Post n°1 pubblicato il 30 Dicembre 2008 da felicitadesso

Trilli di Messenger. Foto su Facebook. Cellulari
di ultima generaZione. Suonerie del Gatto Virgola. I dARI sull’Ipod….Bari e
Bedi, due fanciulle, belle e simpatiche, vivevano le loro giovani vite dorate
in una Torino che faceva da sfondo. Bari era ‘na Zoccola che si faceva tutti,
Bedi era fidanZatissima con il rampante uomo d’affari PierStefano, al quale la
ragaZZa era stata affidata dai genitori, lontani per lavoro, perché erano a
fare il Governo. Bari, ovviamente, detestava PierStefan che,  naturalmente, ricambiava; Bedi lo amava, ma la
vita tutta buone maniere, lustrini, cene di lavoro e serietà che conduceva per
lui, la sentiva sempre meno sua.



Le serate con Bari erano il suo ossigeno: folli
notti, lunghi discorsi, risate...cose alla Muccino, inZomma. Una sera Bari si
fece Er Patacca, proprietario dello ZenZibar, il loro locale del cuore, sopra
al quale si trovava l’appartamento dei sogni delle due amiche. Bedi quella sera
rimasta sola, sconsolata ordinò un cocktail, ma il bel barista con i rasta, che
un po’ le era sempre piaciuto, ma con il quale non aveva mai parlato, per non
contraddire le volontà di PierStefano, le rispose: “Solo birra”. Lei però, non
poteva berla, PierStefano non riteneva il luppolo una cosa elegante.



Bari cercava invano di spronare l’amica a
diventare un po’ più Zoccola, ma la cena focolarina alla quale Bedi doveva
presenZiare, al fianco di PierStefano, si avvicinava inesorabilmente: lui, per
far carriera, davanti a tutti, voleva chiedere a Bedi di sposarlo, per mettere
fine alle maldicenZe sulla loro convivenZa.



Dopo l’ennesima serata allo ZenZibar,
funestata dall’incontro con Gall, il musicista bello&maledetto, unico uomo
che Bari abbia mai amato e ferita ancora aperta nel suo cuore, Bedi, interrogandosi
su cosa fosse la felicità, confidò all’amica, per l’ennesima  volta, tutti i suoi timori e le sue frustraZioni.
Bari la incitò a dire no a quella vita, a scegliere la sua giovineZZa, la Zoccolaggine ed a
bersi una birra, che in fondo il luppolo non ha mai mangiato nessuno. Convinta
dalla fedele amica, Bedi decise allora di tornare allo ZenZibar, che purtroppo aveva
già chiuso. Sopraffatte dalla vita e dagli eventi le due amiche tornarono verso
casa. Si stavano per salutare, quando Bari vide da lontano Er Patacca e,
pensando che, effettivamente, la serata era stata poco produttiva, decise di
correre verso di lui per  salutarlo.



L’aria tra i capelli, il sorriso sul volto,
il luppolo nel sangue, ma improvvisamente …. ….VRAMmmIümmmhiajabyФњ¢Ŵΐζæΰ⅝….



Rumore di freni. Urla. Strepitii. Bari era
stesa a terra. Immobile. Bedi, incredula, vide in un attimo tutta la sua vita scorrerle
davanti. Tremante, corse in soccorso dell’amica e solo allora si rese conto che
ad averla investita non era altri che….KUKI, il barista con i rasta sulla sua
bicicletta con le ruote sgonfie.



