LA DONNA ITALICA E':

Post N° 5


Una simpatica visitatrice
di questo blog afferma: “…
ti ricordo il detto -Tira più un pelo di fig* che un carro di buoi-. Non penso che il corpo maschile sia ridicolo, altrimenti mi troverei in situazioni di ilarità sconveniente al momento di un rapporto sessuale, solamente meno bello di quello femminile...”
Tira piu un pelo di figa? A tale riguardo conosco alcuni accompagnatori per donne che grazie al loro "pelo" si sono comprati 2 o 3 appartamenti. Alcuni di loro si pubblicizzano su vari siti tra cui: "pianetaescort.co....." (non so se mi e' consentito scrivere qui per esteso l'indirizzo). Per non parlare poi degli accompagnatori per uomini. Sia i primi che i secondi chiedono da un minimo di 100/150 euro per ora a un massimo a 3' zeri. Per quanto concerne la bellezza oggettiva della donna non la metto in discussione. Quello che discuto e' cio' che tu definisci come -oggettiva inferiore bellezza dell'uomo-. Non si tratta forse di un pregiudizio culturale? Non e' che per caso la cultura italiana, (a causa del suo maschilismo strisciante), continua ancor oggi a diseducare le donne relativamente a una visione obiettiva del corpo maschile? (post n 10 e n. 9)HA SEMPRE TIRATO PIU’ UN PELO DI FICA OPPURE…?Alcuni di voi giudicheranno questo messaggio dedicato all’estetica del mondo greco-romano come esempio di dissolutezza e depravazione. A loro rispondo che il giudizio etico, di qualunque segno esso sia (negativo o positivo) non svilisce ne’ invalida cio’ che voglio dimostrare.  Ovvero che OLTRE al corpo femminile, il concetto di massima bellezza puo’ essere applicato ANCHE al corpo
maschile. Relativamente al nocciolo della questione, la domanda semmai dovrebbe essere un'altra: “la civilta’ greco-romana” non ha capito un bel niente in fatto estetico? (Domanda retorica e’ ovvio) Rovistando in quello che resta dell’immensa produzione artistica e letteraria della civilta’ greco-romana, non si puo’ fare a meno di arrivare alla seguente conclusione:
la bellezza maschile aveva in se’ tutte le caratteristiche di un vero e proprio culto. Il modello virile della bellezza aveva precise dimensioni e proporzioni tra le parti del corpo. Spalle possenti, pettorali e addominali scolpiti, fallo dalle piccole dimensioni (dimensioni grandi avrebbero suggerito mollezza nei costumi), natiche e gambe ben formate dagli esercizi sportivi. Il genere maschile veniva glorificato da una sovrabbondanza di statue raffiguranti corpi ben proporzionati ed atletici. Non si trattava di un vezzo, ne' di semplice emulazione dei primi scultori. I bronzi di Riace, in quanto figure maschili erano espressione stessa della bellezza piu' eccelsa. Stesso dicasi per le statue dei Dioscuri in piazza del Quirinale, la statua di Laoconte e
i suoi figli ai musei Vaticani, il discobolo, l’Hermes di Parassitele, ecc. Per non parlare poi delle rappresentazioni di genere erotico. Protagonista era l’organo riproduttivo maschile. A differenza di oggi, a quel tempo la visione di una performance erotica tra due donne era generalmente considerata poco interessante e comunque meno stimolante rispetto alla visione di una donna alle prese con due uomini (a tale riguardo puo essere utile leggere Eva Cantarella o Carmen Sanchez). Per questo in tutta la straripante produzione artistica erotica greco-romana esistono solo due scenette dipinte a raffigurare due donne in atteggiamento lesbico. Perche tutto cio’? Dov’era la donna greca? Era rinchiusa in una specie di harem come avviene oggi ad esempio in alcuni ambiti del medio oriente? La segregazione femminile aveva riguardato solo la nascita della Polis. Da quel momento in poi, per secoli e secoli, pur essendo accessibili, le donne non costituivano l’immobile centro degli interessi dei maschi. Almeno non nella misura in cui accade oggi. Insomma se nell'amore i greci cercavano la bellezza indipendentemente dal sesso di chi amavano, l’ago della bilancia dell’Eros pendeva in direzione del sesso maschile. Il rapporto uomo-donna era prevalentemente considerato in virtu’ della sua indispensabile funzione riproduttiva.A un giovane che lo ha affascinato Platone dedico’ la seguente poesia: “Aster, tu che guardi le stelle! Oh, s’io fossi cielo. Potrei guardarti con migliaia di occhi.” http://www.math.purdue.edu/~kimm/Laoconte.jpghttp://blog.jinbo.net/files1/175/coolsw/images/200609/250915138.JPGhttp://www.viaggiaresempre.it/Berlino_MP_statua.JPG