste o non esiste. Questo significa che la presenza o l'assenza della coscienza nell'uomo non puo' essere provata dall'osservazione dei suoi atti esteriori. L'uomo puo' rendersi conto per un istante che, prima di quello stesso istante, non era cosciente; in seguito dimentichera' questa esperienza, e quand'anche se ne ricordasse, questo non sarebbe ancora la coscienza, ma soltanto il ricordo di una forte esperienza. Ora desidero richiamare l'attenzione su di un altro fatto che e' stato perso di vista da tutte le scuole moderne di psicologia. Il fatto cioe' che la coscienza nell'uomo, in qualsiasi modo la si consideri, non e' mai permanente. E' presente o assente. I piu' alti momenti di coscienza creano la memoria. Quanto agli altri momenti, l'uomo semplicemente li dimentica; questo piu' d'ogni altra cosa produce in lui l'illusione di coscienza continua o di continua percezione di se'. La coscienza ha dei vari gradi ben visibili e osservabili per ciascuno in se stesso. In primo luogo vi e' il criterio della durata: per quanto tempo si e' rimasti coscienti? Poi vi e' quello della frequenza: quante volte si e' divenuti coscienti? In terzo luogo quello dell'ampiezza e della penetrazione: di che cosa si era coscienti? Infatti questo puo' variare molto con la crescita interiore dell'uomo. Tenendo conto soltanto dei due primi punti, possiamo gia' comprendere l'idea di un'evoluzione possibile della coscienza. Si tratta del fatto che la coscienza puo' essere resa continua e controllabile mediante sforzi speciali ed uno speciale studio. Cerchero' di spiegare in che modo puo' essere studiata la coscienza. Prendete un orologio e osservate la lancetta dei minuti cercando di mantenere la percezione di voi stessi, e di concentrarvi per esempio sul pensiero "io sono Felice D'Ambrosio", "io sono qui in questo momento". Provate a non pensare che a questo, seguite semplicemente i movimenti della lancetta dei minuti restando coscienti di voi stessi, del vostro nome, della vostra esistenza e del luogo in cui vi trovate. Scartate ogni altro pensiero. Riuscirete, se sarete perseveranti, a fare questo per DUE MINUTI. Tale e' il limite della vostra coscienza. E se tenterete di ripetere l'esperienza subito dopo, la troverete piu' difficile della prima volta. Questa esperienza dimostra che un uomo, nella sua condizione ordinaria, puo', con grande sforzo, essere cosciente di qualcosa (se stesso) per due minuti al massimo. La deduzione piu' importante che si puo' trarre da questa esperienza, quando sia fatta correttamente, e' che l'uomo non e' cosciente di se stesso; l'illusione di essere cosciente di se stessi, e' creata dalla memoria e dai processi del pensiero. Per esempio, un uomo va a teatro. Se ne ha l'abitudine, per tutto il tempo in cui vi rimane, non si rende conto in modo speciale di esservi. Eppure, puo' vedere ed osservare; lo spettacolo puo' interessarlo o annoiarlo, puo' ricordarsene e ricordare le persone che ha incontrato, e così via. Tornato a casa, si ricorda di essere stato a teatro, e beninteso pensa di essere stato cosciente mentre ci si trovava. Così non ha alcun dubbio sul fatto di essere cosciente e non si rende conto che la sua coscienza puo' essere del tutto assente, anche quando egli pensa, osserva ed agisce in modo ragionevole. In generale, l'uomo puo' conoscere quattro stati di coscienza: il sonno, lo stato di veglia, la coscienza di se', la coscienza obiettiva. Tuttavia, pur avendo la possibilita' di conoscere questi quattro stati di coscienza, l'uomo non vive in realta' che in due di questi stati: egli vive una parte della sua vita nel sonno e l'altra parte, in cio' che viene chiamato "stato di veglia", benche' veramente il suo stato di veglia differisca ben poco dal sonno. Nella vita ordinaria, l'uomo non sa nulla della coscienza obiettiva e non puo' avere alcuna esperienza di quest'ordine. Il terzo stato di coscienza, ovvero la coscienza di se', l'uomo se lo attribuisce, crede di possederlo, benche' in realta' egli non sia cosciente di se stesso che per brevi, rarissimi istanti. Anche durante questi lampi di coscienza, e' poco probabile che riconosca questo stato, perche' non sa che cosa implicherebbe il fatto di possederlo realmente. Questi stati di coscienza si manifestano in momenti eccezionali: in momenti di pericolo, in condizioni di intensa emozione, in circostanze e situazioni nuove ed inattese, oppure a volte, in momenti del tutto normali in cui non accade nulla di particolare. Ma nel suo stato ordinario o "normale" l'uomo manca di un qualsiasi controllo su questi momenti di coscienza. Riferendoci alla nostra memoria ordinaria, potrete notare che non sempre vi ricordate delle cose nello stesso modo. Di alcune vi ricordate in modo molto vivo, di altre vagamente; di altre ancora non vi ricordate affatto. Sapete soltanto che sono accadute. Sarete molto sorpresi nell'accorgervi di quanto poco ricordate. E cio' perche' VOI RICORDATE SOLO I MOMENTI NEI QUALI SIETE STATI COSCIENTI. Così, riferendoci a questo terzo stato di coscienza, possiamo dire che l'uomo ha dei momenti fortuiti di coscienza di se' che lasciano un vivo ricordo delle circostanze nelle quali si sono verificati. Ma l'uomo non ha alcun potere su questi momenti. Essi appaiono e scompaiono da soli, sotto l'azione di condizioni esteriori, associazioni accidentali, ricordi di emozioni. A questo punto sorge una questione: e' possibile acquisire la padronanza di questi fuggevoli momenti di coscienza, richiamarli piu' sovente, o addirittura renderli permanenti? In altri termini: E' POSSIBILE DIVENTARE COSCIENTI? Questo e' il punto essenziale. Con dei giusti metodi e dei giusti sforzi, l'uomo puo' acquisire il controllo della coscienza, puo' diventare COSCIENTE DI SE STESSO, con tutto cio' che questo comporta. E proprio cio' che questo comporta, noi nel nostro attuale stato, non lo possiamo nemmeno immaginare. Soltanto dopo aver bene afferrato questo concetto e' possibile intraprendere un serio studio della psicologia. Questo studio deve cominciare dall'esame di cio' che si presenta come OSTACOLO ALLA COSCIENZA DI NOI STESSI, perche' la coscienza non puo' incominciare a crescere se almeno alcuni di questi ostacoli non sono stati rimossi. Il maggiore ostacolo e' l'ignoranza di noi stessi, la nostra convinzione illusoria di conoscerci, almeno fino ad un certo punto, e di poter contare su noi stessi; in realta' non ci conosciamo affatto e non possiamo contare su noi stessi neppure nelle piu' piccole cose. Dobbiamo comprendere ora che "psicologia" significa veramente STUDIO DI SE STESSI. Questa e' la seconda definizione della psicologia. Non si puo' studiare la psicologia come si studierebbe l'astronomia, cioe' al di fuori di se stessi. Nello stesso tempo, dobbiamo studiarci come si studierebbe una qualsiasi nuova macchina complicata. Occorre conoscere i pezzi di questa macchina, le sue funzioni principali, le condizioni necessarie per un lavoro corretto, le cause di un funzionamento difettoso e parecchie altre cose difficili a descriversi senza far uso di un linguaggio speciale, linguaggio che e' indispensabile conoscere per essere in grado di studiare la macchina. Ok, basta così. A lunedì 13 Aprile: ci faremo gli auguri di Pasqua. Grazie di cuore per l'attenzione.