VENTO DI PENSIERI.

EVOLVERSI (13° PARTE)


Ben trovati, cari amici. Spero davvero che abbiate passato delle piacevoli vacanze. Mi spiace aver dovuto saltare l'appuntamento del 31 agosto, ma ora non vi sono piu' ostacoli per la ripresa del nostro cammino. Questo lo dico per tutti ma soprattutto per quei pochi ma preziossimi Amici che mi seguono sempre. Nello scorso appuntamento c'eravamo lasciati argomentando sulle emozioni negative. Nella nostra presente condizione l'unico lato buono è che in noi non vi è nulla di permanente. Se qualcosa diviene permanente nel nostro stato attuale è segno di pazzia. Solo gli alienati possono avere un ego permanente. Detto di sfuggita, questo fatto svuota di contenuto un certo termine errato che si è insinuato nel linguaggio psicologico attuale sotto l'influenza della psicanalisi: intendo dire la parola "complesso". Nella nostra struttura psicologica non vi è niente che corrisponda all'idea di complesso. Nella psichiatria del secolo XIX, cio' che ora si indica con il nome complesso era chiamato " idea fissa" e le idee fisse erano considerate come segno di follia, cio' che continua ad essere perfettamente giusto. Un uomo normale non puo' avere idee fisse, complessi o fissazioni. E' utile ricordarsene nel caso in cui qualcuno tentasse di trovarvi dei complessi. Abbiamo gia' fin troppe cattive qualità e le nostre possibilità sono minime anche senza complessi.Ritorniamo ora alla questione del lavoro su noi stessi e domandiamoci quali siano realmente le nostre possibilità. Dobbiamo scoprire dentro di noi delle funzioni e delle manifestazioni che possiamo entro certi limiti dominare, e dobbiamo esercitare questo potere cercando di aumentarlo il piu' possibile. Per esempio, abbiamo un certo controllo sui nostri movimenti. Ma forse abbiamo un maggior controllo sui nostri pensieri. Esiste d'altronde un metodo speciale secondo il quale possiamo lavorare allo sviluppo della nostra coscienza, facendo uso dello strumento che meglio obbedisce alla nostra volontà, cioe' il nostro MENTALE, o centro intellettuale. Per comprendere meglio quello che sto per dirvi, cercate di ricordare che non abbiamo alcun controllo sulla nostra coscienza. Quando ho detto che possiamo diventare piu' coscienti o che un uomo puo' divenire cosciente per un istante, semplicemente perchè gli viene domandato se è cosciente o no, io ho usato la parola coscienti o coscienza in un senso relativo. Vi sono tanti gradi di coscienza e ognuno di questi gradi significa coscienza in rapporto ad un grado inferiore. Ma se non abbiamo alcun potere sulla coscienza, abbiamo un certo controllo sul nostro modo di pensare e possiamo costruire i nostri pensieri in modo tale che essi conducano alla coscienza. Voglio dire che dando ai nostri pensieri l'orientamento che avrebbero in un momento di coscienza, possiamo farla sorgere.Ora cercate di precisare cio' che avete notato quando avete cercato di osservarvi. Avrete notato tre cose. PRIMO, CHE NON VI RICORDATE DI VOI STESSI: cioè che non arrivate a una conoscenza di voi stessi nel momento in cui tentate di osservarvi. SECONDO, che l'osservazione è resa difficile dal flusso incessante di pensieri, immagini, echi di conversazioni, frammenti di emozioni che attraversano la vostra mente e molto sovente distolgono la vostra attenzione dall'osservazione. INFINE avete notato che nel momento in cui cominciate ad osservarvi, qualcosa in voi mette in moto l'immaginazione, e che l'osservazione di sé, se la tentate realmente, è una lotta costante contro l'immaginazione. Ora questo è il punto essenziale del lavoro su di sé. Se l'uomo si rende conto che nel lavoro tutte le difficoltà dipendono dal fatto che egli non può ricordarsi di se stesso, sa già quel che deve fare.EGLI DEVE TENTARE DI RICORDARSI DI SE'.Per questo deve lottare contro i pensieri meccanici e deve lottare contro l'immaginazione. Se fa questo coscienziosamente, con perseveranza, vedrà dei risultati dopo un tempo relativamente breve. Ma non deve credere che la cosa sia facile, né di poter impadronirsi immediatamente di questa tecnica. Il ricordarsi di se stessi, è un atto difficile da mettere in pratica. Purtroppo nella nostra condizione ordinaria, possiamo rimanere coscienti di noi stessi per un paio di minuti al massimo. Tale è il limite cercando di mantenere la percezione di noi stessi. Provare per credere. Inoltre, il ricordarsi di sé, non deve essere basato sull'attesa dei risultati: altrimenti, ci si potrebbe identificare con i propri sforzi. Deve essere basato sulla comprensione del fatto che non ci ricordiamo di noi stessi, ma che al tempo stesso POSSIAMO ricordarci di noi stessi, se ci sforziamo abbastanza e nel modo giusto. Quando si osserva qualcosa, l'attenzione è diretta su cio' che si osserva. Ma tentando di ricordarsi di se stessi, oltre all'oggetto osservato l'attenzione dovrebbe dirigersi anche su se stessi. Se, per esempio, cammino per strada, l'attenzione dovrebbe essere DOPPIA: dovrebbe focalizzarsi sulla strada e contemporaneamente dovrei avere la visione di me stesso che attraversa la strada, senza mai perdere dunque, il controllo di se stessi. Non possiamo diventare coscienti a volontà, nel momento in cui lo desideriamo, perchè non siamo padroni dei nostri stati di coscienza. Ma possiamo ricordarci di noi stessi per un breve momento, quando lo vogliamo, poiche' in una certa misura comandiamo i nostri pensieri. Se cominciamo a ricordarci di noi stessi, dando ai nostri pensieri una certa forma, cioe' vedendo che non ci ricordiamo di noi stessi, che nessuno si ricorda di se stesso e comprendendo tutto cio' che questo significa, troveremo cio' che ci condurrà alla coscienza.Dovete tener presente che abbiamo trovato il punto debole nel muro della nostra meccanicità. Questo punto debole consiste nel sapere che non ci ricordiamo di noi stessi e nel renderci conto che noi possiamo cercare di ricordarci di noi stessi. Fin qui il nostro solo scopo è stato lo studio di sé. Ora, con la comprensione della necessità di un cambiamento reale in noi stessi, il lavoro puo' cominciare. La pratica del ricordo di sé, legata all'osservazione di sé e alla lotta contro l'immaginazione, non ha soltanto un significato psicologico, ma è un qualcosa che cambia la parte piu' sottile del nostro metabolismo e che produce nel nostro corpo degli effetti chimici definiti, che forse sarebbe meglio dire alchemici. Così, partendo dalla psicologia siamo giunti all'alchimia, cioè all'idea della trasformazione di elementi grossolani in elementi sottili. Bene, per oggi puo' bastare. Spero che possiate meditare su questo post. A lunedì 28 settembre. Grazie.