Fermata a richiesta

Un ponte per Terabithia


C'è vento, oggi. Vento e cielo plumbeo, ma anche un sole che a tratti fa capolino tra le nuvole pesanti; la sua luce radente dona un aspetto gotico e insieme radioso alle cose. C'è un prato di fronte a me, e un fitto bosco; o forse no, forse non c'è nulla di tutto ciò.Ho da sempre questo “problema”: non saper distinguere la realtà dall'immaginazione. Soprattutto in giornate come questa. Quel che vedo si trasforma davanti ai miei occhi e un attimo dopo non è più quel che era pur mantenendo nella mia mente la sua essenza. L'aria calda rende leggeri gli odori, li stacca dalla terra bagnata, dall'erba color ruggine, dalle cortecce dei tronchi richiuse come mani rugose, allora le mura antiche cominciano a raccontare con la loro voce di vecchia e io le vedo, quelle storie. Non le immagino, le vedo; e la corolla bianca di un fiore scosso dal vento diventa la torre di un antico castello, i suoi petali, merli d'avorio che rilucono all'alba; poi lo sguardo si apre e accoglie le onde di quel mare verde accarezzato dal vento e adesso il castello è solo una favola disegnata sulla veste delle colline increspata come quella di una donna lontana, distesa; e le colline stesse diventano i suoi fianchi e i seni morbidi.A volte ho la sensazione che i miei occhi siano “solo” un ponte, ed io un viandante curioso che se ne frega di essere scalzo.