Fermata a richiesta

Come lo feci (di Victor von Korov'ev)


“…Mangia per me, dormi per me, quello che fai fallo per me, come se non vivessi più per te, ma solo per me”. (tratto dai carteggi autobiografici di Santa Teresa d’Avila) Lungi da me il sostituirmi al padreterno. Io non voglio l’adorazione degli uomini, voglio la tua.Tu non sai l’emozione quando la tua mente si spezza e il corpo obbedisce; quando la tua volontà diviene la mia e l’anima non desidera altro che dissolversi in un abbraccio.Come lo feci? Come riuscii a trovarti tra tante?Avevi già il senso giusto, ma non le parole, eppure le parole sfuggivano alle tue labbra e si libravano nell’aria sacrileghe, senza peso. Era bellissimo quel contrasto esitante. Era l'imene di una verginità mai ceduta, il grido di una Pietà che vuole sgretolare la sua prigione di marmo, la voluttà mistica e scandalosa nell’estasi di una santa.Leggevi, leggevi tanto; leggevi e facevi quello che facciamo tutti: conformavi le parole altrui ai tuoi pensieri, ai tuoi desideri. Così “La profondità (che) si nasconde in superficie”  perdeva la sua originaria spinta verso l’esterna molteplicità delle cose per diventare indagine interiore; per contro  usavi parole come “devota” o “consapevolezze”  istintivamente,  ma in tutta la loro superficialità, ignorandone il volto profondo.Fu allora che il desiderio di toccarti mi indusse a rischiare il passo che, ancora oggi, vorrei non volgesse mai alla meta; fu allora che iniziai a scalpellare la tua scabrosa “monoliticità” di fronte ad uno specchio.Il barbagliare chiaro delle spoglie mi dava la misura della fatica, mentre il tuo stupore nel riconoscere l'immagine al di là della superficie argentata mi spingeva e mi spinge  a continuare.Fino a consumarti... a consumarmi.N.d.r. L’opera  nella foto  è “L’estasi della beata Ludovica  Albertoni”, un  capolavoro del Bernini