Oggi, giorno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario della tragedia del Vajont, ho deciso di ricordare con poche parole i morti di Lampedusa.Si può far torto ai morti con le parole? Non lo so. Sicuramente, però, lo si può fare continuando a regalare ai vivi una morte assurda.L’Italia chiama? “Armiamoci e partite!” risponde BruxellesCome il brulicare delle foglie contro un cielo duro,adesso li puoi vedere,sul sale di questa stesa azzurra a camminare.Nere foglie e neri capellie neri pensieri neri.Grani di pepe allineati alla chiglia sfinita,adesso li puoi vedere,sul sale di un sogno azzurro a riposare.Cantano confuse, le sirene, e sfiorano le ondee corrono veloci a mani tese,a lunghe gambe stanche,a tante bocche aperte e scure.E non importa se l’orizzonte improvviso si rovescia;se un po’ di nero seppia si perde dentro al mare.
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Oggi, giorno in cui ricorre il cinquantesimo anniversario della tragedia del Vajont, ho deciso di ricordare con poche parole i morti di Lampedusa.Si può far torto ai morti con le parole? Non lo so. Sicuramente, però, lo si può fare continuando a regalare ai vivi una morte assurda.L’Italia chiama? “Armiamoci e partite!” risponde BruxellesCome il brulicare delle foglie contro un cielo duro,adesso li puoi vedere,sul sale di questa stesa azzurra a camminare.Nere foglie e neri capellie neri pensieri neri.Grani di pepe allineati alla chiglia sfinita,adesso li puoi vedere,sul sale di un sogno azzurro a riposare.Cantano confuse, le sirene, e sfiorano le ondee corrono veloci a mani tese,a lunghe gambe stanche,a tante bocche aperte e scure.E non importa se l’orizzonte improvviso si rovescia;se un po’ di nero seppia si perde dentro al mare.