Dopo una folle corsa in ospedale, la
diagnosi fu crudele: Bari era in coma. Bedi era disperata, un pianto
interminabile le rigava il volto. Kuki, profondamente addolorato, cercava di
farle forZa nel tristerrimo momento, ma Bedi lo allontanò, non voleva avere
nulla a che fare con colui che l’aveva separata, forse per sempre, dalla sua
amica del cuore. Si alZò in piedi e gli intimò di andarsene via e non tornare
mai più, stava quasi per scagliarsi contro di lui, quando sopraggiunse
PierStefano che la strinse forte a sé e le sussurrò dolcemente: “Non agitarti
piccola mia, non vorrai mica che la mia futura moglie domani sera a Mantova appaia
davanti a tutti i soci del Rotary Club con gli occhi segnati…”. Bedi sentì un
brivido correrle lungo la schiena: non avrebbe mai accettato di lasciare la sua
Bari per Mantova ed una stupida cena. “Io non me ne andrò via di qui, finché
Bari non potrà venire con me…od io con lei!” gridò Bedi disperata, scappando
lungo il grigio corridoio, illuminato dalle fredde luci al neon. “Tanto dormire
un po’ non può farle che bene, magari le si aggiusta un po’ il cervello, dopo
tanto luppolo…” sogghignò il malefico PierStefano, a denti stretti.



Kuki aveva assistito a tutta la scena, si
sentiva mortificato per ciò che aveva fatto: com’era possibile che la sua affeZionata
bici graZiella avesse potuto arrivare quasi ad uccidere! Dentro di lui,
intanto, un altro dubbio si faceva largo tra i pensieri: com’era possibile che
una ragaZZa tanto sensibile e bella come Bedi, potesse stare insieme ad uno
stronZo, gretto e viscido come il suo fidanZato.



Bedi, dopo la furibonda lite, decise di non
andare alla cena, anche se questo avrebbe segnato irrimediabilmente tutta la sua
futura vita; a nulla valsero i tentativi disperati dei suoi genitori che
vedevano in PierStefano l’uomo che avevano sempre sognato al fianco della
figlia. Bedi corse al capeZZale dell’amica, alla quale confidò l’accaduto,
nella speranZa che potesse sentirla ed in qualche modo consolarla, ma Bari
rimaneva immobile, vinta dal suo male. 



Da quel triste giorno Bedi trascorse tutte
le sue giornate in ospedale, sperando che prima o poi il sorriso di Bari
sarebbe tornato a dipingersi sul suo volto. Ed ogni sera, da quel giorno
maledetto, dopo la chiusura dello ZenZibar, Kuki timidamente si affacciava alla
finestrella della camera della degente per carpire se c’era stato qualche
miglioramento. Giorno dopo giorno la visita discreta del barista scandiva le vuote
giornate di Bedi che lentamente iniZiava a trovare confortante la sua presenZa.
PierStefano, profondamente amareggiato dalla discutibile scelta della sua fidanZata
di non andare alla famigerata cena, che gli era costata una mancata promoZione,
non perdeva occasione per far pesare a Bedi la sua immaturità e lei, con il
passare dei giorni, inesorabilmente vedeva in lui sempre meno un amante devoto
e sempre più un nemico.



I mesi si susseguirono lenti e mesti, senZa
alcun segno di miglioramento da parte di Bari. Bedi ogni sera aspettava la
visita di Kuki, ma non trovava la forZa di parlargli e dimenticare ciò che lui
aveva fatto: portarle via la sua amica più cara.



Con il tempo si stava rendendo sempre più
conto che l’unico punto di riferimento della sua vita, nonostante tutto, era
PierStefano. Stava iniZiando a ripensare alla sua scelta: in fondo come lui,
forse, nessuno mai.



La prima persona a cui confidò la decisione
di accettare la proposta di matrimonio fu proprio Bari che, dopo pochi minuti, ebbe
un sussulto quasi di disapprovaZione. I medici accorsero, con infinita
professionalità, gridando al miracolo.



Bedi corse via dalla stanZa vivamente
commossa per la grandissima gioia e si scontrò con Kuki: i due si guardarono
negli occhi, a Bedi il cuore batteva forte, ma decise di non dirgli nulla per
non condividere con lui questo momento, perché era giusto che il primo a
saperlo fosse l’uomo con il quale aveva ormai deciso di trascorrere il resto
della sua focolarinissima e ben educata vita. Corse a rotta di collo giù per le
scale fino al parcheggio, dove sapeva che a minuti sarebbe sopraggiunto
PierStefano, puntuale sempre come un orologio sviZZero. In lontananZa vide il
suo Porsche Cayenne già parcheggiato, si avvicinò, ma quello che vide distrusse
tutta la gioia che aveva fino a pochi istanti prima invaso il suo piccolo cuore:
PierStefano si stava facendo un limone duro con la figlia del primario, membro
onorario del Rotary.



