felici e sognatori

Ricordi. Commodore 64. Alla scoperta di un pc Commodore dei primissimi anni '80.


Nei lontani primi anni '80, tutti parlavano del mitico Commodore 64. Era praticamente il primo vero computer diffuso a livello di massa.E' vero, contemporaneamente spopolava anche l'Atari, ottimo apparecchio videoludico che sorprendeva veramente per le prestazioni e sorprenderebbe ancora oggi, considerando che era anch'esso una delle primissime consolle per videogiochi.Se prevalesse il primo o il secondo nel soddisfare le aspettative dell'utente non saprei, essendo che interessavano soprattutto i videogiochi, forse l'Atari (veniva semplicemente chiamato così, senza sigle aggiuntive) era più comodo.Ma il Commodore 64 era visto da tutti, e a ragione, un vero e proprio computer, utilizzabile anche in ambito professionale. E per questo esercitava un fascino incredibile su chi, come noi a quei tempi, aveva visto i computer solo nei film di fantascienza (ad esmpio "Tron").Detto per inciso, da bambino a volte sono entrato nell'ufficio dove lavorava mia mamma, e non c'era alcun computer. Tutto il lavoro veniva svolto con comunissime macchine da scrivere meccaniche, talvolta (ma con parsimonia) veniva usata una macchina da scrivere elettrica.Le copie dei documenti si facevano mettendo nel rullo della macchina da scrivere fogli di carta velina e carta carbone alternati.Se le copie dovevano essere molte si usava solitamente il ciclostile. Questo era un'apparecchio veramente primitivo: si inseriva nella macchina da scrivere un foglio di carta cerata, i tasti bucavano la cera scoprendo la carta nei soli punti dei caratteri. Poi si prendeva questo foglio (matrice) e si agganciava su un rullo coperto di inchiostro. L'inchiostro filtrava nei punti dove non c'era la cera, quindi in corrispondenza dei caratteri. Facendo girare il rullo coperto dalla matrice con una manovella, si stampavano così i fogli sottostanti, ovviamente uno alla volta. Se nel battere a macchina la matrice si faceva un errore di battitura, bisognava con un'apposita cera rosa fucsia (dall'odore tremendo e pungente), coprire il carattere sbagliato, cercare di far coincidere il punto del foglio con il tasto della macchina da scrivere e ribatterlo. Un vero incubo. C'era anche una delle prime fotocopiatrici ma probabilmente non era pratica perchè tutti si ostinavano ad usare questo benedetto ciclostile.Ecco, questo era il mondo tecnologico nel quale eravamo immersi quando comparve il Commodore 64.Finalmente sembrava arrivato il futuro.Purtroppo, in realtà, il prezzo era molto elevato. Paragonato allo stipendio medio era molto più costoso di un normale computer moderno.Ragione per cui i miei, giudicandolo poco più di un costosissimo giocattolo, si rifiutarono (col senno di poi giustamente), di comprarmelo. Ed erano ben pochi in effetti i miei compagni che, invidiatissimi da tutti, ne possedevano uno che usavano soprattutto per i videogiochi. Questo per quanto riguarda la mia generazione.Simultaneamente però, una schiera di migliaia di ragazzi, di qualche anno più grandi di noi, cominciarono a cimentarsi nella produzione di programmi per questo apparecchio.Si parla di migliaia e migliaia di persone in tutto il mondo che svilupparono programmi, applicazioni e videogiochi per il Commodore, spessissimo per pura passione, senza ricavarne alcun che.Passarono gli anni e finalmente nel '96 comparve in casa mia il primo computer, con Windows95,l del tutto simile a quelli attuali.Mi era però sempre rimasta la curiosità di questo Commodore, che avevo visto solo di sfuggita a scuola e da un'amico che però non poteva usarlo perchè suo fratello maggiore stava cercando di realizzare il videogioco del "Gattiger"(tratto da un cartone animato sulle corse automobilistiche), non ho mai saputo se mai sia riuscito nell'impresa.Allora, circa 10 anni fa mi accorsi che sui periodici di annunci di roba vecchia era pieno di inserzioni di persone che cercavano di vendere i vecchi Commodore (solitamente rimasti anni in cima ad un armadio) a prezzi stracciati.Alla fine cedetti alla tentazione e ne comprai uno, completo di manuali, Joystick, memoria-mangianastri ed una grande collezione di giochi, praticamente regalato.Ecco, quello che vorrei dirvi è questo: una volta inserita la cassetta di un videogioco, il caricamento durava dai venti minuti ad un'ora e mezzo (cronometrato). A quel punto il gioco partiva. La grafica era solitamente primitiva, spesso risultava difficile capire la modalità di gioco, ma l'originalità e l'intelligenza dei programmatori nell'usare quelle piccole risorse era immensa. Molti titoli su cassetta, erano allegati di riviste specializzate ed erano quindi giochi realizzati dai lettori in ore, giorni, mesi di duro lavoro nell'oscurità di un piccolo sgabuzzino, come il fratello smanettone del mio amico.E insomma, era sorprendente.Uno di questi giochi, anche se praticamente ingiocabile, era un primordiale abbozzo di platform ad ambientazione 3d, dove gli elementi tridimensionali erano tracciati con sottili linee verdi su fondo nero. Penso uno dei primissimi giochi 3d.Io cercai anche di studiarmi il gigantesco manuale di programmazione (in basic) e riuscii alla fine a produrre soltanto un quadrato che, comandato da tastiera, si posizionava nel punto desiderato dello schermo. La soddisfazione fu immensa perchè arrivarci non era affatto semplice e bisognava digitare una lunga serie di dati. Era uno dei primi passi per capire quell'apparecchio. Io mi fermai li, mi sembrava assurdo imparare qualcosa ormai così fuori tempo massimo. Seguitai invece, ovviamente, a imparare l'uso dei pc contemporanei.Alla fine non so che fine abbia fatto quel vecchi Commodore64. Forse è stato buttato ed è stato un grande peccato. Quei programmi, anche i più semplici e primitivi andrebbero conservati, perchè fanno parte della nostra storia ed hanno costruito il mondo in cui viviamo.Quindi invito chi si imbattesse in vecchie cassette (le stesse dei mangianastri) con i dati di quei vecchi programmi, a conservarle. E a chi può: sarebbe bello se venissero trasferiti su supporti più moderni e conservati in un museo, piccoli geroglifici di un passato tanto importante.