felici e sognatori

Crisi e design


 Crisi e designMi sono accorto che oggi, nel design, prevalgono il nero e le linee squadrate. Io penso che il consumatore oggi avrebbe invece bisogno di qualcosa di allegro, personalmente ho sempre preferito le linee morbide e i colori chiari. Anche nell'arredamento (soprattutto nell'arredamento), vedo prevalere linee tese, volumi squadrati, colori cupi e seri. Io negli ambienti in cui vivo vorrei avere invece linee morbide, colori chiari o vivaci (purtroppo le mie risorse economiche mi impediscono di comprare perfino la ricarica del dosa-sapone, quindi il discorso è assolutamente teorico, ma lo faccio perchè per formazione, mi sono sempre interessato di questi argomenti ed una delle mie materie preferite era sempre stata la semiologia).Sono assolutamente convinto che un certo tipo di arredamento possa essere rilassante e che l'ambiente in cui si vive abbia un influsso enorme sul nostro stato d'animo (questo lo sanno tutti), ma le forme che generano quiete e serenità non sono certamente quelle spigolose e i colori rilassanti non sono certo il nero, il bruno scuro, il rosso cupo.Eppure se ci penso bene, nei periodi di crisi prevalgono sempre le line tese, serie e pesanti.E qui comincia questo mio lunghissimo post disumanamente soporifero sul design e la crisi.Andando a ritroso nel tempo, ricordo le linee tese degli anni 20 che annientarono le sinuosità del liberty con tratti rigidi che accentuavano l'effetto di altezza e larghezza. Ciò sia negli oggetti che nell'architettura. Gli anni '20 erano anni terribili, era appena finita la prima guerra mondiale ed il decennio si apre con un mondo scosso da tumulti, guerre civili e rivoluzioni che avrebbero poi portato alla nascita dei più tremendi totalitarismi della storia. Gli anni '20 si concludono poi con l'ormai famosa crisi del 29 che si trascinò per tutti gli anni '30 quindi fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. Quindi dal 1915 al 1945, abbiamo forse il periodo più cupo e tremendo della storia, 30 anni durante i quali il mondo camminò sempre sull'orlo del baratro, sul filo del rasoio, tanto che l'umanità arrivò a concepire lo strumento in grado di farla estinguere all'istante, l'atomica.In questi contesti, il designer (o l'architetto) che è fondamentalmente un artista, percepisce la negatività che lo circonda, e la trasferisce nel suo lavoro, anche involontariamente, anche inconsciamente. Non può sottrarsi a questo destino, perchè non può non trasporre nelle sue opere la realtà che lo circonda.E se la sua opera è l'ambiente in cui viviamo, o gli oggetti che adoperiamo, ecco che egli diventa l'artefice della scenografia nella quale si svolge la vita del tempo in cui viviamo.Dopo la guerra si aprì un periodo enormemente ricco di speranze.Un periodo nel quale la condizione di vita della gente oggettivamente migliora in tutto il monda. Ed ecco che le linee si ammorbidiscono, le forme ritornano sinuose, quasi voluttuose; i colori sono chiari e pastello.Poi negli anni '70 si torna in uno stato di crisi sia economica che sociale: tutto torna a farsi teso, spigoloso, mentre i colori diventano prima acidi e violenti, poi netti e scuri.Si nota di nuovo (nel disegno) un mettere l'accento sulle dimensioni, cosa che era stata tipica del design anni 30 anche se in modi molto diversi. Questo effetto si ottiene in molti modi che ora non posso spiegare per non allungare questo post che comunque già nessuno leggerà mai. Ma fondamentalmente tutte queste tecniche si basano sui concetti di squilibrio e equilibrio, la prima esprime concetti di “dimensione”).Le dimensioni contano, ed influiscono molto nel dare ad un oggetto il concetto che potremmo riassumere come “concetto dell'oggetto importante” o “effetto status symbol”, ricercatissimo nei periodi di crisi economica.Si arriva così agli anni '80, ricchi di speranze, di distensioni e di miglioramento economico (ottenuto con un forte indebitamento degli stati, cosa rischiosa ma nell'immediato efficace).Le linee tornano ad essere morbide e i colori più allegri, quasi al limite del pacchiano.Si raggiunge l'apoteosi di questa tendenza agli inizi degli anni novanta, quando la forma sembra perdere completamente la capacità di prendersi sul serio e tutto diventa gioco di forme e colori. Si inizia a fare uso intensivo dei colori fluorescenti, ora relegati a cartelli di “vendesi affittasi” ma all'epoca usati a go-go su zaini caschi e giacconi. Ed oggettivamente era appena crollato il muro di Berlino('89), giungevano alla gente tecnologie incredibili come i pc realmente utilizzabili('90-91 circa), il telefonino(92-93 per i comuni mortali), e nel 94 (che però possiamo considerare la fine del periodo), internet.Un periodo davvero pieno di speranze.Forse il famoso computer in plastica trasparente e sgargiante, riesce a concludere, sintetizzandolo, lo stile di quel particolare periodo. Nell'architettura possiamo prendere ad esempio le bizzarrie del post-modernismo.Poi dal 2000 si torna a percepire un vento negativo. Il decennio si apre con un periodo gravissimo di crisi borsistica e affonda la prima new-economy che aveva dato tante speranze, si prosegue con la tragedia dell'11 settembre e le guerre che seguono per finire con l'attuale crisi globale, mentre la gente si sente sempre più spaesata, povera e insicura.Ovviamente si ritorna alle linee tese e squadrate, ai colori seri e scuri.Quindi, cari amici che siete arrivati fino a questo punto, la regola viene confermata: periodo positivo=forme morbide, linee sinuose e colori chiari, allegri e vivaci; periodo negativo= linee tese, forme dure, e colori scuri, tristi e cupi.Tutto questo è legato proprio al nostro modo di dare il senso alla realtà, quindi probabilmente è sempre stato così e sempre sarà così.Ma utilizzando forme e colori positivi nelle nostre case, non si può ritagliare un piccolo coriandolo di pace indipendentemente dal vento che tira fuori dalle finestre. Io penso di si, comunque vale la pena provarci. Quindi forse se posso ripitturo la casa. Ciao a tutti e buone feste! Francesco1375.