Ad Gloriam

Il riposo di Achille


Scostò la tenda e si mise vicino al fuoco, una pallida luce che aveva la pretesa di scaldarlo dal freddo. Lentamente, con molta fatica si tolse gli schinieri, l’elmo impregnato di sudore e polvere, la corazza,appoggiò lo scudo per terra. Sul suo corpo sentiva i colpi, i lividi che andavano formandosi, fare male, di un dolore pesto, violaceo, senza ferite da mostrare, ma che provocavano  in lui un dolore bruciante, sordo.Con una brocca di acqua fredda cercò di pulirsi, per togliersi dalla pelle le tracce di polvere, sudore e sangue rattrappito, ma invano e, dopo pochi minuti,lasciò perdere.Si lasciò quindi cadere su una sedia, vicino al braciere, sfinito. Pensava alla crudeltà della guerra, a quanto fosse diversa da come gliel’avevano descritta.Pensava agli urli, ai colpi delle spade che s’infrangevano sul suo scudo,  al dolore delle sue membra mentre respingeva l’attacco dei suoi nemici,consapevole che da quella sua strenua difesa dipendesse la sua stessa vita. Poi pensava a tutti i suoi compagni, caduti durante le battaglie, per distrazione,codardia o per semplice disegno del fato. Per molti anni aveva combattuto tutte le guerre che il suo Re gli aveva messo davanti, con paura all’inizio ma con l’orgoglio e con la consapevolezza di non avere scelta. Ora, per la prima volta dopo molto tempo si sentiva stanco, avrebbe voluto solo riposare, avrebbe voluto solo poter cancellare dalla sua mente e dal suo cuore tutti quegli orrori subiti.Non voleva più lottare, si sentiva sfinito dalla fatica della guerra. Non sentiva più quella forza che, in battaglia, gli serviva per reagire alle cariche del nemico. Si domandò per un attimo come sarebbe stato abbandonarsi sul campo di battaglia alle braccia di Ade, lasciarsi cadere e attendere l’oblio,oscuro ma liberatore, sarebbe stato semplice e definitivo. Era stanco.