Bedi, sconvolta, si accasciò al suolo,
tremava, ma poi un nuovo sentimento si impadronì di lei: era libera. PierStefano
non era più un suo problema!



Corse di sopra, ripercorse il lungo
corridoio riscaldato dall’ardente luce del tramonto, svoltò e si imbatté
nuovamente in lui, Kuki, che avendo assistito dalla finestra alla drammatica
scena del parcheggio, non le disse nulla, la strinse solo forte tra le sue
braccia ed i suoi rasta.



Rimasero al capeZZale di Bari insieme per tutta
la notte; parlarono a lungo e, nonostante fosse la prima volta, era come se si
conoscessero da sempre, perché, in fondo, avevano trascorso gli ultimi mesi
uniti dalla stessa speranZa.



Bari migliorava lentamente, Kuki e Bedi
avevano iniZiato a concedersi delle brevi passeggiate tra gli olmi del parco.
“Questo mio compleanno sarà triste senZa Bari…” sussurrò a meZZa voce Bedi,
guardando a sudddovest, attraverso i raggi del sole. Kuki la prese per mano,
corsero tra gli alberi e, arrivati nel grande prato verde dove nascono speranZe,
si lasciarono cadere sull’erba. “Buon compleanno, Bedi…” le disse Kuki, dandole
un bacio sulla fronte.



Si guardarono a lungo negli occhi, i loro
cuori battevano forte, le loro mani si strinsero, il limone duro fu la naturale
conclusione. Rimasero ore nel prato assolato, ridendo e baciandosi, con e senZa
lingua.



“Cos’è la felicità?” chiese d’un tratto
Bedi, Kuki la guardò, la sua risposta fu un riflessivo silenZio.



Tornati nella stanZa di Bari, Bedi
guardandola, ebbe finalmente un’idea: solo una persona poteva, a questo punto, salvare
la sua amica. Il giorno successivo di buon ora Gall si presentò in ospedale,
entrò nella stanZa di Bari e le parlò a lungo. Le lacrime rigavano il suo volto
e tra i singhioZZi le rivelò tutto il suo amore che, fino ad allora, aveva
taciuto, solo per paura che non fosse corrisposto, essendo lei un po’ Zoccola.



La baciò appassionatamente e solo allora,
finalmente, quello che era stato per lunghi mesi l’immutabile volto di Bari, si
addolcì in un tenero sorriso e i suoi occhi si aprirono.



In poche settimane Bari tornò a casa, Gall
non si separò mai da lei, così come Bedi e Kuki. Una grande festa fu organiZZata
allo ZenZibar, Er Patacca chiese umilmente scusa per la sua bieca omissione di
soccorso, quella tragica, ma ormai lontana notte..stava correndo a comperare
una cake e non poteva più aspettare.



Bevvero luppolo a volontà, risero e scherZarono.



Tornando a casa, all’alba, in una Torino
deserta, nella quale riecheggiavano solo le loro risa, guardando il Po e la
loro bellissima città, decisero di affittare tutti insieme quell’appartamento
in centro, proprio sopra lo ZenZibar, che tanto amavano.



Bari, prendendo la sua amichetta del cuore
sotto braccio, le chiese: “Bedi, ma alla fine, cos’è la felicità?”.



Bedi guardò Kuki, Gall, il fiume e la
collina rischiarati dal sole, le finestre del loro futuro appartamento che rilucevano
all’alba e rivolta a Bari rispose:



“LA FELICITA’ E’ ADESSO!!!”



 



-The end-

 
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