Fermata a richiesta

Don't shoot the pianist


Per niente facile improvvisare. Le dita inciampano nelle corde, inceppano, e il tempo raddoppia. Blues e vita imbottigliati in un riff che non tiene e nel traffico dell’una.Rincalzo in Fa, e il giorno è caldo, la bocca arsa; col ventre nella polvere sono sempre ad un crocicchio. Zampe danzano sulla schiena, zampe di corvi lucidi e diavoli… poveri diavoli.Rincalzo in Fa: chissà se blues è un ablativo della V^.Poi la sera arriva, spegne la sete e accende le luci lungo i viali. Le bottiglie sono donne dall’anima liquida e dal corpo levigato e duro; la sera arriva e si popola delle sue creature; lenta ed elettrica le raccoglie. Le accoglie dietro la cortina d’ombra dei palazzi, tra le gambe dei ponti, sul greto sfatto dei marciapiedi: ci sono tanti gironi, in questa città, e una sola circonvallazione.Minigonne e scollature si assiepano come lacrime al ciglio dell’occhio lucido dei lampioni, e di canini affilati è piena, la sera dei viali, mentre sopra il suo colletto inamidato torna verso casa, il marito fedele, il buon padre di famiglia.Facce imbellettate e menti imbelli, nella sera dei viali; carne e carnefici rigorosamente in maschera.La musica, però, no; la musica lungo i viali è jazz.Jazz, musica da buone famiglie e cultura; jazz, e remakes di vecchi bordelli. New Orleans di fine secolo e Roma di inizio millennio.E io qui, che non so ancora se sono puttana o puttaniere o solo jasser.E comunque una cosa sola: “Non sparate al pianista!” (e men che meno al chitarrista!!!)